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Medical History

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Medical History

Fin dai tempi più remoti, l’umanità ha sentito il bisogno di cercare di conoscere e comprendere le malattie che la colpiscono, nel tentativo di curarle. Dai primi rituali di guarigione della preistoria alla nascita della medicina scientifica nell’antica Grecia, il cui precursore è Ippocrate, il percorso è ricco di scoperte e innovazioni. Attraverso l’epoca medievale e rinascimentale, la medicina ha continuato il suo viaggio, affrontando ostacoli e rivelazioni, contribuendo al progresso della scienza. La sua evoluzione ha condotto ad approcci sempre più sofisticati, passando dalla cura degli individui alla comprensione dei sistemi corporei e, infine, alla personalizzazione dei trattamenti. Oggi, la medicina personalizzata rappresenta l’apice dell’innovazione medica, in cui ogni paziente è considerato unico e i trattamenti sono adattati alle sue specifiche esigenze e caratteristiche genetiche.

La rubrica ‘Medical History’, l’appuntamento online a cura di Mauro Minelli, offre una panoramica sulle pratiche del passato per comprendere al meglio il presente e immaginare il futuro della medicina, raccontando la storia di uomini e donne che hanno dedicato le loro vite alla cura degli altri.

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Copertina per Mauro Minelli
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Mauro Minelli

Mauro Minelli

Medico specialista in Allergologia e Immunologia. Resp. sanitario Clinical Network “Polismail"

📍Nel nuovo appuntamento di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre in pillole la complessa e affascinante storia della medicina, approfondiremo i temi relativi alla scoperta tanto del 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲, supporto terapeutico fondamentale nel trattamento di numerosi stati patologici di varia gravità, quanto degli 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶, presidio farmacologico di primo piano nella prevenzione e nella cura delle reazioni allergiche di diversa origine.

🔸 𝗘𝗱𝘄𝗮𝗿𝗱 𝗖. 𝗞𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗹 (1886-1972) fu lo 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲 (1948) che iniziò ad essere commercializzato nel secondo dopoguerra. Kendall, studiando la porzione corticale delle ghiandole surrenali, indicò con le lettere dell’alfabeto i composti cristallini che andava isolando. Il composto “E” (poi chiamato “cortisone”) si dimostrò essere un potente anti-infiammatorio.

🔹Le 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝘂𝗰𝗲 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗶𝗱𝗶 (𝗚𝗖𝗦) muniti di potente azione antinfiammatoria ed immunosoppressiva. Si tratta di sostanze dotate di struttura chimica analoga al cortisolo (ormone sintetizzato e secreto dalle ghiandole surrenali). La loro azione si esplica riducendo la produzione di molecole pro-infiammatorie prodotte da vari tipi cellulari, soprattutto attraverso meccanismi sequenziali che comportano, per il tramite di specifici recettori ai quali i cortisonici si legano, effetti diretti e indiretti su alcuni geni presenti nel nucleo delle cellule.
𝗙𝘂 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟰𝟴 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗶𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝗽𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗿𝗲𝘂𝗺𝗮𝘁𝗼𝗶𝗱𝗲, che riuscì addirittura a fare un giro in bicicletta.

🔸 Nel 1950, 𝗞𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗹, insieme al dott. 𝗣𝗵𝗶𝗹𝗶𝗽 𝗦𝗵𝗼𝘄𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿 𝗛𝗲𝗻𝗰𝗵, direttore del reparto di malattie reumatiche della Mayo Clinic e del Centro per le malattie reumatiche dell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, e al biochimico 𝗧𝗮𝗱𝗲𝘂𝘀 𝗥𝗲𝗶𝗰𝗵𝘀𝘁𝗲𝗶𝗻, già noto per la sintesi dell’acido ascorbico, 𝗿𝗶𝗰𝗲𝘃𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗡𝗼𝗯𝗲𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗴𝗹𝗶 𝗼𝗿𝗺𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗲𝗰𝗰𝗶𝗮 𝘀𝘂𝗿𝗿𝗲𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗶 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗶.

