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È possibile rinforzare le difese immunitarie con gli integratori?

Integratori per le difese immunitarie

È possibile rinforzare le difese immunitarie con gli integratori?

Il 25° numero di Risposta ImmunITALIA, la rubrica settimanale in cui il prof. Minelli risponde alle domande dei pazienti, è dedicato ai integratori per le difese immunitarie, di cui approfondiremo origine, funzionamento ed efficacia.

Dottore prima che arrivino i “malanni di stagione”, cosa mi consiglia di fare perché io possa rinforzare le mie difese immunitarie? Specialmente quest’anno, poi! Anche perché per il vaccino preferisco attendere, semmai lo farò più in là…

Premessa fondamentale per inquadrare correttamente il tema degli “integratori naturali” utili a sostenere le difese immunitarie, è che nessun integratore potrà mai essere considerato un sostituto del vaccino, tale da poter in qualche modo essere assunto al posto di quest’ultimo. Semmai, un qualche prodotto naturale dotato di un’eventuale azione immunostimolante potrà essere suggerito dal medico come adiuvante, allo scopo di facilitare e magari potenziare la specifica azione protettiva di un vaccino, quale che sia.

Nessuno, dunque, si illuda che prendere un integratore definito “immunostimolante” e fare un vaccino siano la stessa cosa. Non c’è, né può esserci correlazione alcuna. Né può esserci liberatoria convinzione (del tutto autodeterminata) che, dopo aver fatto magari un ciclo di aloe vera in compresse, supposte, capsule o punture, si acquisisca protezione e indennità rispetto ad acciacchi ed indisposizioni stagionali.

Questi concetti sono preliminari ad ogni eventuale ulteriore trattazione dell’argomento e non ammettono deroghe di alcun genere.

Ha citato l’aloe vera… ma quali sono le sostanze naturali più utili a favorire il buon funzionamento del sistema immunitario? E ci sono evidenze scientifiche in questo senso?

Esistono certamente prodotti “naturali” utili a sostenere le difese dell’organismo. Gli studi scientifici pubblicati sull’argomento sono davvero tanti e, moltissimi, anche ben referenziati. Nel nostro Paese, sull’impiego a fini salutistici di piante diverse sono pure state redatte apposite linee-guida ministeriali.

Va tenuto conto però che, per quanto di derivazione naturale, gli elementi contenuti nei prodotti estratti dalle piante sono delle molecole che agiscono sul complessivo sistema biologico dell’uomo e possono, per questo, essere considerati veri e propri princìpi bio-attivi capaci, sulla base di evidenze scientifiche, di esercitare effetti sul nostro organismo.

Questo vuol dire che le componenti bioattive provenienti da fonti naturali, agiscono come i farmaci e, quindi, son soggette a tutte le proprietà dei farmaci, quali target cellulari, dosaggio, biodisponibilità, effetti collaterali. È per questo che l’uso di tali composti come integratori dovrebbe essere gestito da clinici esperti e, dunque, capaci di stabilire correttamente le giuste combinazioni, le dosi e i tempi di somministrazione. Non possiamo, infatti, dimenticare che tutte le sostanze, le molecole, i principi attivi dotati di un qualche effetto terapeutico, possono anche avere un collaterale effetto tossico.

Ma come funzionano queste sostanze? Come intervengono nelle dinamiche di immunomodulazione naturale per il trattamento preventivo dei possibili malanni stagionali?

Si tratta di meccanismi complessi che poggiano sulle capacità dell’organismo umano di utilizzare i composti bio-attivi di derivazione naturale ai fini terapeutici, come fossero medicinali, tenendo conto, oltre che dei principi attivi in essi contenuti, anche dei cofattori che ne permettono l’utilizzo, dell’interazione tra loro e le vie metaboliche dell’individuo, del DNA di quest’ultimo, dell’azione diretta del composto sui singoli organi ed apparati del corpo.

Oggi, ricerche sugli integratori naturali e sulle molecole in esso presenti sono condotte allo stesso modo di come si studiano i prodotti farmaceutici, negli stessi laboratori e con le medesime procedure scientifiche. La terapia integrativa – quella condotta seriamente e secondo i canoni della metodologia scientifica – è divenuta un crocevia di conoscenze ed è il punto di confluenza di scoperte che derivano da branche diverse, quali la biologia molecolare, la nutrigenomica, la nutraceutica ed altre, che hanno come fine la salute dell’uomo.

Questo approccio, correlato agli ambiti della cosiddetta Medicina Rigenerativa, si sforza di mimare e stimolare le naturali capacità di difesa del nostro organismo. Per cui, al fine di impostare una corretta terapia integrativa, sarebbe quanto mai importante conoscere le differenze che, a livello cellulare/molecolare, caratterizzano le singole patologie e ricercare quei princìpi bio-attivi specifici, in grado di agevolare l’azione dei fisiologici, spontanei e naturali processi “di rinforzo”.

In linea di massima, cosa dovrebbe contenere un buon “integratore per le difese immunitarie”? Cosa lo rende realmente efficace e, dunque, in grado di esercitare uno stimolo valido per sostenere, soprattutto nei mesi autunno-invernali, l’azione dei nostri sistemi di difesa?

Un buon integratore dovrebbe contenere, combinati tra loro, gli estratti di più piante dotate di effetti risaputamente immunostimolanti, magari addizionati a sostanze nutrienti, sali minerali, vitamine.

