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Vaccini e falsità: facciamo chiarezza

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Vaccini e falsità: facciamo chiarezza

Il 45° numero di Risposta ImmunITALIA, la rubrica settimanale in cui il prof. Minelli risponde alle domande dei pazienti, è dedicato a un’analisi delle più diffuse false notizie sui vaccini che pure prevengono malattie assai pericolose, con l’obiettivo di riportare l’attenzione sulla scienza e sui dati oggettivi.

Come mai le fake news sui vaccini hanno continuato a diffondersi?

Lo spazio dell’interesse medico negli ultimi mesi si è dilatato enormemente, ma contestualmente si sono ristretti anche gli ambiti dell’informazione scientifica vera e propria, lasciando strada libera a molti cattivi maestri in cerca di facili prede da irretire con false notizie che gradualmente si trasformano in false verità.

La prima, la più nota e frequente, è quella che si riferisce alla pericolosità dei vaccini, alla loro non tollerabilità, al mistero che aleggia dietro la loro composizione chimica.
Una prima risposta a queste futili perplessità non può non partire dalla ovvia considerazione che la lettura e l’interpretazione di dati specificamente scientifici non possono appartenere ad individui che non hanno titolo per diffondere informazioni immunologiche, cliniche ed epidemiologiche. Ma c’è dell’altro.

Lasciando da parte gli errori della cosiddetta infodemia, ovvero la pandemia della comunicazione 2020-21, mi spingerei verso una constatazione ancora più semplice e immediata che interpella le scelte decisionali di migliaia di genitori ben disposti a sottoporre regolarmente i propri figli alle canoniche vaccinazioni ordinarie.

Mi riferisco alle vaccinazioni contro il tetano, il meningococco, la poliomelite, la pertosse, l’epatite B, la difterite, il papillomavirus, lo pneumococco ecc., per non parlare di tutti gli altri vaccini anti-influenzali (di nuovi e diversi ceppi di virus influenzali) che vengono somministrati ogni anno a milioni di cittadini, non certamente più consapevoli di quelli che hanno accettato di ricevere il vaccino contro la CoViD-19.

Perché, secondo lei, tanta gente ha continuato a ritenere quei vaccini più convenienti e più convincenti di quelli anti-CoViD?

A tale quesito molti rispondono sbrigativamente, riportandosi ai tempi di realizzazione del vaccino e alla tempistica dei test sull’uomo, dimenticando però che anche i primi vaccini hanno avuto una platea importante di soggetti che li hanno, per così dire, sperimentati per primi. Se così non fosse stato avremmo ancora numeri incalcolabili di morti per vaiolo, mentre oggi, grazie ai vaccini, il virus del vaiolo è scomparso dai radar della sanità a livello mondiale.

Magari, al tempo, furono registrati alcuni casi di encefalite, ma il virus mortale è stato sconfitto e i grandi numeri pendono decisamente a favore delle vite salvate. Aggiungo, a proposito dei “grandi numeri”, che la medicina pubblica non può riferirsi alla singolarità di un caso. Si affida ai grandi numeri e un medico, che a quella Scuola si sia formato, tra i rischi numerici di una cura e gli effetti benefici di quella stessa cura, sempre numericamente parlando, non avrà esitazioni. Se un vaccino salva 99 vite su 100 il medico sceglierà il vaccino comunque e sempre.

È certamente il più classico dei tormentoni: l’autismo e i vaccini.

Incredibile storia di una follia diventata “virale” e per la quale, fino a qualche tempo fa, non era ancora stato trovato il vaccino più efficace. Credo si tratti di una delle bufale più colossali che la disinformazione mossa e orientata forse nemmeno da interessi biechi ma solo da superficialità e manie di protagonismo, abbia nel tempo progressivamente montato.

Ci fu una donna (tale Ratajczak) che, credo nel 2011, pubblicò un qualcosa di assolutamente teorico sulla da lei (ma solo da lei) supposta correlazione tra la somministrazione di vaccini coltivati in tessuti fetali umani ed un picco epidemiologico che l’autismo ebbe nel 1995.
La reazione della comunità scientifica fu immediata, compatta, univoca e decisa. Il responso condiviso da tutti, a proposito di quella pubblicazione, peraltro prodotta da una persona che aveva lavorato (prima della pubblicazione medesima) presso l’azienda Boehringer Ingelheim Pharmaceuticals, fu “totale mancanza di dati” a supporto di quanto pubblicato e latitanza di ogni metodo evidence-based che, com’è d’uopo, avvalora un lavoro scientifico che sia degno di tale nome.

