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Le domande della Domenica

Le domande della Domenica - Scopri tutte le puntate

Le domande della Domenica

Benvenuto nella rubrica “Le domande della domenica“, pensata per il giorno di festa con l’obiettivo di offrire un contenuto leggero, agile e di rapida lettura a chiunque sia interessato ai temi trattati. Ogni domenica esploreremo argomenti scientifici diversi, dando spazio alle tue curiosità. Ti invitiamo a suggerirci i temi che desideri approfondire e, se rientrano nell’ambito dell’immunologia clinica, dell’allergologia, della nutrizione clinica o della scienza del microbiota, li esamineremo nelle prossime puntate. Partecipa a questa nuova iniziativa editoriale e passa parola a chi potrebbe trarne giovamento!

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Copertina per Mauro Minelli
44
Mauro Minelli

Mauro Minelli

Medico specialista in Allergologia e Immunologia. Resp. sanitario Clinical Network “Polismail"

𝗟𝘂𝗻𝗲𝗱𝗶̀ 𝟭𝟰 𝗮𝗽𝗿𝗶𝗹𝗲 📅
𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗜𝗡𝗧𝗢𝗟𝗟𝗘𝗥𝗔𝗡𝗭𝗔 𝗔𝗟 𝗟𝗔𝗧𝗧𝗢𝗦𝗜𝗢 🥛

❓ 𝑃𝑒𝑛𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑒 𝑒 𝑚𝑖 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼. 𝑄𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑣𝑢𝑜𝑙 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑒𝑟𝑔𝑖𝑐𝑎 𝑎 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑒 𝑒 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑖𝑐𝑖𝑛𝑖? 𝑂𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑟𝑙𝑖 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑚𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑜 𝑝𝑜𝑖?

👨‍⚕️Per affrontare correttamente questo tema, credo che vada ben chiarito l’oggetto di cui si parla.
Il lattosio è uno 𝘇𝘂𝗰𝗰𝗵𝗲𝗿𝗼 predominante nel latte dei mammiferi (di mucca, di capra, di asina oltre che di donna) ed è uno zucchero definito ‘𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗼’ in quanto composto da due zuccheri “𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶” che sono il 𝗴𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 e il 𝗴𝗹𝘂𝗰𝗼𝘀𝗶𝗼. Relativamente agli alimenti lattosati, si può affermare che la 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗰𝗶𝗯𝗼 𝗲̀ 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗼𝗿𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗮𝗹 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗱𝗼𝘁𝘁𝗼.
Dal nostro organismo il lattosio viene assorbito dopo essere stato scomposto nei due zuccheri che lo compongono da parte dell’enzima 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝘀𝗶, prodotto dalle cellule intestinali.
𝗡𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝘀𝗶 𝘃𝗲𝗿𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗶𝘁𝗮 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗻𝘇𝗶𝗺𝗮 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝘀𝗶 che, agendo come una ‘forbice’, taglia in due il disaccaride. In assenza di questo “enzima-forbice”, la molecola di lattosio non riesce ad attraversare la parete intestinale e dunque non può essere correttamente assimilata.

Cosa completamente diversa è 𝗹’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲, determinata non dallo zucchero lattosio, ma dalle 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲: 𝗮𝗹𝗳𝗮-𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝗮𝗹𝗯𝘂𝗺𝗶𝗻𝗮, 𝗯𝗲𝘁𝗮-𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝗴𝗹𝗼𝗯𝘂𝗹𝗶𝗻𝗮, 𝗰𝗮𝘀𝗲𝗶𝗻𝗮. In questi casi la reazione non è determinata da un difetto enzimatico e non si presenta con 𝗴𝗼𝗻𝗳𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝗱𝗼𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗱𝗱𝗼𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗱𝗶𝗮𝗿𝗿𝗲𝗮, 𝗻𝗮𝘂𝘀𝗲𝗮 𝗲 𝗳𝗹𝗮𝘁𝘂𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮, ma è l’effetto di una reazione immunitaria mediata da anticorpi specifici appartenenti alla classe delle IgE e può manifestarsi con reazioni molto severe che vanno dall’orticaria, all’asma e fino allo shock anafilattico.

🔍C’è un’ulteriore differenza di non poco conto: l’enzima lattasi, eventualmente perduto, si può rigenerare; dunque 𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗿𝗲𝗴𝗿𝗲𝗱𝗶𝗿𝗲. 𝗟’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲 𝗲̀, 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗲, 𝗱𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲, obbligando il paziente a tenersi sempre ben distante non solo dal latte e dai suoi prodotti, ma anche dagli ambienti nei quali il latte viene prodotto e lavorato.

❓𝑀𝑎 ℎ𝑜 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑙’𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑜𝑠𝑖𝑜 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑜𝑛𝑜 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑔𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑒𝑠𝑐𝑙𝑢𝑑𝑒𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒𝑟𝑜 𝑙’𝑖𝑛𝑔𝑒𝑠𝑡𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑒 𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖. 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑖?