🔹 Purtroppo, i cortisonici usati per lunghi periodi per via orale o parenterale (intramuscolare/endovenosa) nelle patologie acute e croniche, sono causa di svariati ed importanti 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝘁𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶. Si annoverano, tra questi, la ridotta tolleranza al glucosio e l’iperglicemia, l’edema per ritenzione idrica, l’ipertensione, l’osteoporosi, la redistribuzione del grasso, le crisi addisoniane, l’azione immunosoppressiva. Trascurabili invece sono gli effetti collaterali del cortisone per uso topico.

🔸 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹 𝗕𝗼𝘃𝗲𝘁 (1907 – 1992), biochimico svizzero con cittadinanza italiana, 𝘃𝗶𝗻𝗰𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟱𝟳 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗡𝗼𝗯𝗲𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, scopre nel 1937 gli 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶, princìpi attivi in grado di contrastare gli effetti farmacologici dell’istamina.
Il meccanismo d’azione degli antistaminici si basa, fondamentalmente, sulla somiglianza della loro struttura chimica con quella della stessa istamina. Accade così che questi farmaci, svolgendo rispetto all’istamina un’azione “competitiva”, ne occupino il posto sugli specifici recettori – chiamati “H1” e “H2” – posti sulle membrane cellulari, impedendo la cascata di reazioni anche gravi che - dall’orticaria all’angioedema, all’asma, alla diarrea - vengono classicamente attribuite all’istamina.

🔹 Tanti e diversi sono gli antistaminici ma, pur avendo azione farmacologica pressoché sovrapponibile, essi sono tra loro chimicamente differenti. Tuttavia, una prima distinzione classificativa basata su dati storici, tende a distinguerli in 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 "𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲", frequentemente associati a più intensi effetti collaterali come sonnolenza, secchezza della bocca, annebbiamento della vista, confusione, nausea, irrequietezza, e 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 "𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲" generalmente molto meglio tollerati.
Proprio in ragione dei loro potenziali effetti collaterali, sarà sempre 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗿𝗮, magari prima di andare a letto. Sarà, invece, il caso di 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗹𝗮𝘂𝗰𝗼𝗺𝗮 𝗮𝗱 𝗮𝗻𝗴𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗶𝘂𝘀𝗼, potendo gli antistaminici aumentare la pressione intraoculare, 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗶𝗽𝗲𝗿𝘁𝗿𝗼𝗳𝗶𝗮 prostatica, potendo soprattutto gli antistaminici di prima generazione, causare ritenzione urinaria e quindi peggiorare il quadro clinico nei pazienti con ingrossamento prostatico.

🔎 Come per ogni terapia, anche per l’uso di antistaminici e/o cortisonici sarà comunque sempre opportuno un 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗼 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗮𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼 preliminare all’avvio di un eventuale trattamento con questi farmaci.

#medicalhistory
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📍Nel nuovo appuntamento di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre in pillole la complessa e affascinante storia della medicina, approfondiremo i temi relativi alla scoperta tanto del 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲, supporto terapeutico fondamentale nel trattamento di numerosi stati patologici di varia gravità, quanto degli 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶, presidio farmacologico di primo piano nella prevenzione e nella cura delle reazioni allergiche di diversa origine.

 🔸 𝗘𝗱𝘄𝗮𝗿𝗱 𝗖. 𝗞𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗹 (1886-1972) fu lo 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲 (1948) che iniziò ad essere commercializzato nel secondo dopoguerra. Kendall, studiando la porzione corticale delle ghiandole surrenali, indicò con le lettere dell’alfabeto i composti cristallini che andava isolando. Il composto “E” (poi chiamato “cortisone”) si dimostrò essere un potente anti-infiammatorio. 

