18 Mar Coronavirus: Picco massimo del contagio e alte temperature
Primo appuntamento con la rubrica DOC AD HOC del prof. Mauro Minelli
Salve a tutti,
proviamo a dare delle risposte ai tanti e tanti quesiti che attraverso diversi canali di comunicazione continuano a raggiungerci.
Sono dei quesiti molteplici che fanno riferimento a valutazioni strettamente cliniche, a valutazioni epidemiologiche in senso di proiezione del “quanto durerà?”, del “che cosa ci aspetta?“, del “come dobbiamo fare a gestire questo momento di particolare emergenza del tutto inatteso anche solo fino a poche settimane fa?”
Le domande sono tante, ho provato anche in qualche modo a offrire delle risposte singole ma poi molte domande si affollano e molto spesso si ripetono nei loro contenuti
quindi, ho ritenuto opportuno, e utile per tutti probabilmente, raggrupparle all’interno di contenitori per fornire delle indicazioni che possano risultare utili a chiunque volesse accostarsi per poter ricevere risposte a domande che precedentemente mi erano state rivolte.
Una delle domande più frequenti è: “Ci sono delle proiezioni che indichino credibilmente le date del picco dell’epidemia?”.
Rispondo a questa domanda dicendo che sicuramente ci sono dei modelli matematici fanno riferimento anche a delle esperienze precedenti ovvero a delle epidemie anche relativamente recenti che si sono in qualche modo verificate e dalle quali gli statistici hanno recuperato dei modelli matematici che hanno fornito evidentemente delle risposte, risposte che però devo dire per opportuni motivi di non allarmismo e anche di serietà non vengono divulgate, visto che poi si può trattare di proiezioni, che sono intanto ad uso strettamente riservato a chi gestisce l’emergenza, ma che comprendono dei dati che possono presentare delle carenze e questo perché noi non conosciamo tutto di questo virus e quindi avendo delle notizie che potrebbero anche risultare inaffidabili, è evidente che i margini d’errore risultano essere piuttosto alti.
Quello che mi sento di poter dire però con grande chiarezza e che la presunta data del picco dipenderà fondamentalmente dal rispetto delle misure di restrizione, cioè quello che sappiamo per certo in questo momento è, che più ci atteniamo alle indicazioni
che il governo giornalmente ci offre, più contribuiamo a ridurre il numero dei casi, a ridurre l’affollamento delle rianimazioni, potremo avere meno morti forse avremo una coda un po’ più lunga dell’epidemia, ma questo non ci preoccupa più di tanto poiché l’importante in questo momento non è quanto durerà la coda dell’eventuale epidemia, quanto piuttosto l’importante in questo momento è non avere i picchi tutti insieme, altrimenti mettiamo davvero in discussione la possibilità delle strutture sanitarie di venirci incontro e quindi la possibilità reale di salvare davvero le persone.
Questo è un quesito importante che ho ritenuto mettere al primo posto in quanto ha una rilevanza strategica e sociale assolutamente importante: questo è un momento cruciale perché fondamentalmente il comportamento di noi tutti riuscirà di fatto a condizionare l’andamento del virus ed è un momento di fortissima responsabilità sociale perché il rispetto e la messa in atto di tutte le norme che fanno riferimento a questa sensibilità sociale sarà in grado di minimizzare significativamente l’impatto di questa epidemia.
Altra domanda piuttosto ricorrente: “Quanto potrà incidere il clima sull’andamento delle infezioni da Coronavirus, cioè quanto il caldo, quanto la bella stagione potrà contrapporre a quello che è il trend attuale un andamento decisamente più tranquillizzante delle infezioni da Coronavirus?”
Dico subito a questo proposito che non ci sono presupposti scientifici che matematicamente ci mettano nelle condizioni di immaginare che la bella stagione possa bloccare l’andamento del virus. Alcuni pensano che la stagione calda possa influire sull’andamento dell’epidemia, quel che possiamo dire è che ce lo auguriamo assolutamente ma non abbiamo dati che con certezza confermino questo trend.