18 Ott Cronobiologia: il legame tra ora legale, jet lag e microbiota
Le regole fisiologiche determinano variazioni ritmiche
Le funzioni biologiche dell’uomo, tanto in salute quanto in malattia, sembrano essere scandite da precise variazioni ritmiche che rispondono a determinate regole fisiologiche.
Queste ultime possono riguardare:
- le variazioni funzionali di base del sistema nervoso autonomo;
- i picchi di incremento o di decremento del cortisolo, ormone prodotto dal surrene per far fronte allo stress;
- le positive oscillazioni pomeridiane dell’adrenalina particolarmente apprezzate da chi pratica sport in quelle ore;
- la prevalenza notturna dell’attività vagale che, col suo mediatore acetilcolina, si fa sentire (per esempio, negli asmatici accentuando in quelle ore la loro tendenza alla bronco-ostruzione).
Le dinamiche del ritmo circadiano
L’organizzazione attraverso la quale gli organismi viventi regolano le proprie funzioni fisiologiche e i propri comportamenti sincronizzandoli, come in una sorta di orologio biologico, all’alternanza quotidiana “luce-buio”, è nota come “ritmo circadiano”, e le sue dinamiche rispondono, da quando esiste la vita, al ciclo quotidiano di luminosità e oscurità causato dalla rotazione della Terra.
In tale circuito ancestrale, attivo da sempre negli organismi viventi in ragione di processi biochimici dipendenti dalla luce del giorno, quest’ultima raggiungendo le strutture profonde dell’ipotalamo attraverso la rétina dell’occhio, funziona da inibitore del sonno spegnendo la produzione di melatonina che del sonno è un grande mediatore.
Cosa diametralmente opposta accade con il buio che invece favorisce, con la produzione di melatonina, la comparsa notturna del sonno la cui qualità e durata sono elementi essenziali per garantire il benessere individuale in termini non solo di riposo ristorativo, ma anche di rigenerazione di funzioni fisiologiche e di prevenzione rispetto all’insorgenza di patologie diverse.
Ma, oltre al ritmo sonno-veglia, l’orologio biologico di cui l’organismo umano è dotato provvede a regolare anche altre funzioni cicliche, come ad esempio la temperatura corporea, autentico misuratore delle nostre attività metaboliche. Per effetto della melatonina, infatti, la temperatura subisce un abbassamento “letargico” nelle ore notturne per poi rialzarsi in quelle diurne e ancor di più di sera, con una differenza fino a un grado rispetto a quella registrata al mattino.
Cambi di orario: quanto influiscono sulla produzione di melatonina?
Il funzionamento preciso ed autonomo di questo straordinario congegno, tuttavia, può essere messo a rischio da elementi esterni tra i quali, ad esempio, i cambi di stagione ma anche quelli di orario, come avviene con il passaggio dall’ora legale a quella solare e viceversa.
Al cambio dell’ora, infatti, la produzione di melatonina può subire un’alterazione, ciò che può a sua volta influenzare la nostra salute fisica e mentale.
I disturbi più frequenti a riscontrarsi, anche perché più immediatamente percepibili, sono a carico del sonno: difficoltà ad addormentarsi e svegliarsi al mattino, insonnia o sonno frazionato.
Al risveglio potranno esserci una minore capacità di concentrazione, riflessi più torpidi, svogliatezza e necessità di “carburare” prima di entrare nel pieno delle attività.
A livello psichico possono comparire ansia, alterazioni dell’umore con cambi repentini e apparentemente inspiegabili del suo tono che appare per lo più deflesso, variazioni delle abitudini alimentari con inappetenza piuttosto che aumentata sensazione di fame, bruciori di stomaco e turbe digestive.
Tra l’altro, avere ritmi naturali non uniformi rispetto a quelli registrati solo il giorno prima, quando ancora si stava nell’ora legale o solare, può incidere negativamente sulla pressione arteriosa e sulla frequenza cardiaca e può influenzare la crono-modulazione della secrezione ormonale.