Ora, che le sciocchezze possano diventare dottrina e che la sciocchezza indottrinata possa animare dibattiti senza senso, è possibile ma non è certo esercizio perseguibile dalle persone serie.
La verità è che le conoscenze sui meccanismi generatori di patologie e disturbi evolutivi e ibridi quali possono essere, tra gli altri, quelli inscrivibili nel cosiddetto “spettro autistico”, si vanno progressivamente affinando e perfezionando, e coinvolgono dinamiche eziologiche e patogenetiche composite e complesse.

Dunque, ciò che aumenta non è il rischio del vaccino che, in quanto tale, genererebbe l’autismo (per piacere è necessario smettere non solo di scrivere, ma anche di immaginare sciocchezze di questo genere), ma è la massa delle nostre conoscenze che permette di diagnosticare con precisione ciò che prima era sfumato ed incompreso. E le metodiche di analisi e di studio si vanno sempre più potenziando, affinando, selezionando e adattando alle storie individuali dei singoli.

Tutto questo, ovviamente, lo si acquisisce non leggendo note scritte da anti-vaccinisti (o se preferite “no-vax”), ma confrontandosi serenamente con la letteratura scientifica più accreditata, più aggiornata e basata su prove di efficacia e su stime matematiche dei rischi, finalizzate in ultima analisi a informare e orientare correttamente l’impianto diagnostico, le decisioni cliniche e la gestione individuale di ogni singolo paziente.

Perché sono aumentate le fake news anche per vaccini già sperimentati?

Negli ultimi anni, oltre a quelle virali, si è registrato, tanto nei bambini quanto negli adulti più fragili, anche un incremento di malattie batteriche principalmente provocate da meningococco, pneumococco e, seppur in minor misura, da Haemophilus influentiae. Batteri tutti caratterizzati da un elevato rischio di trasmissione interumana.

Malgrado tali evidenze, di questi tempi accade che il tema contrastato della vaccinazione, stressato oltre misura nel corso della pur salvifica campagna vaccinale anti-CoViD, ha certamente determinato un forte clima di incertezza nei confronti di vaccini che pure erano entrati nella pratica comune, trattandosi di prodotti ultra-sperimentati da anni, non contenenti materiale genetico (laddove quest’ultimo dovesse per taluni costituire un impedimento) e capaci di immunizzare i bambini per anni e senza esporli a rischi. Sicché, pratiche vaccinali oramai considerate routinarie anche perché efficacemente protettive verso malattie batteriche invasive e temibili, risultano oggi penalizzate malgrado i grandi sforzi che in precedenza erano stati fatti per implementarne la pratica.

E con quali motivazioni viene respinta l’ipotesi della vaccinazione, che pure in precedenza era stata quasi unanimemente accolta?

L’arma rimane sempre quella delle fake news montate ad arte e propagandate con martellante protervia. C’è chi lancia, ad esempio, la falsa informazione del vaccino che genera la malattia per la quale esso stesso viene somministrato. E c’è anche chi dissuade i genitori dal praticare vaccini ai propri figli perché tanto questi ultimi sarebbero automaticamente protetti dagli anticorpi trasmessi dalla madre.

È assolutamente importante sfatare queste false informazioni. È importante, per esempio, ricordare sempre che nei vaccini a base di antigeni proteici o polisaccaridici non c’è il batterio ed è dunque impossibile che essi possano trasmettere la malattia. Così come è importante sottolineare che quei vaccini contenenti virus attenuati, stimolando opportunamente il sistema immunitario, possono talvolta causare lievissime infezioni ma senza creare malattia.

E a proposito dell’ipotetica efficacia della protezione indirettamente offerta dalla mamma, basterebbe solo ricordare che la maggior parte dei casi di meningite si registra nel primo anno d’età del bambino, quando più alta dovrebbe essere la copertura immunologica ricevuta in eredità.

Potrebbe fare un riepilogo dei vaccini attualmente previsti nel periodo dell’infanzia?

