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Medical History

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Medical History

Fin dai tempi più remoti, l’umanità ha sentito il bisogno di cercare di conoscere e comprendere le malattie che la colpiscono, nel tentativo di curarle. Dai primi rituali di guarigione della preistoria alla nascita della medicina scientifica nell’antica Grecia, il cui precursore è Ippocrate, il percorso è ricco di scoperte e innovazioni. Attraverso l’epoca medievale e rinascimentale, la medicina ha continuato il suo viaggio, affrontando ostacoli e rivelazioni, contribuendo al progresso della scienza. La sua evoluzione ha condotto ad approcci sempre più sofisticati, passando dalla cura degli individui alla comprensione dei sistemi corporei e, infine, alla personalizzazione dei trattamenti. Oggi, la medicina personalizzata rappresenta l’apice dell’innovazione medica, in cui ogni paziente è considerato unico e i trattamenti sono adattati alle sue specifiche esigenze e caratteristiche genetiche.

La rubrica ‘Medical History’, l’appuntamento online a cura di Mauro Minelli, offre una panoramica sulle pratiche del passato per comprendere al meglio il presente e immaginare il futuro della medicina, raccontando la storia di uomini e donne che hanno dedicato le loro vite alla cura degli altri.

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Copertina per Mauro Minelli
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Mauro Minelli

Mauro Minelli

Medico specialista in Allergologia e Immunologia. Resp. sanitario Clinical Network “Polismail"

📌 La nostra rubrica 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆 continua il suo viaggio dedicato al glutine e ai suoi derivati. Protagonisti dell’appuntamento odierno sono 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝗻𝗲 𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝘀𝘁𝗮, simboli autentici dell’Italia e delle sue tradizioni culinarie.

🍞 𝑳𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒑𝒂𝒏𝒆
🔸 Il pane accompagna l’alimentazione umana da millenni: basti pensare che 𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗰𝗰𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗮𝗹𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗮 𝗯𝗲𝗻 𝟯𝟬.𝟬𝟬𝟬 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗳𝗮, quando si preparavano rudimentali pani ottenuti da erbe macinate. Solo più tardi, tra Paleolitico e Neolitico (10.000 - 9.000 a.C.), si iniziarono a coltivare cereali come il grano, dando forma a primordiali forme di pane non lievitato.

🔸 Gli 𝗘𝗴𝗶𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶 furono i primi panificatori: inventarono forni a cupola e scoprirono la lievitazione naturale intorno al 3500 a.C.

🔸 Nella 𝗥𝗼𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗜𝗜 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗮.𝗖. il farro era il cereale utilizzato per la panificazione, ma con la conquista di terre ricche di frumento, il pane di grano si impose come cibo per le masse urbane. Con la caduta dell’Impero e le successive invasioni barbariche, gran parte dell’esperienza dei romani, comprese le tecniche di panificazione, andarono perse.

🔸 In 𝗲𝗽𝗼𝗰𝗮 𝗳𝗲𝘂𝗱𝗮𝗹𝗲, forni e mulini erano controllati dai signorotti che ne facevano uno strumento di potere. Solo con l’affermarsi dei Liberi Comuni i fornai tornarono a essere artigiani indipendenti, regolati però da prescrizioni molto rigide.

