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Una verità che compie dieci anni

Una verità che compie dieci anni

Una verità che compie dieci anni

Le riflessioni dell’Immunologo Mauro Minelli pubblicate da “Il Quotidiano di Puglia” riguardano i recentissimi fatti di Giustizia che riportano la condanna in primo grado a 7 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per Luigi Pepe, già presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce, principale antagonista, negli anni a cavallo tra il 2012-2013, del Centro IMID a suo tempo istituito dalla Regione Puglia presso la ASL di Lecce. Quella struttura, affidata al Dr. Minelli ed unica nel suo genere in Italia, chiuse definitivamente le proprie attività nel luglio del 2013, in ragione della grave attività persecutoria messa in atto dal locale Ordine dei Medici guidato dal su citato ex-presidente.

Qualcuno l’ha giustamente descritta come ‘vicenda annosa’.

E come non concordare con tale definizione che poggia su quasi sei anni di ‘galleggiamento in sospensione’, attendendo un riscontro, un responso, un barlume di giustizia?

Fino a quando poi la Legge, al termine di un percorso lungo e sofferto, non accende i suoi potenti riflettori su una storia che i ‘distratti’ potrebbero anche continuare a fingere di non ricordare o addirittura di non conoscere, ma che rende finalmente giustizia a coloro i quali quei fatti li han vissuti sulla propria pelle. Riconoscere la rilevanza e il peso che quei fatti han potuto avere sulle persone che ne hanno subito l’intollerabile gravame, appartiene solo alla sensibilità e alla lealtà di chi sa osservare con onestà intellettuale, mantenendosi distante da osservazioni distorte e parziali.

Sta di fatto che la sentenza di primo grado in un processo penale partito nel 2017 è arrivata ed è pesante, tristemente pesante per gli esiti che, a ben pensarci, associa alla sua scia. Tralascio come sempre di buon grado ogni commento a margine delle conseguenze penali che all’annosa vicenda sono legate, essendo certo che di questo sapranno correttamente interessarsi gli organismi disciplinari all’uopo preposti, e provo oggi a soffermarmi solo brevemente su una storia che tra qualche mese compirà 10 anni, un periodo più che sufficiente per riflettere e valutare.

Risale al 23 luglio del 2013, infatti, il momento in cui, dopo avervi trasferito entusiasmo, dedizione, passione, serietà e quella competenza maturata all’ombra dei giganti negli anni della specializzazione universitaria, pensai di porre fine a quella che, oramai, era diventata per me e per chi mi era vicino sofferenza pura.

Era partita nel 2011 quell’esperienza. Non aveva intenzione alcuna di cambiare il mondo. Semplicemente apparteneva a un tentativo, condiviso anche dalle Istituzioni che a diversi livelli ne avevano deliberato la creazione, di sdoganare una modalità di assistenza interattiva e non conflittuale tra figure mediche diverse, una sorta di multi-professionalità integrata per una gestione semplificata di processi clinici generalmente (e inutilmente) complicati.

Il target di riferimento erano i malati cronici affetti da disordini infiammatori immunomediati, praticamente la fascia di malati numericamente più rilevante, quella che assorbe la più gran parte della spesa nei bilanci dei nostri servizi sanitari.

Confesso di avere perfino confidato, in corso d’opera, che gli straordinari risultati di quegli anni potessero vincere la fatica e le resistenze che, intanto, cominciavano a crearsi. E “in parte” sono certo di non essermi sbagliato, considerando le tantissime persone, le migliaia di pazienti che hanno aderito a quell’iniziativa rimasta unica nel suo genere.

Ma era solo “in parte”. L’altra parte, la più infida ed insidiosa, ha finito per convincermi che il mio ottimismo era assolutamente fuori luogo e che quel piccolissimo esperimento, per quanto efficace e convincente seppur seminascosto da una periferia anonima e decentrata, era comunque naufragato.

Non so dire, oggi, quanta felicità abbia portato ai guastatori quell’azione artatamente detrattoria. E, francamente, devo dire che non m’interessa nemmeno di saperlo. Ricordo solo che io ho lasciato il Centro IMID per disonore e sconforto, perseguitato da infamanti accuse. Si è saputo, alla fine, che quelle accuse erano totalmente infondate e che era altrove – e chissà da quanto tempo – il guasto di un sistema in gran parte da ricollaudare.

Ma intanto, dopo 9 anni, il Centro IMID non ha mai più riaperto!

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