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Ora solare: i costi biologici dietro una scelta politica

Ora solare: i costi biologici dietro una scelta politica

Ora solare: i costi biologici dietro una scelta politica

Il dibattito sull’abolizione dell’ora legale è più che mai attuale, specialmente alla luce delle crescenti preoccupazioni per il benessere e la salute pubblica, come evidenziato dalle posizioni di alcuni leader europei. Sebbene l’introduzione dell’ora legale sia stata storicamente motivata da politiche di risparmio energetico, una visione attenta alla salute suggerisce che i costi biologici per la popolazione potrebbero essere superiori ai benefici economici. Il cambio forzato dell’ora, pur spostando le lancette di soli 60 minuti, genera nell’organismo un fenomeno assimilabile a un ‘mini-jet lag’.

Gli effetti sul corpo umano dell’ora legale

L’essere umano è regolato dai ritmi circadiani, cicli biologici governati da un orologio biologico che sincronizza le funzioni corporee con i cicli naturali di luce e buio. Sul tema interviene su Adnkronos Salute l’immunologo clinico Mauro Minelli e docente di Nutrizione umana alla Lum: la sua analisi segue le parole del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, che in un video diffuso sui suoi canali social ha affermato: «Cambiare l’ora due volte all’anno non ha più senso», auspicando una revisione del sistema.

L’alterazione del ritmo circadiano imposta dal cambio (tra sabato 25 e domenica 26 ottobre le lancette degli orologi sono state spostate dalle 3 alle 2 per il passaggio dall’ora legale a quella solare) crea uno stato di allostasi, ovvero uno sforzo adattivo per l’organismo. Questa mancanza di sincronia tra l’orologio interno e l’ambiente esterno porta a disagi psicofisici transitori: per alcuni giorni, una parte significativa della popolazione sperimenta stordimento, confusione, riduzione della capacità di concentrazione e un generale senso di malessere; alterazione della melatonina (l’ormone che regola il sonno), che peggiora la qualità del riposo. Ma non solo, ci sono dei sintomi a catena: i disturbi possono estendersi al sonno, con difficoltà ad addormentarsi, insonnia o sonno frazionato, e all’umore: ansia e alterazioni con tono dell’umore per lo più deflesso.

Ora solare e ora legale: il dibattito scientifico

Contrariamente a quanto si possa pensare, il nostro organismo sembra subire con maggiore difficoltà il passaggio primaverile (da solare a legale) piuttosto che il ritorno autunnale all’ora solare. L’ora solare (quella invernale) risulta più affine al nostro orologio biologico. Un maggior numero di ore di buio nelle ore serali favorisce la naturale sintesi di melatonina, essenziale per un riposo di qualità. Dormire meglio, a sua volta, garantisce una maggiore concentrazione e migliori prestazioni fisiche e mentali nella vita quotidiana. L’esposizione alla luce è il fattore primario che incide sui ritmi circadiani, e un’alterazione forzata di questo meccanismo può eccedere i limiti omeostatici, rischiando di condurre a conseguenze a lungo termine, come variazioni ormonali o turbe dell’umore. Se da una parte il risparmio energetico può essere considerato un elemento primario nelle politiche di ecosostenibilità, la crescente consapevolezza sui rischi associati alla rottura dell’omeostasi (l’equilibrio biologico) spinge a riconsiderare l’utilità dell’ora legale.

In conclusione, mantenere l’ora solare tutto l’anno significherebbe adottare un ritmo più in armonia con la biologia umana, minimizzando lo stress imposto dal doppio cambio annuale e garantendo una migliore qualità della vita, del sonno e delle performance cognitive per la maggior parte della popolazione.

Forse è il tempo di ascoltare le esigenze del nostro corpo e ripensare, se non all’effettiva utilità dell’ora legale, alla primarietà delle scelte tra salute pubblica e un sempre più discutibile beneficio energetico; questo ragionamento dovrebbe tener conto, ad esempio, che la diffusa adozione di tecnologie a basso consumo come le lampadine a Led ha sensibilmente ridotto l’impatto energetico dell’illuminazione sul consumo totale.

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