🔸 Ed è così che questo alimento dalla storia travagliata è arrivato fino ai giorni nostri, pur differenziandosi nelle sue caratteristiche e forme in base alle usanze dei Paesi in cui viene consumato. E l’Italia, in tal senso, vanta un’infinita varietà di pani: 𝘥𝘢𝘭 𝘣𝘪𝘰𝘷𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘭𝘭’𝘈𝘭𝘷𝘢̀ 𝘢𝘭 𝘣𝘳𝘢𝘻𝘢𝘥𝘦𝘪, 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘢𝘴𝘦𝘳𝘦𝘤𝘤𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘎𝘦𝘯𝘻𝘢𝘯𝘰, 𝘤𝘢𝘷𝘢𝘥𝘶𝘻𝘻𝘪, 𝘤𝘪𝘢𝘣𝘢𝘵𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘱𝘱𝘪𝘢 𝘧𝘦𝘳𝘳𝘢𝘳𝘦𝘴𝘦, 𝘧𝘪𝘭𝘰𝘯𝘤𝘪𝘯𝘰 𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘴𝘢𝘮𝘰, 𝘧𝘳𝘢𝘯𝘤𝘦𝘴𝘪𝘯𝘰, 𝘧𝘳𝘦𝘴𝘦𝘭𝘭𝘦, 𝘨𝘳𝘪𝘴𝘴𝘪𝘯𝘪, 𝘮𝘪𝘤𝘤𝘰𝘯𝘦, 𝘮𝘪𝘤𝘩𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘮𝘶𝘧𝘧𝘶𝘭𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘧𝘪𝘯𝘰 𝘢𝘥 𝘢𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘱𝘢𝘯 𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘰𝘭, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘢𝘻𝘻𝘪𝘮𝘰, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘣𝘪𝘨𝘪𝘰, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘴𝘢𝘶, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘈𝘭𝘵𝘢𝘮𝘶𝘳𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘢𝘵𝘦𝘳𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘗𝘢𝘷𝘪𝘢, 𝘱𝘢𝘯 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘴, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘦𝘨𝘢𝘭𝘦 𝘢𝘪 𝘴𝘦𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘨𝘪𝘳𝘢𝘴𝘰𝘭𝘦, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘛𝘦𝘳𝘯𝘪, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘢𝘴𝘴𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘭𝘦, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘭𝘦 𝘢𝘪 𝘤𝘦𝘳𝘦𝘢𝘭𝘪 𝘮𝘪𝘴𝘵𝘪, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘢𝘨𝘭𝘪 8 𝘤𝘦𝘳𝘦𝘢𝘭𝘪, 𝘱𝘢𝘯 𝘨𝘪𝘢𝘭𝘥, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘛𝘳𝘢𝘮𝘢𝘵𝘻𝘢, 𝘱𝘢𝘯 𝘮𝘪𝘴𝘵𝘶𝘳𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘯𝘦𝘳𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘷𝘢𝘭𝘥𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘰, 𝘱𝘪𝘢𝘥𝘪𝘯𝘢, 𝘱𝘪𝘦̂ 𝘢𝘳𝘮𝘦𝘴𝘵𝘢, 𝘱𝘪𝘵𝘵𝘢, 𝘱𝘶𝘤𝘤𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘦 𝘳𝘰𝘴𝘦𝘵𝘵𝘢.

🍝 𝑳𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒔𝒑𝒂𝒈𝒉𝒆𝒕𝒕𝒊
Nel 2005 un’equipe di archeologi dell’Accademia delle Scienze Cinese ha trovato, nei pressi del fiume Giallo, un piatto di spaghetti vecchio di 4.000 anni! Una scoperta che ha messo fine alla disputa su chi abbia inventato per primo gli spaghetti tra italiani, cinesi e arabi.
Cionostante è l’Italia ad avere il primato sul come cuocerli, come condirli e soprattutto sul come differenziarli, così creando una grande varietà di formati e ricette: 𝘀𝗽𝗮𝗴𝗵𝗲𝘁𝘁𝗶, 𝘀𝗽𝗮𝗴𝗵𝗲𝘁𝘁𝗶𝗻𝗶, 𝘀𝗽𝗮𝗴𝗵𝗲𝘁𝘁𝗼𝗻𝗶, 𝗺𝗮𝗰𝗰𝗵𝗲𝗿𝗼𝗻𝗶, 𝗰𝗮𝗻𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼𝗻𝗶, 𝗿𝗶𝗴𝗮𝘁𝗼𝗻𝗶, 𝘁𝗼𝗿𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗻𝗶, 𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗰𝗰𝗶𝗻𝗲, 𝗺𝗮𝗻𝗶𝗰𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝗴𝗻𝗼𝗰𝗰𝗵𝗶, 𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗼𝗹𝗶𝗻𝗶, 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗶𝗻𝗲, 𝗿𝗮𝘃𝗶𝗼𝗹𝗶, 𝗯𝘂𝗰𝗮𝘁𝗶𝗻𝗶, 𝗮𝗴𝗻𝗼𝗹𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝗯𝗼𝗺𝗯𝗼𝗹𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝗰𝗮𝗽𝗲𝗹𝗹𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝘁𝗿𝗲𝗻𝗲𝘁𝘁𝗲, 𝗽𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲, 𝘃𝗲𝗿𝗺𝗶𝗰𝗲𝗹𝗹𝗶, 𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲 e, chi ne ha più ne metta!

In forza della loro storia non è, dunque, un caso che i maccheroni abbiano trovato posto anche nella poesia e nella musica:

