
26 Set Intestino e cervello: quale dei due viene prima?
Sembra sempre più evidente la connessione tra l’intestino e l’insorgenza di malattie che coinvolgono diversi organi e apparati dell’organismo. Che intestino e cervello vadano di pari passo lo si sa da tempo, non perché l’intestino sia un “secondo cervello”, ma perché esiste un vero e proprio asse bidirezionale attraverso il quale i due organi comunicano incessantemente.
Intermediario principale di questa comunicazione è quella che un tempo si chiamava “flora batterica”, termine che lasciava immaginare una vegetazione microbica perfino leggiadra, una sorta di infiorescenza appena appena influente sui bisogni intestinali. Il microbiota intestinale, infatti, si è rivelato sempre più capace di agire sul funzionamento di diversi organi e apparati, tra i quali anche il sistema nervoso, attraverso meccanismi e segnali molteplici e complessi.
Microbiota e umore: cosa dice la scienza
Ansia, depressione, turbe dell’umore possono correlarsi a disordini quali-quantitativi dei batteri che compongono il microbiota intestinale. Prendiamo, ad esempio, la depressione che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la causa principale di disabilità in tutto il mondo, con circa 300 milioni di persone coinvolte. Anche in Italia i dati confermano un incremento progressivo di disturbi ansioso-depressivi e un deterioramento delle funzioni cognitive.
Le più recenti ricerche delle scienze omiche e della biologia molecolare hanno rafforzato l’evidenza di un legame tra microbiota intestinale e disturbi mentali come ansia e depressione. Studi, tra cui uno pubblicato su Nature Microbiology nel 2019, mostrano che nei soggetti depressi si riscontri una riduzione di alcuni batteri “protettivi” (come Coprococcus, Faecalibacterium e Dialister, appartenenti al phylum dei Firmicutes) e un aumento di altri gruppi microbici (Bacteroidetes, Actinobacteria ed Enterobacteriaceae).
Un elemento chiave sarebbe la permeabilità intestinale alterata, che permette il passaggio in circolo di batteri e tossine (come i lipopolisaccaridi – LPS). Queste sostanze possono raggiungere il sistema nervoso, favorendo neuroinfiammazione, squilibri nei neurotrasmettitori e aumento di neurotossine, con effetti negativi sulla salute mentale.
Infine, alcuni batteri intestinali contribuiscono direttamente alla produzione di neurotrasmettitori come serotonina e GABA, confermando il ruolo del microbiota nella modulazione delle funzioni cerebrali e dell’umore.
Cervello in Salute: Strategie per la Neuroplasticità e la Prevenzione del Declino Cognitivo
L’incontro del 27 settembre a Lecce rappresenta un’occasione per approfondire questi temi alla luce delle più recenti ricerche, con esperti ed esperte che metteranno a confronto visioni cliniche e sperimentali. Il contributo del prof. Mauro Minelli su “Intestino e cervello: chi dei due viene prima?” offrirà spunti utili per comprendere come integrare conoscenze sul microbiota nelle pratiche di prevenzione e cura del declino cognitivo.
Iscrizioni qui: https://satagroup.it/adesioni/cervello-in-salute/