03 Gen Nichel e malattie correlate di Mauro Minelli
Il Nichel ha un’ampia distribuzione nell’ambiente, ed è presente nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Nel suolo si libera in presenza di un substrato acido, mentre nell’aria è liberato da impianti industriali, energetici, inceneritori. Inoltre, nell’aria può permanere a lungo nell’atmosfera per poi ricadere in seguito al contatto con le gocce di pioggia.
A causa di questa forte contaminazione ambientale, il Nichel è presente anche in moltissimi alimenti, quali cioccolato, frutta in guscio, ma anche patate, pomodori, legumi, broccoli, ecc.
È stato ampiamente dimostrato che Nichel ingerito col cibo si comporti come agente sensibilizzante capace di indurre una reazione allergica. In verità non tutto il Nichel presente negli alimenti è implicato in questo processo; infatti, solo il Nichel legato ai lipidi è disponibile, quello legato alle proteine è stabile e, dunque, molto più difficilmente cedibile.
È stato valutato che, tra i cittadini adulti statunitensi, l’assunzione ordinaria di nichel oscilla tra i 300 e i 600 mcg al giorno. Per la popolazione italiana è stata, invece, calcolata un’assunzione giornaliera di nichel che può variare tra i 150 e i 900 mcg. Il fabbisogno giornaliero è stato stimato essere di circa 25-35 mcg, ma la sua funzione biochimica non è ancora del tutto chiara. In una tipica dieta solo l’1-10% del Ni ingerito viene assorbito e l’escrezione avviene soprattutto per via renale ed attraverso le feci.
La maggior parte degli alimenti contenenti Nichel è di origine vegetale, ad esempio tra quelli a più alto contenuto abbiamo legumi, pomodori, patate ma anche asparagi, cavoli. Tra gli alimenti di origine animale, l’uovo di gallina è quello a più elevato contenuto di Nichel.
Si può, quindi, ben comprendere che il panorama alimentare dei soggetti allergici è molto ridotto. Sono poche le possibilità e i rischi sono davvero tanti. Primo fra tutti quello di incorrere in carenze nutrizionali che possono presentarsi come anemia, osteoporosi, insorgenza di malattie cardiovascolari e invecchiamento cellulare.
Oltre al Nichel presente nell’ambiente e negli alimenti, un altro aspetto da non sottovalutare è la presenza di Nichel nei materiali usati per la costruzione di pentole e stoviglie abitualmente impiegate in cucina. L’acciaio, ad esempio, quello maggiormente adoperato è una lega di Cromo e Nichel (acciaio 18/10, 18% di Cromo e 10 di Nichel). I materiali più sicuri sono vetro, ceramica ma non decorati perché anche nelle vernici è presente Nichel. Il quadro, quindi, risulta molto complicato e i pazienti molto spesso sono disorientati.
In realtà, non è ancora ben chiaro il ruolo del Nichel negli organismi superiori, anche perché a causa della sua ubiquitarietà, è impossibile realizzare studi attraverso la somministrazione di diete a basso contenuto di Nichel.
Per quanto riguarda la sintomatologia, il Nichel è in grado di indurre sostanzialmente due tipi di allergie, una classica, definita Dermatite Allergica da Contatto (DAC) e l’altra, molto più recente, complessa e piuttosto subdola perché misconosciuta, definita Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel (SNAS).
La Dermatite Allergica da Contatto da Nichel è una patologia ad elevato impatto sociale, che colpisce oltre il 10% della popolazione adulta. É caratterizzata da un quadro clinico elettivamente cutaneo con lesioni pruriginose, che si presentano nelle sedi di contatto con il metallo (orecchini, bottone del jeans, fibbia, cinturino…). In alcuni casi, però, la sensibilizzazione può essere generalizzata ed apparentemente indipendente dal contatto con il nichel, potendo produrre disturbi di tipo orticarico o eczematoso (può essere il caso di protesi dentarie oppure ortopediche; apparati contraccettivi…)
La Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel, invece, è una patologia che vede, accanto ai possibili sintomi cutanei, anche sintomi respiratori (rinite e, talvolta, asma) e digestivi (nausea, algie addominali, pirosi…), ed è legata essenzialmente all’introduzione di nichel attraverso i cibi soprattutto vegetali, poiché – essendo il nichel particolarmente presente nel suolo e nelle acque – sono soprattutto gli alimenti vegetali che in quei suoli crescono e si sviluppano a caricarsene per poi cederlo durante i processi digestivi. E quel metallo, liberato, simula in ambito gastrointestinale fenomenologia infiammatoria uguale a quella che, per contatto fisico diretto, riesce a produrre a livello cutaneo. E’ intuitivo che il contenuto di metallo non è ugualmente rappresentato nei diversi alimenti vegetali, potendo la concentrazione del nichel dipendere dalla tipologia del terreno (in termini geochimici) ma anche (e, forse, soprattutto) dalla presenza più o meno significativa di particelle metalliche derivanti da fonti d’inquinamento.
L’azione critica del nichel alimentare viene, talvolta, svelata da un fenomeno piuttosto singolare indicato con il termine “Flare-up”: si tratta di una riacutizzazione di precedenti lesioni da contatto che possono essersi, nel frattempo, spente in ragione di un logico allontanamento degli oggetti sensibilizzanti. Può succedere che, ad un certo punto ed in maniera apparentemente incomprensibile, quelle lesioni si riaccendano pur senza nuovi contatti con oggetti nichelati. In questi casi, la riaccensione viene appunto sostenuta dal nichel alimentare che, passato in circolo, va a riaccendere nelle zone con più viva memoria immunologica, precedenti lesioni da contatto.