👨🏻‍⚕️Vero… ci sono forme di intolleranza al lattosio 𝗰𝗼𝗻𝗴𝗲𝗻𝗶𝘁𝗲 e forme 𝗮𝗰𝗾𝘂𝗶𝘀𝗶𝘁𝗲. Queste ultime, il più delle volte, sono secondarie ad un danno che l’intestino può aver subito per altre cause, del tutto indipendenti dall’assunzione di latte e latticini. Tale danno, che può conseguire a problematiche allergiche (es: 𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹 𝗻𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹) o a lesioni della barriera intestinale (𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼 ‘𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲’) o a 𝗱𝗶𝘀𝗯𝗶𝗼𝘀𝗶, cioè a turbe quantitative e/o qualitative delle famiglie batteriche che abitano nell’intestino, porta ad un progressivo impoverimento, nel tratto di intestino interessato, delle scorte di lattasi. Ed è in questi casi che la riparazione dei danni venutisi a creare a carico della barriera intestinale, potrà portare ad una piena reintegrazione dei prodotti lattosati nella dieta ordinaria.

❓𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑖 𝑓𝑎 𝑎𝑑 𝑎𝑐𝑐𝑒𝑟𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑢𝑛’𝑒𝑣𝑒𝑛𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑜𝑠𝑖𝑜?

👨🏻‍⚕️Esiste un apposito test, non invasivo e per nulla pericoloso tanto da poter essere effettuato anche da bambini e donne in gravidanza. Si chiama “𝗯𝗿𝗲𝗮𝘁𝗵 𝘁𝗲𝘀𝘁” ed è un esame che dura circa 4 ore: consiste nel fare espirare i pazienti in un sacchetto, una prima volta a digiuno e poi, dopo l’assunzione di latte, ogni 30 minuti nelle tre ore successive. Grazie ad una specifica apparecchiatura sarà possibile misurare il picco di gas idrogeno nell’aria espirata prima e dopo l’assunzione di lattosio. In caso di deficit di lattasi il lattosio non potrà essere digerito e quindi verrà fermentato dai batteri intestinali, generando gas.

❓ 𝑀𝑎 𝑖𝑜 ℎ𝑜 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑡𝑒𝑠𝑡 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑡𝑖𝑐𝑜. 𝐸 𝑑𝑎 𝑙𝑖̀ 𝑟𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒…

👨🏻‍⚕️No. Da quel test semmai può risultare una sua predisposizione a perdere, nel tempo, le scorte di lattasi. Il test genetico non fornisce certezze circa una sua attuale carenza di lattasi. L'unico esame valido per diagnosticare un'intolleranza al lattosio 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗯𝗿𝗲𝗮𝘁𝗵-𝘁𝗲𝘀𝘁. Accade, però, che tante persone decidano di escludere il lattosio dai loro schemi alimentari, comportandosi da intolleranti pur senza esserlo o, magari, senza averlo opportunamente documentato. Tale scelta, che talvolta discende proprio da una valutazione genetica del tutto impropria per il lattosio, 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗶𝗻𝗱𝘂𝗿𝗿𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗱𝗼𝘀𝘀𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻’𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗿𝗶𝗮, conseguente proprio ad un’astinenza inutilmente prolungata dal latte e dai suoi derivati. E questo perché l’enzima lattasi, fisiologicamente presente nella mucosa intestinale e deputato alla digestione del lattosio, se non utilizzato per molto tempo potrebbe inattivarsi. A questo si aggiunga che, nel caso in cui fosse presente una condizione di 𝗱𝗶𝘀𝗯𝗶𝗼𝘀𝗶 𝗳𝗲𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, non basterà eliminare il lattosio dalla dieta per risolvere i problemi intestinali, ma saranno molti altri gli zuccheri da limitare o da escludere almeno fino a quando non verrà, coerentemente con il quadro clinico del paziente, ripristinata una fisiologica condizione di eubiosi .

❓𝑄𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑓𝑎? 𝑆𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑚𝑜 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑜𝑠𝑖𝑜 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑔𝑜𝑛𝑓𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑎𝑑𝑑𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒, 𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑙𝑜 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑚𝑜 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒… 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑚𝑖 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑜? 𝐸 𝑠𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑐𝑎𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑎𝑠𝑖 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒…?

👨🏻‍⚕️La gestione corretta di fenomeni complessi richiede esperienza ed è consigliabile non affidarsi all'autodiagnosi o a diagnosi farlocche, ma affidare la gestione della propria storia clinica a competenze che siano in grado di fornire indicazioni precise sulle scelte più adeguate, comprese quelle relative all’eventuale assunzione compensatoria della 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝘀𝗶 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲. Quest’ultima, infatti, potrebbe consentire l’assunzione di latte e derivati, sopperendo alla carenza dell’enzima deficitario. Ma, anche in questo caso, le precauzioni sono necessarie, perché occorre comunque assumere, pur a fronte della preliminare assunzione di lattasi artificiale, quantitativi controllati di lattosio 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝟰𝟱𝟬𝟬 𝗨𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗙𝗖𝗖 (𝘍𝘰𝘰𝘥 𝘊𝘩𝘦𝘮𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘥𝘦𝘹), e poi perché 𝗹𝗲 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝘂𝗴𝘂𝗮𝗹𝗶 potendo presentarsi, nei diversi individui, con gravità variabili.

