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Microbiota intestinale e gli effetti dell’alimentazione vegana 3D

Microbiota intestinale e gli effetti dell'alimentazione vegana 3D

Microbiota intestinale e gli effetti dell’alimentazione vegana 3D

Tra gli alimenti ultimamente oggetto di crescente attenzione, spicca anche il pesce che, sebbene comunemente riconosciuto come uno dei nutrimenti più salutari per gli esseri viventi, sta diventando una fonte di controversia. Il dibattito riguarda sia le questioni legate alla sostenibilità della pesca su larga scala, sia gli aspetti etici associati all’arrivo imminente dei suoi sostituti vegetali sugli scaffali dei supermercati.

Un’azienda del food & beverage made in Austria informa del prossimo arrivo sul mercato, compreso quello italiano, di una tipologia di salmone creato artificialmente, addirittura “stampato” in 3D grazie a un robot multifunzione in grado di combinare estratti di alghe e proteine vegetali in un composto che somiglia a un trancio di salmone.

La creazione tridimensionale vegana sembrerebbe perfino appetitosa e il trancio di pesce sarebbe privo di tutti i rischi del prodotto ittico reale, come metalli pesanti e microplastiche di cui purtroppo gli animali marini si nutrono nelle acque contaminate e che, non di rado, finiscono nei nostri piatti.

Sul piano dell’alternativa vegana, in effetti, lo pseudo-salmone si fa apprezzare per il suo contenuto, oltre che di proteine presenti in quantità di circa 10 grammi in 100 grammi di prodotto, anche e soprattutto per il ricco patrimonio di acidi grassi omega-3, distribuiti tra EPA e DHA e provenienti dalla microalga Schizochytrium sp. Cospicuo sembra essere anche il quantitativo di fibra che, in 100 grammi di prodotto finito, sembra essere pari a circa 5 grammi soprattutto rappresentati da chitina e β-glucani a loro volta derivanti dalle micoproteine che, del salmone stampato in 3D, sono l’ingrediente costitutivo quantitativamente più rilevante.

Lasciandoci guidare dall’ispirazione vegana, nei confronti della quale non si ha nulla da obiettare dal punto di vista etico, la nuova creazione, assemblata artificialmente dalle macchine della start-up austriaca, sembra così perfetta da essere paragonabile a un fresco salmone appena pescato nelle acque dei fiordi norvegesi.

Qual è l’effetto potenziale del consumo quotidiano di questi alimenti per chi non è vegano? Qual è il valore per chi si impegna ad esplorare le intricate dinamiche della nutrizione umana, comprese le complesse e affascinanti interazioni con il mondo dinamico, vitale e strategico del microbiota intestinale? Considerando che quest’ultimo, derivante dalla ricchezza di un’ampia ma equilibrata varietà di alimenti, è noto per la sua straordinaria e riconosciuta funzione salutare.

Per preservare la nostra salute senza compromettere l’equilibrio essenziale del vasto ecosistema di ospiti microscopici che risiedono nel nostro intestino, è importante fare riferimento alle numerose evidenze cliniche che suggeriscono l’importanza di seguire un modello alimentare simile a quello dei nostri antenati: la ben nota dieta mediterranea. Questo perché la composizione e l’attività metabolica del microbiota intestinale sono fortemente influenzate dalle nostre abitudini alimentari e si adattano ai cambiamenti nei nostri stili di vita. Non dovremmo vantarci di essere i creatori, gli amanti e i ferventi sostenitori della dieta mediterranea da un lato, mentre dall’altro ci facciamo abbagliare dall’idea di un’alternativa “nuova” che, sebbene possa sembrare teoricamente allettante, si basa su una concezione scientificamente errata. È fondamentale tenere presente che la nostra comunità di micropartner metabolici richiede una vasta gamma di macro e micronutrienti per svolgere al meglio le proprie funzioni, e quindi, dobbiamo assicurare loro un’ampia disponibilità di tali elementi.

L’equilibrio nelle scelte alimentari va sempre cercato non nell’approccio di considerare il cibo come se fosse un farmaco o un integratore, ma piuttosto nella diversificazione degli alimenti locali e stagionali, radicati nella nostra storia e cultura. È importante tenere presente che, quando si seleziona il pesce, non dovremmo concentrarci unicamente sulla sua freschezza o sull’origine marina, ma dovremmo anche considerare la stagionalità e la provenienza. Proprio come la terra, anche il mare segue un ciclo vitale proprio, che non può essere ignorato né trascurato. È ampiamente riconosciuto che la disponibilità di pesce varia durante l’anno.

È essenziale sottolineare che chi non segue una dieta vegana può comunque compiere scelte etiche e sostenibili. Ad esempio, si potrebbe optare per il consumo di pesce di stagione, il quale beneficia sia dell’ambiente che del suo equilibrio, garantendo al contempo la qualità del cibo e contribuendo a risparmiare risorse. Non bisogna trascurare l’ultima considerazione, ovvero che l’innovazione tecnologica potrebbe trovare applicazioni altrettanto vantaggiose nel supportare il settore ittico, consentendogli di operare in modo competente e redditizio attraverso l’adozione delle migliori attrezzature e delle strategie più avanzate da un punto di vista tecnologico, sempre nel rispetto dei principi di sostenibilità, qualità e sicurezza alimentare.

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