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Morire a 14 anni per allergia alle arachidi

Morire a 14 anni per allergia alle arachidi

Morire a 14 anni per allergia alle arachidi

Una giovane turista inglese di 14 anni è morta a Roma lo scorso giovedì 24 ottobre per uno shock anafilattico. La ragazza, in vacanza con i genitori, dopo aver mangiato un dessert in un ristorante del quartiere Gianicolense, si è sentita male. La giovane era allergica alle arachidi e il dolce conteneva tracce di frutta secca.  A nulla sono valsi i rapidi soccorsi e il trasferimento all’ospedale San Camillo di Roma, dove la ragazza è deceduta per le conseguenze fatali dell’anafilassi.

Di seguito è riportato l’approfondimento dell’immunologo Mauro Minelli per l’agenzia di stampa ADN Kronos.

 

Non è affatto una novità, per chi si occupa di allergologia, sapere di casi molto gravi occorsi soprattutto a soggetti giovani che avevano accidentalmente ingerito cibi ai quali erano fortemente allergici. Si tratta di tragici incidenti spesso causati da ingredienti sensibilizzanti “nascosti” nell’alimento ingerito. Tra gli alimenti più a rischio primeggiano le “nuts”, nome quest’ultimo che, al di là delle noci, include genericamente la frutta in guscio con in testa le arachidi, a loro volta in grado di provocare reazioni acute che spesso si manifestano in forma drammatica. Si tratta di fenomeni affatto “dose-dipendenti”, nel senso che nelle allergie alimentari “vere” la reazione può essere determinata dall’assunzione di piccolissime quantità di allergene alimentare che, talvolta, non viene nemmeno ingerito ma addirittura solo inalato perché, magari, presente nell’aria o diffuso coi fumi della cottura.

Ad essere più esposta a tali problematiche è soprattutto la popolazione pediatrica, sia perché tra i bambini più alta è l’incidenza di allergia alimentare, sia perché in quella fascia d’età maggiore è la probabilità di impattare con cibi ad elevato rischio di “allergeni nascosti” come merendine, gelati o caramelle. Diventa, pertanto, fondamentale che il paziente allergico e la sua famiglia siano educati alla lettura e alla corretta comprensione delle etichette. E, d’altro canto, le ragioni per le quali l’allergene nascosto viene ingerito possono certamente dipendere da una “reattività crociata” tra allergeni alimentari diversi o da una cross-contaminazione tra alimenti, ma spesso conseguono ad una scarsa chiarezza delle etichette, ad una incompleta o scorretta indicazione delle sostanze utilizzate, a nomenclature complesse e diverse nei diversi Paesi.

A proposito di reattività crociata è indispensabile che i soggetti interessati o i loro familiari tengano sempre ben presente che una persona allergica deve fare attenzione non solo agli allergeni inalabili a cui è dichiaratamente sensibile, ma anche ad alcuni alimenti che, contenendo gli stessi antigeni presenti nei pollini o negli acari, sono in grado di “crociare” con gli antigeni degli inalanti a cui il singolo individuo è allergico. Per questo è molto importante conoscere il proprio quadro allergologico, anche e soprattutto a partire dalla più giovane età. A proposito di “reattività crociata”, meno conosciuta ma non per questo meno temibile, è quella esistente tra arachide e soia appartenenti entrambi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare considerando le loro apparenze alimentari, alla famiglia delle leguminose ed entrambe in grado di scatenare reazioni allergiche anche molto gravi. L’arachide è, in questo senso, certamente la più pericolosa, se si considera che negli Stati Uniti d’America le arachidi sono probabilmente la più comune causa di morte per anafilassi. Tra gli alimenti che possono contenere arachidi o olio di arachide ci sono sicuramente i prodotti da forno, i cibi in pastella e poi ancora biscotti, cereali per colazione, canditi, piatti cinesi o indiani, dolci, margarina, gelati, formule latte ed altri ancora.

Sul piano allergologico l’arachide include al suo interno almeno 8 allergeni diversi indicati con la sigla comune “Ara h” e numerazione progressiva da 1 a 8. Si tratta di molecole proteiche appartenenti alla famiglia delle cosiddette “proteine di deposito” (o “storage protein”) stabili al calore e alla cottura e, pertanto, in grado di provocare reazioni anche con cibi cotti innescando reazioni sistemiche molto severe, talvolta letali. Nell’ambito di questa grande famiglia di proteine sensibilizzanti, gli allergeni Ara h2, Ara h6, Ara h7 appartengono al gruppo delle “2-S albumine”, Ara h1 a quello delle vicilline e Ara h3 a quello delle legumine.

Queste proteine allergizzanti “stabili”, differentemente da quelle “labili” facilmente degradabili dalla lavorazione, dalla cottura o dagli enzimi presenti nella saliva o nell’intestino, hanno la capacità di arrivare in circolo in forma più o meno intatta dando luogo nei soggetti sensibilizzati a reazioni sistemiche.

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