🔹Le 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝘂𝗰𝗲 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗶𝗱𝗶 (𝗚𝗖𝗦) muniti di potente azione antinfiammatoria ed immunosoppressiva. Si tratta di sostanze dotate di struttura chimica analoga al cortisolo (ormone sintetizzato e secreto dalle ghiandole surrenali). La loro azione si esplica riducendo la produzione di molecole pro-infiammatorie prodotte da vari tipi cellulari, soprattutto attraverso meccanismi sequenziali che comportano, per il tramite di specifici recettori ai quali i cortisonici si legano, effetti diretti e indiretti su alcuni geni presenti nel nucleo delle cellule.  
𝗙𝘂 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟰𝟴 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗶𝘀𝗼𝗻𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗶𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝗽𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗿𝗲𝘂𝗺𝗮𝘁𝗼𝗶𝗱𝗲, che riuscì addirittura a fare un giro in bicicletta. 

🔸 Nel 1950, 𝗞𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗹, insieme al dott. 𝗣𝗵𝗶𝗹𝗶𝗽 𝗦𝗵𝗼𝘄𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿 𝗛𝗲𝗻𝗰𝗵, direttore del reparto di malattie reumatiche della Mayo Clinic e del Centro per le malattie reumatiche dell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, e al biochimico 𝗧𝗮𝗱𝗲𝘂𝘀 𝗥𝗲𝗶𝗰𝗵𝘀𝘁𝗲𝗶𝗻, già noto per la sintesi dell’acido ascorbico, 𝗿𝗶𝗰𝗲𝘃𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗡𝗼𝗯𝗲𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗴𝗹𝗶 𝗼𝗿𝗺𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗲𝗰𝗰𝗶𝗮 𝘀𝘂𝗿𝗿𝗲𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗶 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗶. 

🔹 Purtroppo, i cortisonici usati per lunghi periodi per via orale o parenterale (intramuscolare/endovenosa) nelle patologie acute e croniche, sono causa di svariati ed importanti 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝘁𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶. Si annoverano, tra questi, la ridotta tolleranza al glucosio e l’iperglicemia, l’edema per ritenzione idrica, l’ipertensione, l’osteoporosi, la redistribuzione del grasso, le crisi addisoniane, l’azione immunosoppressiva. Trascurabili invece sono gli effetti collaterali del cortisone per uso topico.

🔸 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹 𝗕𝗼𝘃𝗲𝘁 (1907 – 1992), biochimico svizzero con cittadinanza italiana, 𝘃𝗶𝗻𝗰𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟱𝟳 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗡𝗼𝗯𝗲𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, scopre nel 1937 gli 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶, princìpi attivi in grado di contrastare gli effetti farmacologici dell’istamina. 
Il meccanismo d’azione degli antistaminici si basa, fondamentalmente, sulla somiglianza della loro struttura chimica con quella della stessa istamina. Accade così che questi farmaci, svolgendo rispetto all’istamina un’azione “competitiva”, ne occupino il posto sugli specifici recettori – chiamati “H1” e “H2” – posti sulle membrane cellulari, impedendo la cascata di reazioni anche gravi che - dall’orticaria all’angioedema, all’asma, alla diarrea - vengono classicamente attribuite all’istamina.

🔹 Tanti e diversi sono gli antistaminici ma, pur avendo azione farmacologica pressoché sovrapponibile, essi sono tra loro chimicamente differenti. Tuttavia, una prima distinzione classificativa basata su dati storici, tende a distinguerli in 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, frequentemente associati a più intensi effetti collaterali come sonnolenza, secchezza della bocca, annebbiamento della vista, confusione, nausea, irrequietezza, e 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 generalmente molto meglio tollerati.  
Proprio in ragione dei loro potenziali effetti collaterali, sarà sempre 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗿𝗮, magari prima di andare a letto. Sarà, invece, il caso di 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗹𝗮𝘂𝗰𝗼𝗺𝗮 𝗮𝗱 𝗮𝗻𝗴𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗶𝘂𝘀𝗼, potendo gli antistaminici aumentare la pressione intraoculare, 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗶𝗽𝗲𝗿𝘁𝗿𝗼𝗳𝗶𝗮 prostatica, potendo soprattutto gli antistaminici di prima generazione, causare ritenzione urinaria e quindi peggiorare il quadro clinico nei pazienti con ingrossamento prostatico. 