Un valido integratore immunoattivo dovrebbe, per esempio, contenere betaglucani. Sono – questi ultimi – polisaccaridi estratti dalle pareti cellulari di funghi, lieviti o alghe, capaci di agire favorevolmente sul sistema immunitario, modulandolo e rendendolo più reattivo verso virus, batteri ed agenti nocivi provenienti dall’esterno. Un altro importante componente potrebbe essere l’echinacea (almeno 300-400 mg al giorno), pianta originaria del nord-America, ben nota per le sue proprietà immunostimolanti e, dunque, per le sue capacità di favorire le difese immunitarie prevenendo e curando i sintomi delle malattie da raffreddamento.

Anche le radici di astragalo, contenenti terpeni, flavonoidi e polisaccaridi, potrebbero figurare tra gli eventuali componenti di questi prodotti in ragione della loro capacità di esercitare un’efficace azione immunomodulante, antinfiammatoria ed antiossidante. Ad implementare, poi, quest’ultima importantissima funzione può anche contribuire un’opportuna supplementazione con immunonutrienti pure loro in grado di migliorare la funzione immunitaria e limitare la risposta infiammatoria in caso di insulti esterni da agenti nocivi.

Ma sono solo estratti di piante i princìpi da utilizzare negli “immunostimolanti” naturali? Per esercitare un’azione “integrativa” che sia davvero efficace e completa, un prodotto cosa dovrebbe ancora contenere?

Negli ultimi anni sono state condotte ricerche molto serie e proficue, finalizzate a valutare gli effetti metabolici e clinici della terapia integrativa attraverso somministrazione di substrati dotati di azione antiossidante e, dunque, antinfiammatoria. Tali princìpi vengono definiti con il termine immunonutrienti o anche farmaconutrienti, ed includono arginina, glutamina, acidi grassi omega-3 ed altri elementi nutritivi.

L’arginina è un aminoacido non essenziale nell’adulto sicché, al bisogno, può essere sintetizzato nell’organismo a partire da glutammina, glutammato e prolina, ma diventa condizionatamente essenziale durante i periodi di stress nei quali c’è bisogno di una sua supplementazione dall’esterno. L’arginina è l’unico precursore dell’ossido nitrico sintasi per la sintesi di ossido nitrico, essenziale per il funzionamento ottimale del sistema immunitario e per la corretta regolazione della risposta infiammatoria.

La glutamina è un aminoacido del quale il nostro organismo ha grande bisogno soprattutto durante i periodi di stress e durante le fasi critiche di sviluppo. Facilita la produzione di glutatione, un importante agente disintossicante e favorisce la proliferazione di cellule e mediatori indispensabili per il regolare funzionamento del sistema immunitario. Inoltre, agisce sulla parete intestinale mantenendone la fisiologica impermeabilità.

Gli acidi grassi sono classificati in due famiglie principali di polinsaturi: acidi grassi Omega-3, che comprendono acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA) ed acidi grassi Omega-6, che includono l’acido linoleico (LA), l’acido arachidonico (AA), e l’acido γ-linolenico.

Diversi studi hanno riportato effetti benefici sull’organismo umano della supplementazione con omega-3 e arginina, soprattutto in termini di più rapida ed efficace risposta immunitaria verso stimoli patogeni.

Il selenio è un elemento nutritivo capace di svolgere un importantissimo effetto antiossidante, fondamentale per la salute umana. E’ risaputo, d’altro canto, che lo stress ossidativo è associato a patologie diverse come diabete, malattie cardiovascolari, cancro, ma è anche correlato alla maggior parte delle procedure chirurgiche.

Quando cominciare ad assumere queste terapie integrative? E le miscele di sostanze naturali, considerando che in fondo si tratta di integratori, vanno bene per tutti e con le stesse dosi indipendentemente dall’età e dalle condizioni fisiche?

Abitualmente l’assunzione di questo tipo di prodotti dovrebbe avvenire preventivamente partendo dalla fine di settembre e per almeno tre mesi, per quanto non sia sbagliato proseguirla fino a marzo. E, come già anticipato in precedenza, utile ed opportuna sarebbe una loro gestione oculata e possibilmente controllata da clinici esperti, in grado di stabilire per ciascun paziente la giusta composizione dell’integratore, ma anche le giuste dosi e tempi di somministrazione.

Un’attenzione particolare alla prescrizione di immunostimolanti va riservata ai pazienti allergici che, proprio perché allergici e, dunque, immunologicamente iper-reattivi, di tutto potrebbero aver bisogno meno che di essere ulteriormente iperstimolati. Solo per inciso mi permetto di ricordare che un allergico non è un immunodepresso, ma esattamente il contrario. Quindi, facciamoci un pensiero ragionato prima di prevedere per un atopico una terapia finalizzata a “stimolare” difese immunitarie già eccitate di loro.

Stessa identica considerazione va fatta per i lisati batterici, generalmente usati per la prevenzione delle infezioni respiratorie invernali. Il bambinetto allergico, in inverno, le crisi respiratorie potrebbe farle molto più facilmente per un’eventuale sensibilizzazione agli acari della polvere particolarmente attivi tra settembre e dicembre. Di conseguenza, in quei mesi potrebbe non essere corretto sovrastimolare ulteriormente il sistema immunitario con un carico aggiuntivo di antigeni batterici aspecifici che andrebbero a sommarsi agli antigeni ambientali specifici (acari) capaci – questi si – di generare malattia.

Se possibile, pensiamoci, in fondo non è difficile!

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