19 Nov L’ultimo passo insieme. Morire per scelta e il primato della persona
Una morte che sconvolge, ma che non stupisce, è quella delle due gemelle Alice ed Ellen Kessler, le quali hanno deciso di morire insieme stabilendo, per farlo, la data del 17 novembre. Assistite da un medico e da un legale, anni fa le showgirl si erano rivolte alla DGHS (Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben – Società Tedesca per una Morte Umana) per esprimere la loro ultima decisione consapevole, libera e responsabile.
La commovente e drammatica storia delle Kessler riaccende con forza il dibattito sulla morte programmata. Questa una vicenda, a mio avviso, ci costringe a riconsiderare l’effettiva valenza delle nostre leggi attuali di fronte al diritto di autodeterminazione. La possibilità di scegliere il momento e le modalità del proprio ‘fine vita’ è l’ultima, inalienabile espressione della libertà individuale e della dignità. In questo cruciale passaggio, la decisione non può spettare che alla persona. Il suo desiderio deve avere la priorità assoluta e non può essere giudicato o bloccato da normative o principi morali esterni, come quelli dettati, ad esempio, da una fede religiosa. Tali dottrine, pur importanti, non conoscono la specifica e profonda sofferenza che sta vivendo l’individuo. Il rispetto verso le scelte individuali deve essere garantito fino all’ultimo respiro.
Tuttavia, anche nell’accogliere questo diritto, emergono dilemmi etici che la società non può ignorare. Lo Stato, nella sua laicità, ha il dovere di assicurarsi che la decisione sia veramente libera (e non frutto di pressioni esterne come, ad esempio, il timore di “pesare” sugli altri) e che sia presa con piena consapevolezza. Il valore dell’autodeterminazione, pur essendo un diritto fondamentale, deve coesistere con la necessità di stabilire confini legali chiari per tutelare i più vulnerabili. Eppure, di fronte a un dolore totale e a una scelta lucida, l’etica dovrebbe cedere il passo alla compassione e al coraggio di permettere a ciascuno di scrivere, e concludere, la propria storia.