🔎 Come per ogni terapia, anche per l’uso di antistaminici e/o cortisonici sarà comunque sempre opportuno un 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗼 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗮𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼 preliminare all’avvio di un eventuale trattamento con questi farmaci.

#medicalhistory

📍Torna un nuovo appuntamento con 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre, in pillole, la complessa e affascinante 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮. Il focus di oggi è incentrato su una delle più note e utilizzate categorie di medicamenti: i 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶-𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗶𝗱𝗲𝗶 (𝗙𝗔𝗡𝗦) tra i quali, quando non utilizzata a basso dosaggio, si distingue, per storia ed ecletticità di funzioni, l’𝗮𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝗻𝗮.

📍Quando si parla di 𝘧𝘢𝘳𝘮𝘢𝘤𝘰, si fa riferimento a qualsiasi sostanza dotata di attività biologica, con o senza proprietà terapeutiche, capace di modulare le preesistenti funzioni fisiologiche dell’organismo. La farmacopea, ovvero il grande contenitore che raccoglie le disposizioni tecnico-scientifiche relative ai diversi medicamenti, è oggi talmente vasta che una sua trattazione esaustiva risulta impossibile. In questo episodio della nostra rubrica approfondiremo quei principi attivi capaci di influire sugli stati patologici correlati alle 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗼𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗲 (𝗜𝗠𝗜𝗗).

🔹𝗟𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗮𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝗻𝗮. Le virtù terapeutiche della corteccia e delle foglie del salice erano già note nel Papiro di Ebers (2000 a.C.). In seguito, Ippocrate di Kos (460–377 a.C.) riconobbe le 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘥𝘰𝘭𝘰𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘢𝘭𝘪𝘤𝘦 e consigliò ai pazienti afflitti da vari dolori di assumere infusi a base delle sue foglie. Anche gli antichi Egizi, nonché Dioscoride e Plinio, conoscevano gli effetti febbrifughi e analgesici della corteccia di 𝘚𝘢𝘭𝘪𝘹 𝘢𝘭𝘣𝘢 𝘷𝘶𝘭𝘨𝘢𝘳𝘪𝘴. Nel Medioevo, questo rimedio fu trascurato dalla medicina ufficiale, ma ne sopravvisse l’uso in ambito contadino. Successivamente, la raccolta dei rami di salice fu proibita poiché necessaria alla fabbricazione di cesti e così l’utilizzo medicinale cadde in disuso. Nel XIII secolo, la Scuola Medica Salernitana attribuì al salice anche proprietà anti-afrodisiache.

🔹Il punto di svolta arrivò grazie a 𝗙𝗲𝗹𝗶𝘅 𝗛𝗼𝗳𝗳𝗺𝗮𝗻𝗻, giovane chimico dell’industria tedesca Bayer di Leverkusen che, nel tentativo di migliorare la tollerabilità dell’acido salicilico, riuscì a sintetizzarne una forma più stabile e meno irritante mediante acetilazione (combinazione con acido acetico). Il 10 agosto 1897, Hoffmann descrisse nelle sue note di laboratorio la sintesi dell’𝗮𝗰𝗶𝗱𝗼 𝗮𝗰𝗲𝘁𝗶𝗹𝘀𝗮𝗹𝗶𝗰𝗶𝗹𝗶𝗰𝗼 (𝗔𝗦𝗔) in forma chimicamente pura e stabile. Il nuovo composto fu registrato dalla Bayer il 1° febbraio 1899, che depositò anche il marchio: 𝗔𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝗻𝗮®.