🔸 𝘖𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰 celebrò le lagane, antenate delle lasagne.
🔸 𝘔𝘦𝘳𝘭𝘪𝘯 𝘊𝘰𝘤𝘢𝘪 (𝘛𝘦𝘰𝘧𝘪𝘭𝘰 𝘍𝘰𝘭𝘦𝘯𝘨𝘰) scrisse le “Maccaronee”, un’operetta in gergo maccheronico.
🔸 𝘎𝘪𝘢𝘤𝘰𝘮𝘰 𝘊𝘢𝘴𝘢𝘯𝘰𝘷𝘢, nel 1734 a Chioggia, compose un sonetto in onore dei maccheroni.
🔸 𝘈𝘯𝘵𝘰𝘯𝘪𝘰 𝘝𝘪𝘷𝘪𝘢𝘯𝘪, napoletano, scrisse “Li maccheroni di Napoli”, un poema giocoso che descrive in dettaglio le varie fasi della lavorazione della pasta.
🔸 𝘎𝘪𝘢𝘤𝘰𝘮𝘰 𝘓𝘦𝘰𝘱𝘢𝘳𝘥𝘪 non apprezzava gli spaghetti, che derise nella poesia “I nuovi credenti”. Gli rispose il napoletano Gennaro Quaranta con una poesia dal titolo “Maccheronata”, ironizzando sul fisico del poeta e suggerendogli una dieta ingrassante a base di spaghetti.
🔸 𝘎𝘪𝘰𝘢𝘤𝘤𝘩𝘪𝘯𝘰 𝘙𝘰𝘴𝘴𝘪𝘯𝘪, che si definiva “pianista di terza classe, ma primo gastronomo dell’universo”, era un grande amante degli spaghetti, che si faceva spedire da Roma e Napoli perché considerava quella la pasta di qualità migliore. Nel 1859, non ricevendo il pacco di pasta che aveva ordinato, inviò una lettera di protesta firmandola con un: “Gioacchino Rossini, Senza Maccheroni”.
🔸 𝘍𝘪𝘭𝘪𝘱𝘱𝘰 𝘛𝘰𝘮𝘮𝘢𝘴𝘰 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘯𝘦𝘵𝘵𝘪, nel Manifesto della cucina futurista, si scagliò contro la pastasciutta, ma poco dopo fu sorpreso e fotografato a Milano davanti a un grosso piatto di spaghetti (per sua fortuna, all’epoca non esisteva Facebook!).

🔷 L’esaltazione più iconica degli spaghetti, però, si trova nel cinema: basti pensare ad 𝘈𝘭𝘣𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘚𝘰𝘳𝘥𝘪 che li aggredisce con entusiasmo o a Totò che balla nascondendoseli nelle tasche.

👉🏻 Non perdere i prossimi episodi di Medical History, segui i canali social!

#medicalhistory
... Leggi tuttoLeggi meno

📌 La nostra rubrica 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆 continua il suo viaggio dedicato al glutine e ai suoi derivati. Protagonisti dell’appuntamento odierno sono 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝗻𝗲 𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝘀𝘁𝗮, simboli autentici dell’Italia e delle sue tradizioni culinarie. 

🍞 𝑳𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒑𝒂𝒏𝒆
🔸 Il pane accompagna l’alimentazione umana da millenni: basti pensare che 𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗰𝗰𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗮𝗹𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗮 𝗯𝗲𝗻 𝟯𝟬.𝟬𝟬𝟬 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗳𝗮, quando si preparavano rudimentali pani ottenuti da erbe macinate. Solo più tardi, tra Paleolitico e Neolitico (10.000 - 9.000 a.C.), si iniziarono a coltivare cereali come il grano, dando forma a primordiali forme di pane non lievitato. 

🔸 Gli 𝗘𝗴𝗶𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶 furono i primi panificatori: inventarono forni a cupola e scoprirono la lievitazione naturale intorno al 3500 a.C. 

🔸 Nella 𝗥𝗼𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗜𝗜 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗮.𝗖. il farro era il cereale utilizzato per la panificazione, ma con la conquista di terre ricche di frumento, il pane di grano si impose come cibo per le masse urbane. Con la caduta dell’Impero e le successive invasioni barbariche, gran parte dell’esperienza dei romani, comprese le tecniche di panificazione, andarono perse. 

🔸 In 𝗲𝗽𝗼𝗰𝗮 𝗳𝗲𝘂𝗱𝗮𝗹𝗲, forni e mulini erano controllati dai signorotti che ne facevano uno strumento di potere. Solo con l’affermarsi dei Liberi Comuni i fornai tornarono a essere artigiani indipendenti, regolati però da prescrizioni molto rigide.