#ledomandedelladomenica
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𝗟𝘂𝗻𝗲𝗱𝗶̀ 𝟭𝟰 𝗮𝗽𝗿𝗶𝗹𝗲 📅
𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗜𝗡𝗧𝗢𝗟𝗟𝗘𝗥𝗔𝗡𝗭𝗔 𝗔𝗟 𝗟𝗔𝗧𝗧𝗢𝗦𝗜𝗢 🥛

❓ 𝑃𝑒𝑛𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑒 𝑒 𝑚𝑖 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼. 𝑄𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑣𝑢𝑜𝑙 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑒𝑟𝑔𝑖𝑐𝑎 𝑎 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑒 𝑒 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑖𝑐𝑖𝑛𝑖? 𝑂𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑟𝑙𝑖 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑚𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑜 𝑝𝑜𝑖?

👨‍⚕️Per affrontare correttamente questo tema, credo che vada ben chiarito l’oggetto di cui si parla. 
Il lattosio è uno 𝘇𝘂𝗰𝗰𝗵𝗲𝗿𝗼 predominante nel latte dei mammiferi (di mucca, di capra, di asina oltre che di donna) ed è uno zucchero definito ‘𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗼’ in quanto composto da due zuccheri “𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶” che sono il 𝗴𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 e il 𝗴𝗹𝘂𝗰𝗼𝘀𝗶𝗼. Relativamente agli alimenti lattosati, si può affermare che la 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗰𝗶𝗯𝗼 𝗲̀ 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗼𝗿𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗮𝗹 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗱𝗼𝘁𝘁𝗼.
Dal nostro organismo il lattosio viene assorbito dopo essere stato scomposto nei due zuccheri che lo compongono da parte dell’enzima 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝘀𝗶, prodotto dalle cellule intestinali.
𝗡𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝘀𝗶 𝘃𝗲𝗿𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗶𝘁𝗮 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗻𝘇𝗶𝗺𝗮 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝘀𝗶 che, agendo come una ‘forbice’, taglia in due il disaccaride. In assenza di questo “enzima-forbice”, la molecola di lattosio non riesce ad attraversare la parete intestinale e dunque non può essere correttamente assimilata.
 
Cosa completamente diversa è 𝗹’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲, determinata non dallo zucchero lattosio, ma dalle 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲: 𝗮𝗹𝗳𝗮-𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝗮𝗹𝗯𝘂𝗺𝗶𝗻𝗮, 𝗯𝗲𝘁𝗮-𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝗴𝗹𝗼𝗯𝘂𝗹𝗶𝗻𝗮, 𝗰𝗮𝘀𝗲𝗶𝗻𝗮. In questi casi la reazione non è determinata da un difetto enzimatico e non si presenta con 𝗴𝗼𝗻𝗳𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝗱𝗼𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗱𝗱𝗼𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗱𝗶𝗮𝗿𝗿𝗲𝗮, 𝗻𝗮𝘂𝘀𝗲𝗮 𝗲 𝗳𝗹𝗮𝘁𝘂𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮, ma è l’effetto di una reazione immunitaria mediata da anticorpi specifici appartenenti alla classe delle IgE e può manifestarsi con reazioni molto severe che vanno dall’orticaria, all’asma e fino allo shock anafilattico.
 
🔍C’è un’ulteriore differenza di non poco conto: l’enzima lattasi, eventualmente perduto, si può rigenerare; dunque  𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗿𝗲𝗴𝗿𝗲𝗱𝗶𝗿𝗲. 𝗟’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲 𝗲̀, 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗲, 𝗱𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲, obbligando il paziente a tenersi sempre ben distante non solo dal latte e dai suoi prodotti, ma anche dagli ambienti nei quali il latte viene prodotto e lavorato.  
 
 ❓𝑀𝑎 ℎ𝑜 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑙’𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑜𝑠𝑖𝑜 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑜𝑛𝑜 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑔𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑒𝑠𝑐𝑙𝑢𝑑𝑒𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒𝑟𝑜 𝑙’𝑖𝑛𝑔𝑒𝑠𝑡𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑒 𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖. 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑖?

👨🏻‍⚕️Vero… ci sono forme di intolleranza al lattosio 𝗰𝗼𝗻𝗴𝗲𝗻𝗶𝘁𝗲 e forme 𝗮𝗰𝗾𝘂𝗶𝘀𝗶𝘁𝗲. Queste ultime, il più delle volte, sono secondarie ad un danno che l’intestino può aver subito per altre cause, del tutto indipendenti dall’assunzione di latte e latticini. Tale danno, che può conseguire a problematiche allergiche (es: 𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹 𝗻𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹) o a lesioni della barriera intestinale (𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼 ‘𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲’) o a 𝗱𝗶𝘀𝗯𝗶𝗼𝘀𝗶, cioè a turbe quantitative e/o qualitative delle famiglie batteriche che abitano nell’intestino, porta ad un progressivo impoverimento, nel tratto di intestino interessato, delle scorte di lattasi. Ed è in questi casi che la riparazione dei danni venutisi a creare a carico della barriera intestinale, potrà portare ad una piena reintegrazione dei prodotti lattosati nella dieta ordinaria.
 
