25 Feb Coronavirus: sarà il caso di abbassare un poco i toni?
Post condiviso su Facebook in data 24 Febbraio 2020
Oramai siamo quasi alla MITOMANIA, ovvero alla capacità di proporre come realtà vera – diffondendola senza alcun indugio e senza alcun ritegno – il prodotto non so quanto cosciente (o incosciente) della propria fantasia… laddove il “propria” è NON il prodotto di una CONOSCENZA SCIENTIFICA CONDIVISA E VALIDATA, ma la sommatoria di una massa informe di ossessioni fobiche, di “sentiti dire”, di idioti video-sketch che, propagati con pessimo gusto attraverso tutti canali senza controllo della follia social, propongono – tra le altre – orripilanti scenette armate del tipo “the day after”.
È come se, da qualche giorno, sia in corso una gara senza arbitri a chi la spara più grossa!
E intanto noi, tra amuchina a gogò, mascherine sterili, “grazie no… per questa sera preferisco restarmene a casa”, e panico montante e incontrollabile, continuiamo – esterrefatti e sopraffatti da una mole paurosa di sciocchezze deliranti – a trasformare, nostro malgrado, un’infezione virale appena appena più seria di una classica influenza, niente meno che in una “pandemia letale”. Perchè SI!… E’ esattamente così!
Quella da coronavirus è un’infezione che, nell’80% dei pazienti colpiti, ha un decorso di bassa intensità clinica. E nel 95% dei casi va incontro a guarigione in un arco temporale di pochi giorni e senza complicazioni di rilievo.
Si è giunti a questi risultati, pubblicati nel primo grande lavoro scientifico sulla COVID-19 concluso in Cina qualche giorno fa, dopo avere valutato con dati di fatto alla mano che, se nella provincia di Hubei (epicentro originario dell’infezione) ci si è trovati impreparati ad affrontare con la giusta efficienza e tempestività le difficoltà insite nella esplosione di un’epidemia fino a quel momento inedita, nelle altre province cinesi – nelle quali è stato possibile gestire l’emergenza con più competenza e organizzazione – il tasso di mortalità connesso alla infezione da coronavirus è risultato pari allo 0,1-0,3%. Più o meno come per un’influenza ordinaria! A puro titolo di informazione e citando numeri ufficiali, la rilevazione dei dati riferiti all’andamento stagionale della comune sindrome influenzale in Italia, ha fatto registrare, nella 7^ settimana del 2020, 157 casi gravi di influenza dei quali 30 deceduti (Fonte: FluNews-Italia).
E allora che ne dite?…
Sarà il caso di riflettere, anche solo un momento, su queste considerazioni reali prima di far partire l’ennesima prossima vagonata di infondatezze farlocche e pericolose?
E sarà il caso di ricordare che, come per tutte le sindromi influenzali, anche la COVID-19 è potenzialmente in grado di procurare serie conseguenze SOLO in una fascia ben definita di persone con difese immunitarie compromesse dall’età avanzata e/o da altre eventuali patologie croniche concomitanti?
E sarà utile ripetere che nella stragrande maggioranza delle persone – e soprattutto nei bambini – la stessa infezione COVID-19 non procura danni significativi, EVOLVENDO VERSO LA GUARIGIONE NEL 95% DEI CASI?
Tutto questo, proprio in ragione di una grande attenzione che obbligatoriamente va riservata al monitoraggio, al controllo e alla prevenzione mirata e competente di una malattia emergente, non può evidentemente prevedere libera circolazione di messaggi devianti e fuorvianti affidati al libero arbitrio di chiunque! Non può, non perché non si debba o non si voglia essere democratici, ma perché non può non valere, tanto più in questo caso, la celebre definizione “adaequatio rei et intellectus” con la quale San Tommaso d’Aquino richiamava al rispetto della verità (“una proposizione è giusta quando l’intelletto coglie nella realtà ciò che effettivamente vi è in essa, e non altro”).
E se questa logica vale per ogni ambito del sapere, figuriamoci quanto indispensabile, accorta e rigorosa debba essere la sua applicazione in medicina!
Allora, coraggio, almeno proviamo ad abbassare un poco i toni!
Mauro Minelli
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