🔸𝗟𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶-𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗶𝗱𝗲𝗶 (𝗙𝗔𝗡𝗦). Dopo la scoperta dell’aspirina, la ricerca si è concentrata sullo studio del suo meccanismo d’azione per ispirare la sintesi di altri farmaci con effetti simili. È così che sono nati i FANS dei quali la stessa aspirina è parte quando assunta ad alte dose. A bassi dosaggi, infatti, l’acido acetilsalicilico funzione come antiaggregante piastrinico.

🔸Nel 1973 cominciò la 𝙨𝙞𝙣𝙩𝙚𝙨𝙞 𝙙𝙞 𝙙𝙚𝙧𝙞𝙫𝙖𝙩𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙘𝙞𝙙𝙤 𝙥𝙧𝙤𝙥𝙞𝙤𝙣𝙞𝙘𝙤, come 𝗶𝗯𝘂𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝗻𝗲 𝗲 𝗻𝗮𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗲𝗻𝗲, con l’obiettivo di ridurre gli effetti collaterali dell’acido acetilsalicilico. Nel 1979 fu sintetizzato il 𝗽𝗶𝗿𝗼𝘅𝗶𝗰𝗮𝗺, un antinfiammatorio caratterizzato da una lunga durata d’azione.

🔸Sebbene appartengano a classi chimiche diverse, 𝗶 𝗙𝗔𝗡𝗦 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼 𝘂𝗻 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗼𝗺𝗼𝗴𝗲𝗻𝗲𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗶: oltre alla funzione antinfiammatoria, svolgono anche attività analgesica e antipiretica. La ricerca in questo ambito continua ancora oggi, con l’obiettivo di sviluppare farmaci che mantengano l’efficacia terapeutica riducendo al minimo gli effetti collaterali, in particolare quelli gastro-lesivi.

👉🏻𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘴𝘪𝘮𝘪 𝘦𝘱𝘪𝘴𝘰𝘥𝘪 𝘥𝘪 𝘔𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘏𝘪𝘴𝘵𝘰𝘳𝘺, 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪 𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭!

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📍Torna un nuovo appuntamento con 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre, in pillole, la complessa e affascinante 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮. Il focus di oggi è incentrato su una delle più note e utilizzate categorie di medicamenti: i 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶-𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗶𝗱𝗲𝗶 (𝗙𝗔𝗡𝗦) tra i quali, quando non utilizzata a basso dosaggio, si distingue, per storia ed ecletticità di funzioni, l’𝗮𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝗻𝗮.     

📍Quando si parla di 𝘧𝘢𝘳𝘮𝘢𝘤𝘰, si fa riferimento a qualsiasi sostanza dotata di attività biologica, con o senza proprietà terapeutiche, capace di modulare le preesistenti funzioni fisiologiche dell’organismo. La farmacopea, ovvero il grande contenitore che raccoglie le disposizioni tecnico-scientifiche relative ai diversi medicamenti, è oggi talmente vasta che una sua trattazione esaustiva risulta impossibile. In questo episodio della nostra rubrica approfondiremo quei principi attivi capaci di influire sugli stati patologici correlati alle 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗼𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗲 (𝗜𝗠𝗜𝗗).

🔹𝗟𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝗻𝗮. Le virtù terapeutiche della corteccia e delle foglie del salice erano già note nel Papiro di Ebers (2000 a.C.). In seguito, Ippocrate di Kos (460–377 a.C.) riconobbe le 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘥𝘰𝘭𝘰𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘢𝘭𝘪𝘤𝘦 e consigliò ai pazienti afflitti da vari dolori di assumere infusi a base delle sue foglie. Anche gli antichi Egizi, nonché Dioscoride e Plinio, conoscevano gli effetti febbrifughi e analgesici della corteccia di 𝘚𝘢𝘭𝘪𝘹 𝘢𝘭𝘣𝘢 𝘷𝘶𝘭𝘨𝘢𝘳𝘪𝘴. Nel Medioevo, questo rimedio fu trascurato dalla medicina ufficiale, ma ne sopravvisse l’uso in ambito contadino. Successivamente, la raccolta dei rami di salice fu proibita poiché necessaria alla fabbricazione di cesti e così l’utilizzo medicinale cadde in disuso. Nel XIII secolo, la Scuola Medica Salernitana attribuì al salice anche proprietà anti-afrodisiache.