🔸 Ed è così che questo alimento dalla storia travagliata è arrivato fino ai giorni nostri, pur differenziandosi nelle sue caratteristiche e forme in base alle usanze dei Paesi in cui viene consumato. E l’Italia, in tal senso, vanta un’infinita varietà di pani: 𝘥𝘢𝘭 𝘣𝘪𝘰𝘷𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘭𝘭’𝘈𝘭𝘷𝘢̀ 𝘢𝘭 𝘣𝘳𝘢𝘻𝘢𝘥𝘦𝘪, 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘢𝘴𝘦𝘳𝘦𝘤𝘤𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘎𝘦𝘯𝘻𝘢𝘯𝘰, 𝘤𝘢𝘷𝘢𝘥𝘶𝘻𝘻𝘪, 𝘤𝘪𝘢𝘣𝘢𝘵𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘱𝘱𝘪𝘢 𝘧𝘦𝘳𝘳𝘢𝘳𝘦𝘴𝘦, 𝘧𝘪𝘭𝘰𝘯𝘤𝘪𝘯𝘰 𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘴𝘢𝘮𝘰, 𝘧𝘳𝘢𝘯𝘤𝘦𝘴𝘪𝘯𝘰, 𝘧𝘳𝘦𝘴𝘦𝘭𝘭𝘦, 𝘨𝘳𝘪𝘴𝘴𝘪𝘯𝘪, 𝘮𝘪𝘤𝘤𝘰𝘯𝘦, 𝘮𝘪𝘤𝘩𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘮𝘶𝘧𝘧𝘶𝘭𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘧𝘪𝘯𝘰 𝘢𝘥 𝘢𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘱𝘢𝘯 𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘰𝘭, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘢𝘻𝘻𝘪𝘮𝘰, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘣𝘪𝘨𝘪𝘰, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘴𝘢𝘶, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘈𝘭𝘵𝘢𝘮𝘶𝘳𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘢𝘵𝘦𝘳𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘗𝘢𝘷𝘪𝘢, 𝘱𝘢𝘯 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘴, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘦𝘨𝘢𝘭𝘦 𝘢𝘪 𝘴𝘦𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘨𝘪𝘳𝘢𝘴𝘰𝘭𝘦, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘛𝘦𝘳𝘯𝘪, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘢𝘴𝘴𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘭𝘦, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘭𝘦 𝘢𝘪 𝘤𝘦𝘳𝘦𝘢𝘭𝘪 𝘮𝘪𝘴𝘵𝘪, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘢𝘨𝘭𝘪 8 𝘤𝘦𝘳𝘦𝘢𝘭𝘪, 𝘱𝘢𝘯 𝘨𝘪𝘢𝘭𝘥, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘛𝘳𝘢𝘮𝘢𝘵𝘻𝘢, 𝘱𝘢𝘯 𝘮𝘪𝘴𝘵𝘶𝘳𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘯𝘦𝘳𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘷𝘢𝘭𝘥𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘰, 𝘱𝘪𝘢𝘥𝘪𝘯𝘢, 𝘱𝘪𝘦̂ 𝘢𝘳𝘮𝘦𝘴𝘵𝘢, 𝘱𝘪𝘵𝘵𝘢, 𝘱𝘶𝘤𝘤𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘯𝘦 𝘦 𝘳𝘰𝘴𝘦𝘵𝘵𝘢.

🍝 𝑳𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒔𝒑𝒂𝒈𝒉𝒆𝒕𝒕𝒊 
Nel 2005 un’equipe di archeologi dell’Accademia delle Scienze Cinese ha trovato, nei pressi del fiume Giallo, un piatto di spaghetti vecchio di 4.000 anni! Una scoperta che ha messo fine alla disputa su chi abbia inventato per primo gli spaghetti tra italiani, cinesi e arabi. 
Cionostante è l’Italia ad avere il primato sul come cuocerli, come condirli e soprattutto sul come differenziarli, così creando una grande varietà di formati e ricette: 𝘀𝗽𝗮𝗴𝗵𝗲𝘁𝘁𝗶, 𝘀𝗽𝗮𝗴𝗵𝗲𝘁𝘁𝗶𝗻𝗶, 𝘀𝗽𝗮𝗴𝗵𝗲𝘁𝘁𝗼𝗻𝗶, 𝗺𝗮𝗰𝗰𝗵𝗲𝗿𝗼𝗻𝗶, 𝗰𝗮𝗻𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼𝗻𝗶, 𝗿𝗶𝗴𝗮𝘁𝗼𝗻𝗶, 𝘁𝗼𝗿𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗻𝗶, 𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗰𝗰𝗶𝗻𝗲, 𝗺𝗮𝗻𝗶𝗰𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝗴𝗻𝗼𝗰𝗰𝗵𝗶, 𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗼𝗹𝗶𝗻𝗶, 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗶𝗻𝗲, 𝗿𝗮𝘃𝗶𝗼𝗹𝗶, 𝗯𝘂𝗰𝗮𝘁𝗶𝗻𝗶, 𝗮𝗴𝗻𝗼𝗹𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝗯𝗼𝗺𝗯𝗼𝗹𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝗰𝗮𝗽𝗲𝗹𝗹𝗼𝘁𝘁𝗶, 𝘁𝗿𝗲𝗻𝗲𝘁𝘁𝗲, 𝗽𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲, 𝘃𝗲𝗿𝗺𝗶𝗰𝗲𝗹𝗹𝗶, 𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲 e, chi ne ha più ne metta! 