 ❓𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑖 𝑓𝑎 𝑎𝑑 𝑎𝑐𝑐𝑒𝑟𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑢𝑛’𝑒𝑣𝑒𝑛𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑜𝑠𝑖𝑜?

👨🏻‍⚕️Esiste un apposito test, non invasivo e per nulla pericoloso tanto da poter essere effettuato anche da bambini e donne in gravidanza. Si chiama “𝗯𝗿𝗲𝗮𝘁𝗵 𝘁𝗲𝘀𝘁” ed è un esame che dura circa 4 ore: consiste nel fare espirare i pazienti in un sacchetto, una prima volta a digiuno e poi, dopo l’assunzione di latte, ogni 30 minuti nelle tre ore successive. Grazie ad una specifica apparecchiatura sarà possibile misurare il picco di gas idrogeno nell’aria espirata prima e dopo l’assunzione di lattosio. In caso di deficit di lattasi il lattosio non potrà essere digerito e quindi verrà fermentato dai batteri intestinali, generando gas. 
 
❓ 𝑀𝑎 𝑖𝑜 ℎ𝑜 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑡𝑒𝑠𝑡 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑡𝑖𝑐𝑜. 𝐸 𝑑𝑎 𝑙𝑖̀ 𝑟𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒…
 
👨🏻‍⚕️No. Da quel test semmai può risultare una sua predisposizione a perdere, nel tempo, le scorte di lattasi. Il test genetico non fornisce certezze circa una sua attuale carenza di lattasi. Lunico esame valido per diagnosticare unintolleranza al lattosio 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗯𝗿𝗲𝗮𝘁𝗵-𝘁𝗲𝘀𝘁. Accade, però, che tante persone decidano di escludere il lattosio dai loro schemi alimentari, comportandosi da intolleranti pur senza esserlo o, magari, senza averlo opportunamente documentato. Tale scelta, che talvolta discende proprio da una valutazione genetica del tutto impropria per il lattosio, 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗶𝗻𝗱𝘂𝗿𝗿𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗱𝗼𝘀𝘀𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻’𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗿𝗶𝗮, conseguente proprio ad un’astinenza inutilmente prolungata dal latte e dai suoi derivati. E questo perché l’enzima lattasi, fisiologicamente presente nella mucosa intestinale e deputato alla digestione del lattosio, se non utilizzato per molto tempo potrebbe inattivarsi. A questo si aggiunga che, nel caso in cui fosse presente una condizione di 𝗱𝗶𝘀𝗯𝗶𝗼𝘀𝗶 𝗳𝗲𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, non basterà eliminare il lattosio dalla dieta per risolvere i problemi intestinali, ma saranno molti altri gli zuccheri da limitare o da escludere almeno fino a quando non verrà, coerentemente con il quadro clinico del paziente, ripristinata una fisiologica condizione di eubiosi .
 
❓𝑄𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑓𝑎? 𝑆𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑚𝑜 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑜𝑠𝑖𝑜 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑔𝑜𝑛𝑓𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑎𝑑𝑑𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒, 𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑙𝑜 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑚𝑜 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒… 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑚𝑖 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑜? 𝐸 𝑠𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑐𝑎𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑙𝑎𝑡𝑡𝑎𝑠𝑖 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒…? 
 
👨🏻‍⚕️La gestione corretta di fenomeni complessi richiede esperienza ed è consigliabile non affidarsi allautodiagnosi o a diagnosi farlocche, ma affidare la gestione della propria storia clinica a competenze che siano in grado di fornire indicazioni precise sulle scelte più adeguate, comprese quelle relative all’eventuale assunzione compensatoria della 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝘀𝗶 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲. Quest’ultima, infatti, potrebbe consentire l’assunzione di latte e derivati, sopperendo alla carenza dell’enzima deficitario. Ma, anche in questo caso, le precauzioni sono necessarie, perché occorre comunque assumere, pur a fronte della preliminare assunzione di lattasi artificiale, quantitativi controllati di lattosio 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝟰𝟱𝟬𝟬 𝗨𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗙𝗖𝗖 (𝘍𝘰𝘰𝘥 𝘊𝘩𝘦𝘮𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘥𝘦𝘹), e poi perché 𝗹𝗲 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝘂𝗴𝘂𝗮𝗹𝗶 potendo presentarsi, nei diversi individui, con gravità variabili.

#ledomandedelladomenica

Nella notte che è appena trascorsa, ancora una volta abbiamo provveduto a spostare le lancette dell’orologio avanti di un’ora. Il nuovo orario, che ha segnato 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗼𝗿𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗲, ci accompagnerà fino alla notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, quando le lancette torneranno indietro accogliendo il nuovo inverno. Ma questo passaggio, per alcuni, può essere vissuto alla stregua di un vero e proprio 𝗷𝗲𝘁-𝗹𝗮𝗴, con i piccoli-grandi disagi che spesso di avvertono con il cambio del fuso-orario.
❓Come combattere questa situazione?
❓Quali contromisure possiamo adottare per mitigare gli effetti legati allo spostamento delle lancette?
❓Può esserci d’aiuto l’alimentazione?