🔹Il punto di svolta arrivò grazie a 𝗙𝗲𝗹𝗶𝘅 𝗛𝗼𝗳𝗳𝗺𝗮𝗻𝗻, giovane chimico dell’industria tedesca Bayer di Leverkusen che, nel tentativo di migliorare la tollerabilità dell’acido salicilico, riuscì a sintetizzarne una forma più stabile e meno irritante mediante acetilazione (combinazione con acido acetico). Il 10 agosto 1897, Hoffmann descrisse nelle sue note di laboratorio la sintesi dell’𝗮𝗰𝗶𝗱𝗼 𝗮𝗰𝗲𝘁𝗶𝗹𝘀𝗮𝗹𝗶𝗰𝗶𝗹𝗶𝗰𝗼 (𝗔𝗦𝗔) in forma chimicamente pura e stabile. Il nuovo composto fu registrato dalla Bayer il 1° febbraio 1899, che depositò anche il marchio: 𝗔𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝗻𝗮®.

🔸𝗟𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶-𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗶𝗱𝗲𝗶 (𝗙𝗔𝗡𝗦). Dopo la scoperta dell’aspirina, la ricerca si è concentrata sullo studio del suo meccanismo d’azione per ispirare la sintesi di altri farmaci con effetti simili. È così che sono nati i FANS dei quali la stessa aspirina è parte quando assunta ad alte dose. A bassi dosaggi, infatti, l’acido acetilsalicilico funzione come antiaggregante piastrinico. 

🔸Nel 1973 cominciò la 𝙨𝙞𝙣𝙩𝙚𝙨𝙞 𝙙𝙞 𝙙𝙚𝙧𝙞𝙫𝙖𝙩𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙘𝙞𝙙𝙤 𝙥𝙧𝙤𝙥𝙞𝙤𝙣𝙞𝙘𝙤, come 𝗶𝗯𝘂𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝗻𝗲 𝗲 𝗻𝗮𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗲𝗻𝗲, con l’obiettivo di ridurre gli effetti collaterali dell’acido acetilsalicilico. Nel 1979 fu sintetizzato il 𝗽𝗶𝗿𝗼𝘅𝗶𝗰𝗮𝗺, un antinfiammatorio caratterizzato da una lunga durata d’azione.

🔸Sebbene appartengano a classi chimiche diverse, 𝗶 𝗙𝗔𝗡𝗦 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼 𝘂𝗻 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗼𝗺𝗼𝗴𝗲𝗻𝗲𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗶: oltre alla funzione antinfiammatoria, svolgono anche attività analgesica e antipiretica. La ricerca in questo ambito continua ancora oggi, con l’obiettivo di sviluppare farmaci che mantengano l’efficacia terapeutica riducendo al minimo gli effetti collaterali, in particolare quelli gastro-lesivi.

👉🏻𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘴𝘪𝘮𝘪 𝘦𝘱𝘪𝘴𝘰𝘥𝘪 𝘥𝘪 𝘔𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘏𝘪𝘴𝘵𝘰𝘳𝘺, 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪 𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭!

#medicalhistory

📍Nel nuovo appuntamento di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre, in pillole, la complessa e affascinante 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, approfondiremo l’evoluzione della Scienza medica dalle 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗲 𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶 (𝘀𝘁𝗲𝗺 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘀) alla 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮.