In forza della loro storia non è, dunque, un caso  che i maccheroni abbiano trovato posto anche nella poesia e nella musica: 

🔸 𝘖𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰 celebrò le lagane, antenate delle lasagne.
🔸  𝘔𝘦𝘳𝘭𝘪𝘯 𝘊𝘰𝘤𝘢𝘪 (𝘛𝘦𝘰𝘧𝘪𝘭𝘰 𝘍𝘰𝘭𝘦𝘯𝘨𝘰) scrisse le “Maccaronee”, un’operetta in gergo maccheronico.
🔸 𝘎𝘪𝘢𝘤𝘰𝘮𝘰 𝘊𝘢𝘴𝘢𝘯𝘰𝘷𝘢, nel 1734 a Chioggia, compose un sonetto in onore dei maccheroni.
🔸 𝘈𝘯𝘵𝘰𝘯𝘪𝘰 𝘝𝘪𝘷𝘪𝘢𝘯𝘪, napoletano, scrisse “Li maccheroni di Napoli”, un poema giocoso che descrive in dettaglio le varie fasi della lavorazione della pasta.
🔸 𝘎𝘪𝘢𝘤𝘰𝘮𝘰 𝘓𝘦𝘰𝘱𝘢𝘳𝘥𝘪 non apprezzava gli spaghetti, che derise nella poesia “I nuovi credenti”. Gli rispose il napoletano Gennaro Quaranta con una poesia dal titolo “Maccheronata”, ironizzando sul fisico del poeta e suggerendogli una dieta ingrassante a base di spaghetti.
🔸 𝘎𝘪𝘰𝘢𝘤𝘤𝘩𝘪𝘯𝘰 𝘙𝘰𝘴𝘴𝘪𝘯𝘪, che si definiva “pianista di terza classe, ma primo gastronomo dell’universo”, era un grande amante degli spaghetti, che si faceva spedire da Roma e Napoli perché considerava quella la pasta di qualità migliore. Nel 1859, non ricevendo il pacco di pasta che aveva ordinato, inviò una lettera di protesta firmandola con un: “Gioacchino Rossini, Senza Maccheroni”.
🔸 𝘍𝘪𝘭𝘪𝘱𝘱𝘰 𝘛𝘰𝘮𝘮𝘢𝘴𝘰 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘯𝘦𝘵𝘵𝘪, nel Manifesto della cucina futurista, si scagliò contro la pastasciutta, ma poco dopo fu sorpreso e fotografato a Milano davanti a un grosso piatto di spaghetti (per sua fortuna, all’epoca non esisteva Facebook!).

🔷 L’esaltazione più iconica degli spaghetti, però, si trova nel cinema: basti pensare ad 𝘈𝘭𝘣𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘚𝘰𝘳𝘥𝘪 che li aggredisce con entusiasmo o a Totò che balla nascondendoseli nelle tasche.

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#medicalhistory

🌽 Nelle prossime puntate di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, a partire da questa, approfondiremo un tema che unisce cibo, scienza e salute: 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮, dal pane del Neolitico agli spaghetti del terzo millennio. Per comprendere meglio la 𝗰𝗲𝗹𝗶𝗮𝗰𝗵𝗶𝗮 e il ruolo del glutine per il benessere, è doveroso partire dalle origini.

🔹 La storia dell’agricoltura inizia nella 𝗠𝗲𝘇𝘇𝗮𝗹𝘂𝗻𝗮 𝗙𝗲𝗿𝘁𝗶𝗹𝗲, un’area che si estende tra Mesopotamia, Levante e Antico Egitto, conosciuta come la "culla della civiltà". Qui nacquero le otto coltivazioni fondamentali del Neolitico, come 𝑓𝑎𝑟𝑟𝑜, 𝑒𝑖𝑛𝑘𝑜𝑟𝑛 (𝑝𝑟𝑜𝑔𝑒𝑛𝑖𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑓𝑟𝑢𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑚𝑜𝑑𝑒𝑟𝑛𝑜), 𝑜𝑟𝑧𝑜, 𝑙𝑖𝑛𝑜, 𝑐𝑒𝑐𝑖, 𝑝𝑖𝑠𝑒𝑙𝑙𝑖, 𝑙𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒 𝑒 𝑣𝑖𝑐𝑖𝑎 𝑒𝑟𝑣𝑖𝑙𝑖𝑎 (𝑙𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒 𝑟𝑜𝑠𝑠𝑒).

🔹 Intorno al 6000 a.C., l’agricoltura si diffuse lungo le coste del Mar Egeo, raggiungendo la Grecia, e poi l'Italia e l'Europa centrale. Tuttavia, tracce di pane risalenti a 30.000 anni fa sono state trovate in Toscana da un’equipe dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Questi impasti non derivavano da cereali, ma da farine ottenute dal rizoma di una comune canna palustre chiamata 'tifa' (Typha latifolia), molto simili ad altri reperti provenienti da siti della stessa epoca in Repubblica Ceca e Russia. Pertanto, i cereali così come li conosciamo oggi, sarebbero sicuramente derivati dalla regione della Mezzaluna Fertile, nonostante testimonianze di panificazione più antiche di origine europea.

