02 Set Microbiota intestinale e invecchiamento: No alla dieta fai-da-te
La qualità del nostro invecchiamento può dipendere anche dalla composizione della flora batterica intestinale.
In questo contributo il prof. Minelli, traccia per noi una breve sintesi sulle conoscenze più attuali in tema di invecchiamento e longevità, allo scopo di esplorare le strategie più idonee ed aggiornate per affrontare con efficacia la sfida non facile dell’anzianità.
Tra gli argomenti trattati:
1 – Mantenere un microbiota sano sembra essere la chiave per la salute. Ci spiega come possiamo salvarci da patologie alimentari, allergie ecc.?
Il microbiota intestinale, considerato solo nella sua componente più studiata e cioè quella batterica, è formato da almeno centomila miliardi di microrganismi indispensabili per la nostra salute, veri e propri attori protagonisti del nostro metabolismo, delle nostre funzioni digestive e immunologiche, oltre che delle funzioni cerebrali e cognitive. Questa enorme mole di cellule batteriche viventi è sottoposta a modifiche con l’avanzare dell’età e, a volte, si può assistere alla moltiplicazione di microbi nocivi a svantaggio di quelli che lavorano a favore della nostra salute, ossia si possono verificare alterazioni della composizione e/o della qualità del microbiota intestinale complessivamente definite con il termine di disbiosi. Ciò che consegue a tutto questo è un graduale ma evidente indebolimento di una serie di funzioni vitali che espongono il soggetto ospite a tante e diverse disfunzioni e patologie che includono certamente l’obesità, l’iperinsulinemia e il diabete, disordini cardiovascolari, asma, allergie, disturbi intestinali ed altre malattie infiammatorie immunomediate (IMID). In realtà, ancora non è chiaro se sia la disbiosi a causare i disordini infiammatori o il contrario. Quel che si può affermare con ampio margine di sicurezza è che per prevenire l’insorgenza di queste condizioni bisogna salvaguardare la salute della nostra barriera intestinale, che funge da muraglia difensiva nei confronti di antigeni alimentari, di microrganismi e cataboliti tossici prodotti da una flora patogena non bilanciata. A fare la differenza è sicuramente uno stile di vita sano e la giusta dieta (rigorosamente personalizzata, perché adattata al microbiota del paziente, sempre diverso dagli altri). Mangiare secondo i bisogni del nostro microbiota permette di nutrire le colonie di microrganismi che abitano l’intestino evitando pericolosi squilibri e infiammazioni.
2- Quali sono le strategie per mantenere un microbiota sano?
Non ci sono, in assoluto, batteri “buoni” e batteri “cattivi” per definizione. Ciò che davvero importa è garantire ad ogni individuo un microbioma ricco di tante e varie specie batteriche con ruoli differenti: è la diversità nel microbioma ad essere il vero “indicatore di salute”. Variare la propria dieta, scegliendo alimenti diversi, freschi, prevalentemente di origine vegetale e di stagione, permette di variare i nutrienti che ingeriamo. Per favorire una buona digestione occorre anche dedicare tempo ai nostri pasti, masticare bene, ripetutamente per sminuzzare il cibo e per stimolare la salivazione. Il consumo di alimenti sempre uguali, o l’eliminazione di alcuni di essi in ossequio a diete “fai da te”, porta ad indebolire e semplificare la complessità e la biodiversità della composizione microbiotica e andare così incontro a problematiche di disbiosi.
Bere acqua naturale durante la giornata a piccoli sorsi, anche se non si ha sete, è importantissimo perché avere cellule ben idratate è fondamentale per il buon funzionamento di tutti gli organi, intestino incluso.
Mangiare troppe fibre fa male tanto quanto non mangiarne affatto: se vogliamo agevolare il corretto transito e quindi la rimozione delle tossine e delle scorie dall’organismo, è bene mangiare le classiche cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, insieme a cereali, ma anche ai grassi.