Proviamo dunque a imbastire un ragionamento sereno sulla base di quel che, da medici da sempre votati all’immunologia clinica, abbiamo imparato e a nostra volta ci impegniamo a comunicare:

  • PERTOSSE (vaccinazione da effettuarsi con 3 somministrazioni di base nel primo anno di vita – Richiamo al sesto anno);
  • DIFTERITE (vaccinazione da effettuarsi con 3 somministrazioni di base nel primo anno di vita – Richiamo al sesto anno);
  • POLIOMIELITE (vaccinazione da effettuarsi con 3 somministrazioni di base nel primo anno di vita – Richiamo al sesto anno);
  • TETANO (vaccinazione da effettuarsi con 3 somministrazioni di base nel primo anno di vita – Richiamo al sesto anno);
  • EPATITE B (vaccinazione da effettuarsi con 3 somministrazioni nel primo anno di vita);
  • HAEMOPHILUS INFLUENZAE B type (vaccinazione da effettuarsi con 3 somministrazioni nel primo anno di vita).

Questi primi SEI vaccini vengono praticati, da sempre, in formulazione unica (il vaccino si chiama apposta esavalente), secondo un calendario vaccinale oramai consolidato.

La domanda è: potremmo mai affrancarci dall’applicazione di una profilassi capace di garantire immunoprotezione certa e salute duratura contro sei temibili patologie oramai definitivamente scongiurate grazie a procedure “conquista dell’umanità”?

E ancora:

  • MORBILLO (vaccinazione da effettuarsi con 2 somministrazioni: secondo anno di vita – Richiamo al sesto anno);
  • PAROTITE (vaccinazione da effettuarsi con 2 somministrazioni: secondo anno di vita – Richiamo al sesto anno);
  • ROSOLIA (vaccinazione da effettuarsi con 2 somministrazioni: 2 secondo anno di vita – Richiamo al sesto anno);
  • VARICELLA (vaccinazione da effettuarsi con 2 somministrazioni: secondo anno di vita – Richiamo al sesto anno).

In questo caso si può procedere con modulo combinato quadrivalente (MPRV), ovvero con formulazione trivalente (MPR) + Varicella monovalente.

Si ripete l’interrogativo: potremmo mai considerare superflui, pericolosi e addirittura dannosi i vaccini inclusi in questo secondo gruppo?

Riferiamoci, a mo’ d’esempio, solo al morbillo tra le malattie per le quali è prevista la salvifica vaccinazione obbligatoria.
Riprendendo dati raccolti nel 2018, quindi anche piuttosto recenti, nei Paesi a più alta attività preventiva, nei quali la malattia è arrivata ma non si è diffusa grazie ad una efficacissima protezione vaccinale, sono stati registrati:

  • 75 casi in Polonia
  • 19 in Olanda
  • 6 in Danimarca
  • 3 in Slovenia
  • 0 in Croazia

Invece, nei paesi a bassa copertura vaccinale, sempre relativamente al morbillo, sono stati registrati in dodici mesi:

  • 2400 casi in Grecia
  • 5004 casi in Italia con 4 decessi, tre dei quali di bambini al di sotto dei 10 anni
  • 5560 casi in Romania.

Questi i dati: ufficiali, documentati, oggettivi!

I vaccini servono a prevenire le epidemie e le malattie nostre e, soprattutto, dei nostri figli.
Dopo le sbornie farneticanti di qualche facinoroso in questi mesi di pandemia, riprendiamo a maneggiare con cura parole e strumenti operativi. Stiamo attenti a non destabilizzare, vanificare e oltraggiare 3000 anni di difficile e gloriosa sapienza medica, per la cui promozione e salvaguardia tanti operatori hanno pagato e continuano a pagare, a loro spese, prezzi altissimi!

Proviamo a ridare fiducia alla competenza evitando, ove possibile, linguaggi spocchiosi, esclusivi, offensivi. E soprattutto ricordiamoci che la Medicina non poggia su slogan, proclami o imprecazioni. La Medicina poggia sui fatti, quelli veri, quelli fondati sull’evidenza e proiettati al raggiungimento del bene comune.
Nella triste vicenda dell’epidemia da nuovo coronavirus a volte si è sbagliato proprio il punto di vista, perché piuttosto che partire dallo scenario “guida” della salute pubblica, ancora oggi, dopo 5,06 milioni di morti nel mondo, talvolta si sceglie di partire dalla tutela primordiale della salute personale.
Tutto questo, maldestramente occultato dietro fantasiose teorie del complotto che poggiano su infondate convinzioni personali, può trovare solo nella Scienza il suo antidoto più naturale e più efficace.



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