🔍 I primi a parlare ufficialmente di cellule staminali furono, nel 1963, 𝙅𝙖𝙢𝙚𝙨 𝙏𝙞𝙡𝙡𝙚 ed 𝙀𝙧𝙣𝙚𝙨𝙩 𝙈𝙘𝘾𝙪𝙡𝙡𝙤𝙘𝙝 per quanto, già agli inizi del novecento, 𝙏𝙝𝙚𝙤𝙙𝙤𝙧 𝘽𝙤𝙫𝙚𝙧𝙞𝙚, 𝙑𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣 𝙃𝙖̈𝙘𝙠𝙚𝙧 ed altri scienziati come 𝘼𝙧𝙩𝙪𝙧 𝙋𝙖𝙥𝙥𝙚𝙣𝙝𝙚𝙞𝙢, 𝘼𝙡𝙚𝙭𝙖𝙣𝙙𝙚𝙧 𝙈𝙖𝙭𝙞𝙢𝙤𝙬, 𝙀𝙧𝙣𝙨𝙩 𝙉𝙚𝙪𝙢𝙖𝙣𝙣, avessero usato il termine “cellula staminale” per descrivere il progenitore del 𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘮𝘢 𝘦𝘮𝘰𝘱𝘰𝘪𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰, ovvero l’insieme di organi che producono globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

📍Le 𝘀𝘁𝗲𝗺 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘀 sono cellule indifferenziate e dunque non specializzate, presenti in tutto il corpo sin dallo sviluppo dell’embrione, con la capacità di autorigenerarsi illimitatamente e di dividersi in cellule specializzate, dando origine ai diversi tipi cellulari che compongono i tessuti e gli organi del corpo.

🔍 È il 2014 quando viene scoperto il meccanismo molecolare alla base della 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶. Queste cellule comunicano con quelle “bersaglio” tramite 𝘃𝗲𝘀𝗰𝗶𝗰𝗼𝗹𝗲 𝗲𝘅𝘁𝗿𝗮𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗮𝗿𝗶, che trasportano al loro interno molecole bioattive come proteine e acidi nucleici. Questi "messaggeri molecolari" stimolano le cellule bersaglio e le aiutano a sopravvivere.

📍L'utilizzo delle staminali adulte chiamate "emopoietiche", ovvero quelle che nel midollo osseo inducono la produzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, è oggi una realtà terapeutica in leucemie, linfomi, anemie e disordini congeniti del sistema immunitario.
Ogni anno vengono effettuati circa 50.000 trapianti di cellule staminali (prelevate da midollo, sangue periferico e sangue cordonale). Secondo i dati del 𝗖𝗜𝗕𝗠𝗧𝗥 (𝗖𝗲𝗻𝘁𝗲𝗿 𝗳𝗼𝗿 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹 𝗕𝗹𝗼𝗼𝗱 𝗮𝗻𝗱 𝗠𝗮𝗿𝗿𝗼𝘄 𝗧𝗿𝗮𝗻𝘀𝗽𝗹𝗮𝗻𝘁 𝗥𝗲𝘀𝗲𝗮𝗿𝗰𝗵) la maggior parte di questi trapianti è di tipo autologo, con prelievo di cellule e tessuti dallo stesso paziente al quale verrà praticato il trapianto.

La terapia genica consiste nell’inserimento di geni sani (DNA) all’interno di cellule malate tramite un processo chiamato 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, con l’obiettivo di curare patologie causate dall’assenza o dal malfunzionamento di uno o più geni (mutati).

👉🏻 𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘴𝘪𝘮𝘪 𝘦𝘱𝘪𝘴𝘰𝘥𝘪 𝘥𝘪 𝘔𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘏𝘪𝘴𝘵𝘰𝘳𝘺, 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪 𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭!

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📍Nel nuovo appuntamento di 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆, la rubrica che ripercorre, in pillole, la complessa e affascinante 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, approfondiremo l’evoluzione della Scienza medica dalle 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗲 𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶 (𝘀𝘁𝗲𝗺 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘀) alla 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮.

