
03 Lug Gli effetti del caldo sui farmaci: come fare per evitare pericolosi rischi
Piuttosto ampio è lo spettro delle patologie legate al calore che da forme lievi, come crampi muscolari o eritemi cutanei, possono rapidamente trasformarsi in un colpo di calore potenzialmente letale quando l’esposizione si prolunga per troppo tempo.
Ma le alte temperature sono pure in grado di interferire con altre condizioni, per esempio rendendo problematica l’assunzione dei farmaci. Alcuni medicamenti, infatti, possono rendersi responsabili di reazioni avverse se assunti quando fa caldo. Da qui la necessità di ponderare le terapie nelle giornate afose prestando attenzione ad eventuali disturbi fino a quel momento inediti.
Attenzione a questi farmaci
Figurano, tra i medicinali potenzialmente in grado di nuocere, se assunti in giornate molto calde:
- alcuni ipoglicemizzanti orali come, ad esempio, le glifozine (Forxiga®, Invokana®, Jardiance®);
- farmaci per le dislipidemie con particolare riferimento alle statine;
- antidolorifici contenenti caffeina (Saridon®, neoNisidina®, neoOptalidon®, Tachicaf®);
- antinfiammatori non steroidei, con più diretto riferimento alle molecole di diclofenac; naprossene e ibuprofene;
- immunosoppressori come, ad esempio, Apremilast (Otezia®), usato soprattutto nella patologia psoriasica;
- antibiotici, tra i quali soprattutto la tetraciclina;
- farmaci per il disturbo bipolare come, ad esempio, il litio; ma anche altri antipsicotici come l’aloperidolo (Haldol®) potenzialmente in grado di bloccare i segnali che indicano un surriscaldamento;
- farmaci antiallergici, con particolare riferimento agli antistaminici in grado di perturbare i meccanismi della termoregolazione riducendo la sudorazione;
- farmaci lassativi, in grado di provocare scompensi idro-elettrolitici quando assunti senza controllo;
- farmaci diuretici, in grado di potenziare gli effetti della sudorazione indotta dal calore e, dunque, in grado di indurre disidratazione, ipotensione e, talora, malori e lipotimie;
- betabloccanti e decongestionanti in grado di ridurre il flusso sanguigno verso la pelle, rendendone più difficile il raffreddamento;
- pillole anticoncezionali.
I sintomi da non sottovalutare
Una delle principali motivazioni per cui i medicinali possono risultare controindicati in presenza di alte temperature, risiede nelle loro capacità disidratanti talvolta molto più potenti di quanto non si pensi. Ecco perché diventa fondamentale bere acqua in abbondanza, semmai aggiunta di sali minerali e integrata con frutta e verdura fresca, tanto per prevenire ed eventualmente trattare la disidratazione. Da associare a questi, poi, ci sono anche gli effetti di quei medicinali capaci di ostacolare il fisiologico processo della sudorazione, ciò che a sua volta favorisce l’insorgenza del colpo di calore.
Per quanto non sia facile individuare nitidamente i segnali premonitori di un’eventuale interferenza del caldo sulla terapia farmacologica in corso, i primi sintomi d’allarme ai quali sarà il caso di prestare attenzione, tanto più se non in precedenza avvertiti, possono essere:
- nausea;
- stanchezza e mancanza di energia con difficoltà di concentrazione;
- mal di testa;
- vertigini.
Tra l’altro, antistaminici, benzodiazepine, antidepressivi, antinfiammatori non steroidei come, ad esempio, il Voltaren® o similari, antibiotici come sulfamidici, chinolonici e tetracicline, aumentando fortemente la fotosensibilità, si rendono responsabili di violenti eritemi anche dolorosi. Accade dunque che, esponendosi direttamente al sole durante una terapia con uno di questi farmaci, in pochissimo tempo sopraggiunga una scottatura con pelle, bruciante, rossa e gonfia.
Cosa fare per evitare effetti pericolosi
I suggerimenti da seguire in questi casi son facilmente intuibili, anche perché dettati dall’intelligenza e, comunque, immutabili negli anni: evitare gli esercizi fisici intensi quando fa molto caldo; bere molta acqua; indossare abiti leggeri e larghi; rimanere o casa o riparati in zone ombreggiate nelle giornate afose. E poi prestare attenzione a come ci si sente per segnalare al medico di fiducia eventuali disturbi correlati alla terapia in corso che, comunque, sarà bene non sospendere senza prima averlo consultato.