𝘗𝘳𝘰𝘷𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘧𝘰𝘳𝘯𝘪𝘳𝘦, 𝘴𝘶𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘢, 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰…

✈️ 𝗟𝗮 𝘀𝗶𝗻𝗱𝗿𝗼𝗺𝗲 "𝗱𝗮 𝗳𝘂𝘀𝗼 𝗼𝗿𝗮𝗿𝗶𝗼"
Con il ritorno dell'ora legale avviene una specie di 'sindrome da fuso orario', come quando si raggiunge un Paese con un fuso diverso da quello di partenza. La mancanza di sincronia tra l'orologio biologico dell'organismo e i cicli 'sonno-veglia' e 'giorno-notte' sui quali quell'orologio era regolato, fa sì che alcune funzioni del corpo non si adattino tempestivamente al cambiamento e si instaurino disagi di varia natura.

⏰ 𝗜 𝗿𝗶𝘁𝗺𝗶 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮𝗱𝗶𝗮𝗻𝗶
In particolare, nei primi giorni dopo un volo verso un nuovo fuso orario, i ritmi circadiani sono ancora abituati all'ora del luogo di partenza, ciò che può influenzare l'umore, la capacità di concentrazione, le prestazioni fisiche e mentali. Possono maggiormente risentire del cambio di ora tutti coloro che già soffrono di disturbi del sonno e di concentrazione.

🧑‍🎨 𝗠𝗮𝗻𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗲𝗾𝘂𝗶𝗹𝗶𝗯𝗿𝗮𝘁𝗮
Cosa fare per non incappare in questi eventuali disagi?
Mentre si sperimenta il “mini jet-lag” da ora legale, è importante mantenere una dieta equilibrata e idratarsi adeguatamente. Prediligere alimenti ricchi di triptofano, l'amminoacido che aiuta a produrre serotonina e melatonina, due sostanze chimiche che regolano il sonno. Quindi il consiglio è di prediligere alimenti come il tacchino, il pollo, il pesce, le noci e i semi che possono favorire il sonno e il riposo durante il periodo di adattamento all'ora legale. Anche i carboidrati complessi, come quelli presenti in cereali integrali, pane integrale, riso integrale e patate dolci, possono aiutare a regolare i livelli di zucchero nel sangue e contribuire a migliorare l'umore e a ridurre lo stress associato al cambiamento di orario.

🍎🥦 𝗟'𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮 𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗱𝘂𝗿𝗮
Ma anche le verdure a foglia verde scuro, come spinaci, cavolo riccio, cavolo nero e bietole, ricche di magnesio, possono aiutare a ridurre l'ansia e favorire il rilassamento muscolare, contribuendo così a migliorare la qualità del sonno. Alcuni frutti, come banane, kiwi e arance, sono ricche di potassio, un minerale che può aiutare a regolare la pressione sanguigna e a ridurre la sensazione di stanchezza e affaticamento durante il giorno. Infine, il consumo moderato di tisane rilassanti a base di camomilla, lavanda o valeriana potrebbe aiutare a rilassarsi e favorire il sonno.

🦹‍♂️ 𝗜 𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲
C’è anche chi ritiene che il cambio dell'ora legale possa contribuire a regolare il ritmo circadiano, sincronizzandolo con la possibilità di migliorare la qualità del sonno soprattutto per chi soffre di insonnia. Secondo questi pareri, infatti, la luce solare favorisce la produzione di melatonina, l'ormone del sonno. Con più ore di luce durante il giorno, la melatonina verrebbe prodotta in modo più efficiente quando scende la sera, favorendo il sonno e portando a un riposo più profondo e rigenerante

🤯 𝗨𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼
Ma il tema resta controverso. Lo “switch” infatti divide la scienza, ma anche la popolazione. Molte persone, a proposito dell'ora legale, dicono di svegliarsi più irritabili dopo che avviene il passaggio. E forse non è un caso che negli Stati Uniti, dove il cambio dell’ora è avvenuto lo scorso 9 marzo, secondo un sondaggio il 54% dei cittadini abolirebbe questa pratica. Ma se tramontasse l'epoca del “cambio dell’ora” cosa prenderebbe il suo posto? In un focus su '𝘚𝘤𝘪𝘦𝘯𝘤𝘦 𝘰𝘯𝘭𝘪𝘯𝘦', alcuni propongono di “𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲” 𝗹'𝗼𝗿𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗼 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗹'𝗼𝗿𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗱 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗹'𝗮𝗻𝗻𝗼, attraverso progetti di legge come il 𝘚𝘶𝘯𝘴𝘩𝘪𝘯𝘦 𝘗𝘳𝘰𝘵𝘦𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯 𝘈𝘤𝘵. Fra gli scienziati, però, c'è chi si oppone sostenendo che mattine particolarmente buie e serate particolarmente luminose altererebbero fortemente il sonno delle persone. D’altro canto, molte organizzazioni mediche e scientifiche propugnano 𝗹'𝗼𝗿𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗮𝗻𝗲𝗻𝘁𝗲.