🔹 Il glutine non è presente nei cereali come tale, ma si forma quando farina e acqua si mescolano, creando un reticolo tridimensionale che, insieme al lievito, conferisce all’impasto elasticità, viscosità e consistenza. 𝗖𝗲𝗿𝗲𝗮𝗹𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗳𝗿𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗳𝗮𝗿𝗿𝗼 𝗲 𝘀𝗲𝗴𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲, 𝗺𝗮 𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗼, 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗼𝗮 𝗲 𝗺𝗮𝗶𝘀 𝗼𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗼𝗽𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗽𝗿𝗶𝘃𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗮. Con l’aumento della quantità di glutine nei cereali, è cresciuta anche l’incidenza della celiachia, una 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗮 𝗳𝗶𝗻 𝗱𝗮𝗹 𝗜 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗮.𝗖, quando venne introdotto il termine Koiliakos (Celso).

Alcune date da tenere a mente:

📍1°-2° sec. d.C.: Areteo di Cappadocia formula la prima descrizione di Celiachia
📍1888: Samuel Gee ipotizza l’esistenza di un alimento non identificato come causa della malattia
📍1918: Still segnala l'azione dannosa dell'alimentazione con pane
📍1924-1932: vengono proposte diete che 'guariscono' la celiachia, come l'alimentazione con tuberi nei periodi di guerra (Thjsend)
📍1945: Willem-Karel Dicke identifica la farina di grano come causa della malattia, mentre Kamer riconosce le gliadine contenute nel frumento
📍1954: John Paulley descrive l'atrofia dei villi come una delle peculiarità più caratteristiche della celiachia
📍Dagli anni ’65-’80 ad oggi molti autori studiano i marcatori immunologici della celiachia, insieme all'analisi dei geni che predispongono alla malattia.

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🌽 Nelle prossime puntate di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, a partire da questa, approfondiremo un tema che unisce cibo, scienza e salute: 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮, dal pane del Neolitico agli spaghetti del terzo millennio. Per comprendere meglio la 𝗰𝗲𝗹𝗶𝗮𝗰𝗵𝗶𝗮 e il ruolo del glutine per il benessere, è doveroso partire dalle origini. 

🔹 La storia dell’agricoltura inizia nella 𝗠𝗲𝘇𝘇𝗮𝗹𝘂𝗻𝗮 𝗙𝗲𝗿𝘁𝗶𝗹𝗲, un’area che si estende tra Mesopotamia, Levante e Antico Egitto, conosciuta come la culla della civiltà. Qui nacquero le otto coltivazioni fondamentali del Neolitico, come 𝑓𝑎𝑟𝑟𝑜, 𝑒𝑖𝑛𝑘𝑜𝑟𝑛 (𝑝𝑟𝑜𝑔𝑒𝑛𝑖𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑓𝑟𝑢𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑚𝑜𝑑𝑒𝑟𝑛𝑜), 𝑜𝑟𝑧𝑜, 𝑙𝑖𝑛𝑜, 𝑐𝑒𝑐𝑖, 𝑝𝑖𝑠𝑒𝑙𝑙𝑖, 𝑙𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒 𝑒 𝑣𝑖𝑐𝑖𝑎 𝑒𝑟𝑣𝑖𝑙𝑖𝑎 (𝑙𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒 𝑟𝑜𝑠𝑠𝑒). 

🔹 Intorno al 6000 a.C., l’agricoltura si diffuse lungo le coste del Mar Egeo, raggiungendo la Grecia, e poi lItalia e lEuropa centrale. Tuttavia, tracce di pane risalenti a 30.000 anni fa sono state trovate in Toscana da un’equipe dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Questi impasti non derivavano da cereali, ma da farine ottenute dal rizoma di una comune canna palustre chiamata tifa (Typha latifolia), molto simili ad altri reperti provenienti da siti della stessa epoca in Repubblica Ceca e Russia. Pertanto, i cereali così come li conosciamo oggi, sarebbero sicuramente derivati dalla regione della Mezzaluna Fertile, nonostante testimonianze di panificazione più antiche di origine europea. 

🔹 Il glutine non è presente nei cereali come tale, ma si forma quando farina e acqua si mescolano, creando un reticolo tridimensionale che, insieme al lievito, conferisce all’impasto elasticità, viscosità e consistenza. 𝗖𝗲𝗿𝗲𝗮𝗹𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗳𝗿𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗳𝗮𝗿𝗿𝗼 𝗲 𝘀𝗲𝗴𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲, 𝗺𝗮 𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗼, 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗼𝗮 𝗲 𝗺𝗮𝗶𝘀 𝗼𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗼𝗽𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗽𝗿𝗶𝘃𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗮. Con l’aumento della quantità di glutine nei cereali, è cresciuta anche l’incidenza della celiachia, una 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗮 𝗳𝗶𝗻 𝗱𝗮𝗹 𝗜 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗮.𝗖, quando venne introdotto il termine Koiliakos (Celso).

