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Le vaginiti da candida, alla scoperta del mandante occulto

Fermenti - Il Segreto della Vita: Vaginiti da Candida

Le vaginiti da candida, alla scoperta del mandante occulto

Correva l’anno 1977 quando gli autori di uno studio volto a testare l’ipotesi che la candidosi vaginale fosse associata ad una riserva di questo microrganismo a livello intestinale, affermarono che “la candidosi vaginale non insorge spontaneamente in assenza di candida albicans nell’intestino crasso, e che una cura non è prevedibile fintantoché è la vagina a restare l’unico obiettivo del trattamento”.

La Candida albicans è un fungo, più precisamente un lievito, che molto spesso è presente in piccole quantità nella vagina delle donne senza associarsi ad alcun sintomo. In realtà, si tratta di un fungo ubiquitario perché presente, oltre che sulla mucosa vaginale, anche su quella orale, sulla cute e nell’intestino dove è parte integrante e attiva del cosiddetto “micobiota”, che poi altro non è se non la quota fungina della più nota ‘flora batterica’.

Dunque, il microbiota intestinale non è formato solo da batteri, che presi nel loro insieme compongono il cosiddetto “batteriota”, ma include anche il “virota” ed il “micobiota”, termini che indicano rispettivamente le componenti virale e fungina del complesso ecosistema intestinale.

Ed al micobiota intestinale appartiene, tra gli altri microrganismi, la candida che potrà poi colonizzare massivamente la mucosa vaginale, estendendosi anche a quella vulvare e talvolta alla cervice uterina.

Si sa che le vaginiti da candida possono iniziare a manifestarsi già nell’età puberale, fase della vita in cui entrano in gioco gli estrogeni, ormoni a loro volta implicati nella minore o maggiore proliferazione del fungo. Ma più recentemente, in uno studio condotto su animali di laboratorio, è stato dimostrato che la colonizzazione delle mucose genitali da parte della candida albicans richiede una combinazione tra disbiosi batterica, riduzione della percentuale di neutrofili circolanti nel sangue e disfunzione della barriera intestinale. A tal proposito va pure ricordato che candida albicans produce una specifica tossina citolitica, la candidalisina, che si è visto essere in grado di procurare danno alle cellule della parete intestinale e, dunque, di favorire la successiva traslocazione attraverso una barriera epiteliale non più integra.

Sulla scorta di queste conoscenze si comprende come le infezioni vaginali siano per lo più secondarie al passaggio di microrganismi e componenti microbiche normalmente residenti nel canale gastro-enterico attraverso una parete intestinale divenuta permeabile, come accade nella “sindrome dell’intestino gocciolante” (leaky gut syndrome). E si comprende, altresì, come il mantenimento di un ecosistema intestinale in equilibrio possa rappresentare, anche nelle vaginiti da candida, uno strumento importante a fini sia preventivi che terapeutici.

 

UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).

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