03 Apr Torna l’ora legale, un “mini jet-lag” con effetti su tutti
Intervento di Mauro Minelli OrizzonteScuola
La formula per calcolare l’indice di salute di un individuo è semplice, visto che si ottiene dividendo la capacità di compensazione di un organismo (numeratore) per i fattori di disturbo a cui è esposto (denominatore). Ora, la domanda è se l’ora legale può essere considerata uno di questi fattori di disturbo che influenzano il nostro indice di salute. Il tema è: possiamo annoverare anche l’ora legale tra i ‘fattore di disturbo’ capaci di influire sul nostro ‘indice di salute’? Lo approfondisce Mauro Minelli, Specialista in Allergologia e Immunologia clinica e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP), in un articolo dedicato su OrizzonteScuola.
Considerando l’accostamento, oramai più che noto, del cambio dell’ora ad una sorta di mini jet lag, e cioè ad una sindrome del fuso orario in miniatura, per effetto della quale alcuni soggetti subiscono più di altri una brusca alterazione dei fisiologici cicli “sonno-veglia” e “giorno-notte”, c’è da credere che la sopraggiunta asincronia tra l’orologio biologico e il nuovo orario che, giocoforza, scandisce ritmi da riadattare a tempistiche differenti, non sia del tutto scevra da effetti biologici, fisici e sociali anche sui soggetti apparentemente più indifferenti.
In realtà, come per ogni cosa, ci sarà chi di questa variazione sembrerà non accorgersi affatto e chi, invece, lamenterà difficoltà ad addormentarsi alla sera ovvero a svegliarsi al mattino, sonno disturbato con frequenti risvegli notturni, svogliatezza nelle ore diurne con deficit di attenzione, turbe della memoria, umore deflesso, irregolarità nelle ordinarie abitudini alimentari che potranno andare dall’inappetenza ad un aumentato senso di fame, mal di stomaco e digestione rallentata.
Una relazione ancor più negativa al cambio dell’ora, in termini prestazionali, umorali e di complessiva soddisfazione di vita auto-riferita, è stata documentata in coloro che hanno un lavoro a tempo pieno o che, comunque, hanno poche possibilità di adattarsi all’ora legale a causa di orari scarsamente flessibili. Inoltre, dando per scontata l’influenza diretta esercitata sui ritmi circadiani dell’organismo umano dalla differente esposizione alla luce solare, sono numerose le osservazioni che correlano l’avvento dell’ora legale ad ansia e cali di attenzione che possono durare anche giorni con livelli di gravità dipendenti da alcune variabili come lo stato occupazionale, il sesso, l’età, il cronotipo. Altri studi collegano il cambio dell’ora ad un’aumentata probabilità di infarto miocardico, ad una riduzione della produttività, a rendimenti azionari negativi, ad un aumento degli incidenti stradali.
Tra l’altro, studi ancora più recenti chiariscono come il passaggio all’ora legale ad ogni primavera influisca sulla salute non solo subito dopo il cambio dell’ora, ma anche negli otto mesi successivi, prima del ritorno all’ora solare, periodo nel quale il cambio dell’ora fa sì che la luce naturale sia presente, rispetto a tempi invernali, un’ora più tardi al mattino e un’ora più tardi la sera. Se quest’ultima può essere considerata come l’opzione più vantaggiosa dell’ora legale in grado di fornire un’ora di luce in più nella prima serata, c’è da ricordare che la prolungata esposizione alla luce per quasi otto mesi ritarda il rilascio di melatonina da parte del cervello, condizione che a sua volta interferisce con il sonno riducendone complessivamente la durata.
D’altro canto, la luce del mattino, contribuendo a regolare i ritmi naturali del corpo, concilia il risveglio, potenzia le capacità attentive ed è risaputamente in grado di migliorare anche l’umore, verosimilmente per gli effetti della luce sull’aumento dei livelli di cortisolo, ormone che modula la risposta allo stress, o per l’effetto della luce sull’amigdala, localizzata nella parte più interna dei lobi temporali del cervello e funzionalmente coinvolta nella gestione delle emozioni. Tale aspetto acquisisce un peso ancora più rilevante nei bambini e negli adolescenti che, già cronicamente privati del sonno a causa di scuola, sport e varie attività sociali, dovranno alzarsi ed andare a scuola nel buio più totale.
Tuttavia, a voler proprio cercare una motivazione che esuli dal mero ragionamento impostato sul risparmio energetico, quest’intervallo di tempo sospeso del quale torniamo a parlare all’inizio di ogni primavera, quei 60 minuti, quei 3.600 secondi che anche quest’anno avremo sottratti al tempo oggettivo, a ben pensarci sono anche la possibile riscoperta che siamo noi umani a creare il tempo, dandogli forme, dimensioni e ritmi che riflettono ‘la’, e sono espressione ‘della’, vita che viviamo. Ci aiuterà, in questo, avvertire, o magari solo avere la sensazione di avvertire, alcuni disturbi fisici legati al salto di una frazione temporale: potremmo provare a non prendercene cura più di tanto, né a cercare cura. Per un attimo, avremo solo afferrato il tempo e lo avremo riportato al luogo in cui esso è nato. Dentro di noi.