𝑽𝒆𝒅𝒓𝒆𝒎𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒄𝒄𝒂𝒅𝒓𝒂̀. 𝑰𝒏𝒕𝒂𝒏𝒕𝒐, 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕’𝒂𝒏𝒏𝒐, 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒖𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒍𝒍’𝒐𝒓𝒂 𝒍𝒆𝒈𝒂𝒍𝒆.
#ledomandedelladomenica
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Nella notte che è appena trascorsa, ancora una volta abbiamo provveduto a spostare le lancette dell’orologio avanti di un’ora. Il nuovo orario, che ha segnato 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗲, ci accompagnerà fino alla notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, quando le lancette torneranno indietro accogliendo il nuovo inverno. Ma questo passaggio, per alcuni, può essere vissuto alla stregua di un vero e proprio 𝗷𝗲𝘁-𝗹𝗮𝗴, con i piccoli-grandi disagi che spesso di avvertono con il cambio del fuso-orario. 
❓Come combattere questa situazione? 
❓Quali contromisure possiamo adottare per mitigare gli effetti legati allo spostamento delle lancette? 
❓Può esserci d’aiuto l’alimentazione? 

𝘗𝘳𝘰𝘷𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘧𝘰𝘳𝘯𝘪𝘳𝘦, 𝘴𝘶𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘢, 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰…

✈️ 𝗟𝗮 𝘀𝗶𝗻𝗱𝗿𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗮 𝗳𝘂𝘀𝗼 𝗼𝗿𝗮𝗿𝗶𝗼
Con il ritorno dellora legale avviene una specie di sindrome da fuso orario, come quando si raggiunge un Paese con un fuso diverso da quello di partenza. La mancanza di sincronia tra lorologio biologico dellorganismo e i cicli sonno-veglia e giorno-notte sui quali quellorologio era regolato, fa sì che alcune funzioni del corpo non si adattino tempestivamente al cambiamento e si instaurino disagi di varia natura.

⏰ 𝗜 𝗿𝗶𝘁𝗺𝗶 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮𝗱𝗶𝗮𝗻𝗶
In particolare, nei primi giorni dopo un volo verso un nuovo fuso orario, i ritmi circadiani sono ancora abituati allora del luogo di partenza, ciò che può influenzare lumore, la capacità di concentrazione, le prestazioni fisiche e mentali. Possono maggiormente risentire del cambio di ora tutti coloro che già soffrono di disturbi del sonno e di concentrazione.

🧑‍🎨 𝗠𝗮𝗻𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗲𝗾𝘂𝗶𝗹𝗶𝗯𝗿𝗮𝘁𝗮
Cosa fare per non incappare in questi eventuali disagi? 
Mentre si sperimenta il “mini jet-lag” da ora legale, è importante mantenere una dieta equilibrata e idratarsi adeguatamente. Prediligere alimenti ricchi di triptofano, lamminoacido che aiuta a produrre serotonina e melatonina, due sostanze chimiche che regolano il sonno. Quindi il consiglio è di prediligere alimenti come il tacchino, il pollo, il pesce, le noci e i semi che possono favorire il sonno e il riposo durante il periodo di adattamento allora legale. Anche i carboidrati complessi, come quelli presenti in cereali integrali, pane integrale, riso integrale e patate dolci, possono aiutare a regolare i livelli di zucchero nel sangue e contribuire a migliorare lumore e a ridurre lo stress associato al cambiamento di orario.

🍎🥦 𝗟𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮 𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗱𝘂𝗿𝗮
Ma anche le verdure a foglia verde scuro, come spinaci, cavolo riccio, cavolo nero e bietole, ricche di magnesio, possono aiutare a ridurre lansia e favorire il rilassamento muscolare, contribuendo così a migliorare la qualità del sonno. Alcuni frutti, come banane, kiwi e arance, sono ricche di potassio, un minerale che può aiutare a regolare la pressione sanguigna e a ridurre la sensazione di stanchezza e affaticamento durante il giorno. Infine, il consumo moderato di tisane rilassanti a base di camomilla, lavanda o valeriana potrebbe aiutare a rilassarsi e favorire il sonno.

🦹‍♂️ 𝗜 𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲
C’è anche chi ritiene che il cambio dellora legale possa contribuire a regolare il ritmo circadiano, sincronizzandolo con la possibilità di migliorare la qualità del sonno soprattutto per chi soffre di insonnia. Secondo questi pareri, infatti, la luce solare favorisce la produzione di melatonina, lormone del sonno. Con più ore di luce durante il giorno, la melatonina verrebbe prodotta in modo più efficiente quando scende la sera, favorendo il sonno e portando a un riposo più profondo e rigenerante

