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Il microbiota e il “grosso” problema della pancia gonfia

Il microbiota e il "grosso" problema della pancia gonfia

Il microbiota e il “grosso” problema della pancia gonfia

Continua il viaggio esplorativo di ‘Fermenti, il segreto della vita’, alla scoperta della stupefacente galassia, per tanti ancora inesplorata, del microbiota intestinale umano. Nella puntata dedicata al desiderio condiviso della ‘pancia piatta’, parleremo del tema del gonfiore addominale e dei disturbi digestivi correlati, argomento tanto complesso quanto risolvibile se affrontato con le dovute competenze.

“Ho consumato un pasto leggerissimo, eppure mi sento più gonfio di un pallone!”

“E io? Ho solo mangiato un frutto e mi sento lievitare, con la pancia così gonfia che sembro incinta di 6 mesi!”

“A me, non appena finisco di mangiare qualunque cosa, monta nello stomaco una pesantezza insopportabile con tanta aria nell’addome, e poi tachicardia, abbassamento della voce, sapore di metallo in bocca”.

Sono frasi colte al volo, per quanto tutt’altro che infrequenti, frutto di sommesse lamentele rivolte verso l’ignoto da folle inconsolabili di persone afflitte da un male alieno, spesso destinato a rimanere irrisolto.

Sarà lo stress; sarà l’incessante “logorio della vita moderna”; sarà la somatizzazione viscerale di tensioni emozionali; sarà perfino quello che gli appassionati delle definizioni di tendenza chiamano “colon irritabile”. Di fatto ciò che accade è che una presenza ingombrante e un accumulo insostenibile di gas nella pancia generano spiacevoli ed imbarazzanti disturbi intestinali e non solo.

E quel che è peggio è che non basta mangiare senza glutine o escludere il lattosio, e nemmeno eliminare tutta la sfilza di alimenti che gli stregoni delle intolleranze con i loro test fasulli suggeriscono di togliere. Dopo qualche ingannevole parvenza di transitoria miglioria, il ventre ritorna più prominente di prima al punto da non consentire di agganciare i pantaloni o di abbottonare la camicia, ché la pancia, al primo sconfortante tentativo, già deborda dai limiti della decenza. E a quel punto s’insinuano i più misteriosi dei dubbi esistenziali:

  • Avrò mangiato in fretta, senza masticare con la dovuta accuratezza e per il giusto tempo il cibo che, dunque, sarà rimasto in parte indigerito?
  • Sarà stata la mia stitichezza cronica che, avendo rallentato la propulsione del cibo in transito, avrà causato, con la dilatazione di un qualche tratto intestinale, la formazione di sacche gassose?
  • Sarà che avrò trascurato di mantenere tonici gli addominali, per cui il grasso viscerale e lo stesso intestino si sono estesi oltre i loro confini, creando globosità dell’addome?

 

Certo, forse sarà tutto questo, o forse no! Di fatto, a spiegare credibilmente i disagi ed il malessere correlati ad un problema sempre più diffuso, intervengono le crescenti informazioni che la scienza del microbiota continua a fornirci e che travalicano abbondantemente quelle spiegazioni avventurose e parziali che spesso sovraccaricano tante incolpevoli persone di ‘responsabilità’ che, invece, non hanno.

 

UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).

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