PREVENZIONE E TERAPIA DELL’ASMA BRONCHIALE ALLERGICO
Un approccio razionale alla terapia dell’ABA dovrebbe intervenire sulle sue varie fasi, dalla sensibilizzazione all’allergene fino alle conseguenze della ‘immunoflogosi’. Ad oggi non si dispone ancora di mezzi utili per agire a monte, nella fase di sensibilizzazione all’allergene e sintesi delle IgE, se non con tentativi di prevenzione nei soggetti riconosciuti a rischio ma ancora non clinicamente evidenti.
a) Prevenzione
Una prevenzione efficace rappresenta un obiettivo importante per l’ABA e le malattie allergiche in generale, in rapporto alla loro frequenza e alla loro caratteristica di malattie polifattoriali. Una dieta adeguata nell’età neonatale, il controllo dell’ambiente di vita o lavoro con la eliminazione o la attenuazione di agenti allergenici, una eventuale profilassi farmacologica atta a prevenire le manifestazioni cliniche a livello di determinati organi bersaglio, l’abolizione del fumo e di altri inquinanti atmosferici nei soggetti individuati a rischio, sono misure che possono contribuire a ridurre le possibilità di estrinsecazione clinica dell’ABA o ad attenuarne la gravità una volta che la malattia sia conclamata.
L’attuazione delle misure di profilassi ambientale prevede un dettagliato programma educazionale in cui le misure consigliate per diminuire la concentrazione ambientale di allergeni devono essere specifiche per ogni allergene e devono tenere conto della sorgente allergenica, della natura biologica dell’allergene, e della sua natura fisica (che ne condiziona l’aerodispersione, oltre alla capacità di penetrazione nelle vie aeree).
b) Terapia delle malattie allergiche
Per quel che riguarda i presidi terapeutici di base a supporto delle allergopatie più comuni, come la rinite o la congiuntivite, non ci sono grandi novità farmacologiche. È, però, certamente disponibile un consistente potenziamento delle pratiche diagnostiche che può, a sua volta, consentire di prescrivere correttamente, per ciascun paziente, la terapia immunologica specifica, già impropriamente nota come “vaccino”. In effetti, gli avanzamenti offerti dalla “diagnostica molecolare” permettono di identificare la porzione dell’allergene realmente in grado di determinare in ogni soggetto allergico l’insorgenza dei sintomi. Come dire che nel “contenitore” polline esistono delle frazioni antigeniche oramai ben documentabili, effettivamente responsabili delle problematiche cliniche riconducibili all’allergia. Questo consente al medico specialista di prevedere, coerentemente con le sensibilizzazioni rilevate nel singolo paziente, una immunoterapia specifica “di precisione” e, dunque, in formulazione e composizione assolutamente personalizzate.
Nell’asma, poi, il campo d’azione è ancora più ampio ed in costante evoluzione. Al di là dei farmaci antistaminici, degli antileucotrieni, dei cortisonici, dei broncodilatatori, oltre che dei trattamenti inalatori con gli appositi erogatori, pure questi da personalizzare visto che, in un’ampia percentuali di casi, le somministrazioni degli spray risultano non correttamente praticate dai pazienti, nelle forme di asma grave sono disponibili degli anticorpi monoclonali, come l’omalizumab o il più recente mepolizumab, specificamente orientati contro bersagli sensibili variamente responsabili delle manifestazioni allergiche respiratorie con particolare riferimento, per quel che attiene al mepolizumab, alle forme gravi sostenute da infiammazioni eosinofile.