Alcune date da tenere a mente: 

📍1°-2° sec. d.C.: Areteo di Cappadocia formula la prima descrizione di Celiachia
📍1888: Samuel Gee ipotizza l’esistenza di un alimento non identificato come causa della malattia 
📍1918: Still segnala lazione dannosa dellalimentazione con pane 
📍1924-1932: vengono proposte diete che guariscono la celiachia, come lalimentazione con tuberi nei periodi di guerra (Thjsend) 
📍1945: Willem-Karel Dicke identifica la farina di grano come causa della malattia, mentre Kamer riconosce le gliadine contenute nel frumento
📍1954: John Paulley descrive latrofia dei villi come una delle peculiarità più caratteristiche della celiachia 
📍Dagli anni ’65-’80 ad oggi molti autori studiano i marcatori immunologici della celiachia, insieme allanalisi dei geni che predispongono alla malattia.

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Grazie per l' informazione 👏

Grazieeeeee

Grazie

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📍 Se è vero che la MEDICINA consiste in un qualsiasi atto o procedimento finalizzato all'allontanamento di ogni elemento che turbi lo stato di salute, allora si può senz'altro affermare che la sua origine coincida con l'origine stessa dell'uomo e che sia stata, nel tempo, legata a risvolti di carattere religioso, filosofico, paleontologico e perfino mitologico.

👉🏻 E in questa nuova puntata di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre le tappe della 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, torniamo indietro nel tempo fino alle 𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗿𝗲𝗺𝗼𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮.

🔎 Secondo l’antica mitologia greca, la malattia si generò nel momento in cui 𝘡𝘦𝘶𝘴 (il Giove dei latini), indispettito dal furto del fuoco che Prometeo aveva sottratto agli dèi per farne dono agli uomini, mandò una donna di nome 𝘗𝘢𝘯𝘥𝘰𝘳𝘢 sulla terra con un vaso ben chiuso che conteneva al suo interno tutte le malattie fino ad allora sconosciute. Incuriosita, Pandora aprì il vaso così decretando l’inizio delle umane sofferenze: da questo episodio sarebbe anche scaturito il detto "la curiosità è donna".

🔸 Ma ancor prima di Zeus, la teogonia greca descrive l’esistenza di entità primordiali di aspetto non propriamente umano. Tra queste figure mitologiche c'è 𝘊𝘳𝘰𝘯𝘰, il più giovane e temibile dei figli di 𝘜𝘳𝘢𝘯𝘰 e 𝘎𝘦𝘢. Su richiesta di sua madre, che non sopportava più le angherie di Urano, Crono mutila il padre con una piccola falce mentre quest'ultimo cercava nuovamente di unirsi a Gea. Grazie a questa impresa, Crono diventa la principale divinità della Terra. Tuttavia, si rivela presto più dispotico del padre e, per paura di essere spodestato dai suoi figli, li divora uno ad uno non appena la sua sposa li genera. Solo Zeus, l'unico figlio sopravvissuto grazie a uno stratagemma, riesce a spodestare Crono e a rinchiuderlo nelle tenebre del Tartaro.
Dunque, divorando i propri figli, Crono di fatto provvedeva a spegnere, insieme a loro, lo sviluppo di ogni possibile futuro.

🔸 Il mito di Crono può essere letto come una metafora applicabile al 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮̀, richiamando concettualmente un lungo periodo segnato da insidie, instabilità ed incertezze. Una lunga fase deprivata di futuro e di risorse, divorate dall'insana voracità di un sistema che non ammette alternative.
E quale migliore metafora per indicare nella CRONICITÀ quella condizione di lunga sofferenza che proprio in Crono riconosce la sua paternità?

📍 Ma gli dèi non erano soltanto dispensatori di sofferenze e di morte. E in effetti Zeus, nella sua intensa attività procreatrice, generò anche Helios, il dio sole (l’Apollo dei latini). Tra i figli di costui figura 𝗔𝘀𝗰𝗹𝗲𝗽𝗶𝗼, meglio conosciuto con il nome latino di Esculapio, 𝗱𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, a sua volta genitore di due figlie, 𝗜𝗴𝗲𝗮 𝗲 𝗣𝗮𝗻𝗮𝗰𝗲𝗮. Mentre quest’ultima rappresentava l’impegno continuo di ricerca e cura nei confronti della malattia in tutte le sue forme, Igea era conosciuta come 𝗱𝗲𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 ed insegnava ai greci come essere sani, orientandoli alla moderazione in tutte le forme di comportamento.

🔸 Si tratta di due figure mitologiche che esprimono due istanze tra loro assolutamente complementari: da Igea scaturisce il 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 “𝗜𝗴𝗶𝗲𝗻𝗲”, da Panacea l’auspicabile possibilità di rimediare a tutti i malanni.