🤯 𝗨𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼
Ma il tema resta controverso. Lo “switch” infatti divide la scienza, ma anche la popolazione. Molte persone, a proposito dellora legale, dicono di svegliarsi più irritabili dopo che avviene il passaggio. E forse non è un caso che negli Stati Uniti, dove il cambio dell’ora è avvenuto lo scorso 9 marzo, secondo un sondaggio il 54% dei cittadini abolirebbe questa pratica. Ma se tramontasse lepoca del “cambio dell’ora” cosa prenderebbe il suo posto? In un focus su 𝘚𝘤𝘪𝘦𝘯𝘤𝘦 𝘰𝘯𝘭𝘪𝘯𝘦, alcuni propongono di “𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲” 𝗹𝗼𝗿𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗼 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗼𝗿𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗱 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗹𝗮𝗻𝗻𝗼, attraverso progetti di legge come il 𝘚𝘶𝘯𝘴𝘩𝘪𝘯𝘦 𝘗𝘳𝘰𝘵𝘦𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯 𝘈𝘤𝘵.  Fra gli scienziati, però, cè chi si oppone sostenendo che mattine particolarmente buie e serate particolarmente luminose altererebbero fortemente il sonno delle persone. D’altro canto, molte organizzazioni mediche e scientifiche propugnano 𝗹𝗼𝗿𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗮𝗻𝗲𝗻𝘁𝗲.

𝑽𝒆𝒅𝒓𝒆𝒎𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒄𝒄𝒂𝒅𝒓𝒂̀. 𝑰𝒏𝒕𝒂𝒏𝒕𝒐, 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕’𝒂𝒏𝒏𝒐, 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒖𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒍𝒍’𝒐𝒓𝒂 𝒍𝒆𝒈𝒂𝒍𝒆.
#ledomandedelladomenica

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗗? 𝗘 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗮 𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼?
𝗘 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞 𝗵𝗮 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗼?

‼️Secondo il parere di diversi 'estimatori' è il magnifico elisir di lunga vita, la pozione leggendaria capace di regalare salute e benessere a chiunque l’assuma; secondo la narrazione di altri 'esperti', invece, la prestigiosa alchimia funziona solo a patto che venga aggiunta alla formula un’altra componente essenziale per sublimarla; secondo i 'dubbiosi', infine, questa presunta panacea di tutti i mali sarebbe un mezzo bluff perché tanto, a prenderla o a non prenderla, in fondo in fondo cambia molto poco 🤔

Proviamo, allora, ad approfondire 𝗶𝗹 𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗩𝗜𝗧𝗔𝗠𝗜𝗡𝗔 𝗗.
Tanti sono i quesiti sulle funzioni, sulle proprietà e sui possibili benefici per la salute di questo nutriente, altrimenti noto con il nome di ‘𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗼𝗹𝗲’, visto che a promuoverne la sintesi nell’organismo è la luce solare.
❓Ma, la vitamina D si produce nel nostro organismo solo attraverso l’esposizione ai raggi ultravioletti del sole, o arriva pure attraverso altre vie?
❓ Come si fa ad integrarne i deficit? A che dosi?
❓ Quali sono le cause e i rischi di una sua possibile carenza?
❓ E quali i pericoli correlati ad un suo eventuale sovradosaggio?
❓ 𝗘 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗗 𝗱𝗼𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞? Da dove nasce questo assunto? Quale Società Scientifica lo ha stabilito? Dov’è riportato?
📍 A quest’ultima domanda una risposta immediata s’impone considerando gli interrogativi e le diverse puntualizzazioni che sull’argomento sono già pervenute a proposito della presunta indispensabile necessità di associare l’assunzione di K2 all'integrazione della vitamina D3 al fine di 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗮𝗰𝗰𝘂𝗺𝘂𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗮𝗿𝘁𝗲𝗿𝗶𝗲.
A tal proposito va subito precisato che, così come della vitamina D esistono cinque forme diverse numerate dalla D1 alla D5, 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶 𝘁𝗶𝗽𝗶 𝗱𝗶 𝗺𝗼𝗹𝗲𝗰𝗼𝗹𝗮. Quella che più si lega all’argomento in questione è la 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞𝟮 ( (𝒎𝒆𝒏𝒂𝒄𝒉𝒊𝒏𝒐𝒏𝒆), principalmente prodotta da batteri della microflora intestinale ma presente anche nei latticini, nella carne, nelle uova. La letteratura scientifica ci informa che 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞𝟮 𝘀𝘂𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗹’𝗲𝗹𝗮𝘀𝘁𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗶 𝘃𝗮𝘀𝗶 𝘀𝗮𝗻𝗴𝘂𝗶𝗴𝗻𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼𝗻𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗱 𝗶𝗹 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶𝗿𝗿𝗶𝗴𝗶𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲 𝗼𝗯𝗹𝗶𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲.
Sicché, in caso di assunzioni abbondanti e continuative di vitamina D che potrebbero esageratamente innalzare i valori del calcio circolante favorendone un pericoloso accumulo nelle arterie e nelle vene col rischio di ostruirle, la vitamina k2 può avere un suo perché. Ma se una persona assume le giuste dosi di vitamina D, magari perché è carente della stessa e, dopo aver fatto un controllo ematico esplorativo, si accorge di avere addirittura bisogno di rimpinguarla, 𝗰𝗵𝗲 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗵𝗮 - 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮 - 𝗱𝗶 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝘂𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞𝟮? Quale dovrebbe essere, in tali circostanze, il ruolo di questo ennesimo integratore? Quale la sua funzione? Quale il significato al di là del seguire, senza bussola, regole che nessuno ha scritto?
Che, poi, vendere due integratori vitaminici invece di uno possa essere per alcuni decisamente più proficuo, su questo nessun dubbio! Ma qui entreremmo in altro argomento che esula da questo post.