🔍 I primi a parlare ufficialmente di cellule staminali furono, nel 1963, 𝙅𝙖𝙢𝙚𝙨 𝙏𝙞𝙡𝙡𝙚 ed 𝙀𝙧𝙣𝙚𝙨𝙩 𝙈𝙘𝘾𝙪𝙡𝙡𝙤𝙘𝙝 per quanto, già agli inizi del novecento, 𝙏𝙝𝙚𝙤𝙙𝙤𝙧 𝘽𝙤𝙫𝙚𝙧𝙞𝙚, 𝙑𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣 𝙃𝙖̈𝙘𝙠𝙚𝙧 ed altri scienziati come 𝘼𝙧𝙩𝙪𝙧 𝙋𝙖𝙥𝙥𝙚𝙣𝙝𝙚𝙞𝙢, 𝘼𝙡𝙚𝙭𝙖𝙣𝙙𝙚𝙧 𝙈𝙖𝙭𝙞𝙢𝙤𝙬, 𝙀𝙧𝙣𝙨𝙩 𝙉𝙚𝙪𝙢𝙖𝙣𝙣, avessero usato il termine “cellula staminale” per descrivere il progenitore del 𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘮𝘢 𝘦𝘮𝘰𝘱𝘰𝘪𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰, ovvero l’insieme di organi che producono globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

📍Le 𝘀𝘁𝗲𝗺 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘀 sono cellule indifferenziate e dunque non specializzate, presenti in tutto il corpo sin dallo sviluppo dell’embrione, con la capacità di autorigenerarsi illimitatamente e di dividersi in cellule specializzate, dando origine ai diversi tipi cellulari che compongono i tessuti e gli organi del corpo.

🔍 È il 2014 quando viene scoperto il meccanismo molecolare alla base della 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶. Queste cellule comunicano con quelle “bersaglio” tramite 𝘃𝗲𝘀𝗰𝗶𝗰𝗼𝗹𝗲 𝗲𝘅𝘁𝗿𝗮𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗮𝗿𝗶, che trasportano al loro interno molecole bioattive come proteine e acidi nucleici. Questi messaggeri molecolari stimolano le cellule bersaglio e le aiutano a sopravvivere.

📍Lutilizzo delle staminali adulte chiamate emopoietiche, ovvero quelle che nel midollo osseo inducono la produzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, è oggi una realtà terapeutica in leucemie, linfomi, anemie e disordini congeniti del sistema immunitario. 
Ogni anno vengono effettuati circa 50.000 trapianti di cellule staminali (prelevate da midollo, sangue periferico e sangue cordonale). Secondo i dati del 𝗖𝗜𝗕𝗠𝗧𝗥 (𝗖𝗲𝗻𝘁𝗲𝗿 𝗳𝗼𝗿 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹 𝗕𝗹𝗼𝗼𝗱 𝗮𝗻𝗱 𝗠𝗮𝗿𝗿𝗼𝘄 𝗧𝗿𝗮𝗻𝘀𝗽𝗹𝗮𝗻𝘁 𝗥𝗲𝘀𝗲𝗮𝗿𝗰𝗵) la maggior parte di questi trapianti è di tipo autologo, con prelievo di cellule e tessuti dallo stesso paziente al quale verrà praticato il trapianto.

La terapia genica consiste nell’inserimento di geni sani (DNA) all’interno di cellule malate tramite un processo chiamato 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, con l’obiettivo di curare patologie causate dall’assenza o dal malfunzionamento di uno o più geni (mutati).

👉🏻 𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘴𝘪𝘮𝘪 𝘦𝘱𝘪𝘴𝘰𝘥𝘪 𝘥𝘪 𝘔𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘏𝘪𝘴𝘵𝘰𝘳𝘺, 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪 𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭!

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