Può accadere di trovare indifferenza o, comunque, scarsa attenzione verso le storie di medicina in chiave mitologica, ma la lettura dei miti greci non può non essere considerata - e a ragione - fonte preziosa ed inesauribile di informazioni attualissime in campo sanitario.

#medicalhistory #igea
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📍 Se è vero che la MEDICINA consiste in un qualsiasi atto o procedimento finalizzato allallontanamento di ogni elemento che turbi lo stato di salute, allora si può senzaltro affermare che la sua origine coincida con lorigine stessa delluomo e che sia stata, nel tempo, legata a risvolti di carattere religioso, filosofico, paleontologico e perfino mitologico.

👉🏻 E in questa nuova puntata di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre le tappe della 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, torniamo indietro nel tempo fino alle 𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗿𝗲𝗺𝗼𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮.

🔎 Secondo l’antica mitologia greca, la malattia si generò nel momento in cui 𝘡𝘦𝘶𝘴 (il Giove dei latini), indispettito dal furto del fuoco che Prometeo aveva sottratto agli dèi per farne dono agli uomini, mandò una donna di nome 𝘗𝘢𝘯𝘥𝘰𝘳𝘢 sulla terra con un vaso ben chiuso che conteneva al suo interno tutte le malattie fino ad allora sconosciute. Incuriosita, Pandora aprì il vaso così decretando l’inizio delle umane sofferenze: da questo episodio sarebbe anche scaturito il detto la curiosità è donna.

🔸 Ma ancor prima di Zeus, la teogonia greca descrive l’esistenza di entità primordiali di aspetto non propriamente umano. Tra queste figure mitologiche cè 𝘊𝘳𝘰𝘯𝘰, il più giovane e temibile dei figli di 𝘜𝘳𝘢𝘯𝘰 e 𝘎𝘦𝘢. Su richiesta di sua madre, che non sopportava più le angherie di Urano, Crono mutila il padre con una piccola falce mentre questultimo cercava nuovamente di unirsi a Gea. Grazie a questa impresa, Crono diventa la principale divinità della Terra. Tuttavia, si rivela presto più dispotico del padre e, per paura di essere spodestato dai suoi figli, li divora uno ad uno non appena la sua sposa li genera. Solo Zeus, lunico figlio sopravvissuto grazie a uno stratagemma, riesce a spodestare Crono e a rinchiuderlo nelle tenebre del Tartaro. 
Dunque, divorando i propri figli, Crono di fatto provvedeva a spegnere, insieme a loro, lo sviluppo di ogni possibile futuro.

🔸 Il mito di Crono può essere letto come una metafora applicabile al 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮̀, richiamando concettualmente un lungo periodo segnato da insidie, instabilità ed incertezze. Una lunga fase deprivata di futuro e di risorse, divorate dallinsana voracità di un sistema che non ammette alternative. 
E quale migliore metafora per indicare nella CRONICITÀ quella condizione di lunga sofferenza che proprio in Crono riconosce la sua paternità?

📍 Ma gli dèi non erano soltanto dispensatori di sofferenze e di morte. E in effetti Zeus, nella sua intensa attività procreatrice, generò anche Helios, il dio sole (l’Apollo dei latini). Tra i figli di costui figura 𝗔𝘀𝗰𝗹𝗲𝗽𝗶𝗼, meglio conosciuto con il nome latino di Esculapio, 𝗱𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, a sua volta genitore di due figlie, 𝗜𝗴𝗲𝗮 𝗲 𝗣𝗮𝗻𝗮𝗰𝗲𝗮. Mentre quest’ultima rappresentava l’impegno continuo di ricerca e cura nei confronti della malattia in tutte le sue forme, Igea era conosciuta come 𝗱𝗲𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 ed insegnava ai greci come essere sani, orientandoli alla moderazione in tutte le forme di comportamento. 

🔸 Si tratta di due figure mitologiche che esprimono due istanze tra loro assolutamente complementari: da Igea scaturisce il 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 “𝗜𝗴𝗶𝗲𝗻𝗲”, da Panacea l’auspicabile possibilità di rimediare a tutti i malanni.

Può accadere di trovare indifferenza o, comunque, scarsa attenzione verso le storie di medicina in chiave mitologica, ma la lettura dei miti greci non può non essere considerata - e a ragione - fonte preziosa ed inesauribile di informazioni attualissime in campo sanitario.   

#medicalhistory #igea

14 CommentiComment on Facebook

Avrei voglia di Leggere un tuo libro in merito di Miti&Medica!!!!!

Grazie mille doctore Minelli Io o tante patologie Ma ultima che mi sta distruggendo accoufene proprio ultimo stato causa. Orecchie 😭🤷🙏

Grazie dott

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