Mi limiterei, in questa sede, alle semplici considerazioni fin qui esposte, 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗺𝗮𝗶 𝗶𝗹 𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶𝗿𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝘀𝗲𝗴𝗿𝗲𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗗, 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗹𝗶𝗰𝗰𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝘂𝗹 𝗹𝗶𝗻𝗸 👉https://www.maurominelli.it/in-evidenza/vitamina-d/

😊Buona lettura e grazie per l’attenzione
#ledomandedelladomenica
... Leggi tuttoLeggi meno

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗗? 𝗘 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗮 𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼?
𝗘 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞 𝗵𝗮 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗼?

‼️Secondo il parere di diversi estimatori è il magnifico elisir di lunga vita, la pozione leggendaria capace di regalare salute e benessere a chiunque l’assuma; secondo la narrazione di altri esperti, invece, la prestigiosa alchimia funziona solo a patto che venga aggiunta alla formula un’altra componente essenziale per sublimarla; secondo i dubbiosi, infine, questa presunta panacea di tutti i mali sarebbe un mezzo bluff perché tanto, a prenderla o a non prenderla, in fondo in fondo cambia molto poco 🤔    

Proviamo, allora, ad approfondire 𝗶𝗹 𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗩𝗜𝗧𝗔𝗠𝗜𝗡𝗔 𝗗.
Tanti sono i quesiti sulle funzioni, sulle proprietà e sui possibili benefici per la salute di questo nutriente, altrimenti noto con il nome di ‘𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗼𝗹𝗲’, visto che a promuoverne la sintesi nell’organismo è la luce solare. 
❓Ma, la vitamina D si produce nel nostro organismo solo attraverso l’esposizione ai raggi ultravioletti del sole, o arriva pure attraverso altre vie? 
❓ Come si fa ad integrarne i deficit? A che dosi? 
❓ Quali sono le cause e i rischi di una sua possibile carenza? 
❓ E quali i pericoli correlati ad un suo eventuale sovradosaggio? 
❓ 𝗘 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗗 𝗱𝗼𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞? Da dove nasce questo assunto? Quale Società Scientifica lo ha stabilito? Dov’è riportato? 
📍 A quest’ultima domanda una risposta immediata s’impone considerando gli interrogativi e le diverse puntualizzazioni che sull’argomento sono già pervenute a proposito della presunta indispensabile necessità di associare l’assunzione di K2 allintegrazione della vitamina D3 al fine di 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗮𝗰𝗰𝘂𝗺𝘂𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗮𝗿𝘁𝗲𝗿𝗶𝗲.  
A tal proposito va subito precisato che, così come della vitamina D esistono cinque forme diverse numerate dalla D1 alla D5, 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶 𝘁𝗶𝗽𝗶 𝗱𝗶 𝗺𝗼𝗹𝗲𝗰𝗼𝗹𝗮. Quella che più si lega all’argomento in questione è la 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞𝟮 ( (𝒎𝒆𝒏𝒂𝒄𝒉𝒊𝒏𝒐𝒏𝒆), principalmente prodotta da batteri della microflora intestinale ma presente anche nei latticini, nella carne, nelle uova. La letteratura scientifica ci informa che 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞𝟮 𝘀𝘂𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗹’𝗲𝗹𝗮𝘀𝘁𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗶 𝘃𝗮𝘀𝗶 𝘀𝗮𝗻𝗴𝘂𝗶𝗴𝗻𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼𝗻𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗱 𝗶𝗹 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶𝗿𝗿𝗶𝗴𝗶𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲 𝗼𝗯𝗹𝗶𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲.    
Sicché, in caso di assunzioni abbondanti e continuative di vitamina D che potrebbero esageratamente innalzare i valori del calcio circolante favorendone un pericoloso accumulo nelle arterie e nelle vene col rischio di ostruirle, la vitamina k2 può avere un suo perché. Ma se una persona assume le giuste dosi di vitamina D, magari perché è carente della stessa e, dopo aver fatto un controllo ematico esplorativo, si accorge di avere addirittura bisogno di rimpinguarla, 𝗰𝗵𝗲 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗵𝗮 - 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮 -  𝗱𝗶 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝘂𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗞𝟮? Quale dovrebbe essere, in tali circostanze, il ruolo di questo ennesimo integratore? Quale la sua funzione? Quale il significato al di là del seguire, senza bussola, regole che nessuno ha scritto? 
Che, poi, vendere due integratori vitaminici invece di uno possa essere per alcuni decisamente più proficuo, su questo nessun dubbio! Ma qui entreremmo in altro argomento che esula da questo post.

Mi limiterei, in questa sede, alle semplici considerazioni fin qui esposte, 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗺𝗮𝗶 𝗶𝗹 𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶𝗿𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝘀𝗲𝗴𝗿𝗲𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗗, 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗹𝗶𝗰𝗰𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝘂𝗹 𝗹𝗶𝗻𝗸 👉https://www.maurominelli.it/in-evidenza/vitamina-d/ 

😊Buona lettura e grazie per l’attenzione
#ledomandedelladomenica
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