La “sindrome da fuso orario” o jet lag può essere esplicativa di ciò che sembra accadere al cambio dell’ora: quando si raggiunge un paese con un fuso orario diverso da quello di partenza, la mancanza di sincronia tra l’orologio biologico dell’organismo e il ciclo “sonno-veglia” e “giorno-notte” su cui esso è regolato, fa sì che alcune funzioni del corpo non si adattino tempestivamente al cambiamento e si instaurino disagi psicofisici di varia natura.
Possono maggiormente risentire del cambio di ora, tutti coloro che già soffrono di disturbi del sonno e di concentrazione. In più, poiché le giornate diventano più corte, potrebbe alterarsi oltre al tono dell’umore, la produzione di vitamina D.
In verità nel rispetto delle regole della Medicina Personalizzata e di quelle ben più ampie della complessità della Medicina, ci sarebbe da dire che, prescindendo dal jet lag classico o dal mini jet lag da ritorno dell’ora solare, i modelli di attività diurna differiscono anche sostanzialmente tra gli individui, con i ‘mattinieri’ e i ‘dormiglioni’ che sono esempi di cronotipi opposti.
Cosa sono i cronotipi e quanti ne esistono?
Qui il contesto scientifico diventa quello della cosiddetta cronobiologia, nell’ambito della quale è possibile definire il proprio cronotipo, ovvero identificare le caratteristiche personali di ciascuno, sulla base dei ritmi di sonno e veglia che appartengono a ciascuno di noi.
È un cronotipo ‘mattiniero’ quel soggetto che, di suo, è abituato a svegliarsi presto la mattina, senza per questo soffrirne più di tanto.
È un cronotipo ‘tiratardi’, invece, quel soggetto lento, tendenzialmente portato a rinviare impegni e decisioni, a cui piace far tardi la notte, generalmente un po’ frastornato al risveglio e per buona parte della mattinata.
In realtà la differenziazione in cronotipi è molto più complessa e, per esigenze di semplificazione descrittiva dei cronotipi dominanti, si è anche provveduto ad una loro classificazione ritagliata sulle caratteristiche comportamentali di animali diversi, tra i quali il gufo o l’allodola, ma anche il leone, il lupo, l’orso, il delfino.
Di fatto, quel che sembrerebbe emergere da un crescente numero di prove è che il cronotipo “tiratardi” ha un impatto significativo sul rischio di sviluppare disturbi dell’umore, obesità, diabete e altre malattie croniche.
Nonostante il vasto potenziale di utilizzo delle informazioni sui cronotipi per la Medicina di Precisione, i fattori che modellano i cronotipi rimangono ancora oggi poco noti.
Cronotipo e microbioma intestinale
In un recente lavoro scientifico si è valutata l’esistenza di un’associazione tra il microbioma intestinale e il cronotipo. In particolare, il confronto dei batteri intestinali nei mattinieri e nei tiratardi ha rivelato due principali gruppi batterici la cui abbondanza differiva tra i cronotipi (Alistipes: elevato nei mattinieri; Lachnospira: elevato nei tiratardi).
Nello studio, dopo aver confrontato la dieta dei diversi cronotipi, si è scoperto che i cibi ricchi di fibre (frutta, verdura) e l’acqua potabile erano importanti nelle diete di chi si svegliava presto, mentre lo zucchero semplice e le bevande zuccherate e ad alto contenuto proteico erano associati a chi dormiva più tardi e si svegliava altrettanto tardi.
Si profila così la possibilità di identificare vie metaboliche associate ai diversi cronotipi con possibilità di identificare modelli dietetici specifici che, agendo sulla comunità microbica intestinale, possa renderci più performanti verso il piccolo jet lag correlato al cambio dell’ora che, al pari del fuso orario, sembrerebbe essere intensamente sofferto da almeno un terzo della popolazione, rispetto ad un altro terzo che lo avvertirebbe molto meno e ad un ultimo terzo che al cambio, piccolo o grande che sia, sembrerebbe restare del tutto indifferente.