07 Lug Le cistiti e l’asse ‘intestino-vescica’
Sono infiammazioni assai frequenti nelle donne, possono essere ‘recidivanti’ o, peggio, ‘ricorrenti’, si manifestano con un’urgente necessità di urinare talvolta solo poche gocce, con intenso bruciore e talvolta dolore nel corso della minzione, ma anche con una continua sensazione di peso al basso ventre e, in alcuni casi, si caratterizzano per la presenza di sangue nelle urine.
Il riferimento, ovviamente, è alle cistiti, argomento dell’odierna puntata di “Fermenti, il segreto della vita”, l’approfondimento specialistico sulle complesse funzioni del microbiota intestinale, curato dell’immunologo Mauro Minelli e condiviso da ADNKronos Salute.
Alla base degli stati infiammatori che colpiscono la vescica e le vie urinarie e che, quando cronici e ricorrenti, sono in grado di arrecare alle persone coinvolte disagi psicofisici talvolta invalidanti, ci sono per lo più infezioni batteriche riconducibili a microrganismi diversi tra i quali, primo in ordine di notorietà, spicca il famigerato Escherichia coli. Componente della grande famiglia dei Proteobacteria, Escherichia coli è microrganismo che, nelle persone giovani-adulte in complessive buone condizioni di salute, rappresenta da solo almeno il 3% dell’intera flora batterica intestinale, che non è affatto poco.
Dunque, è previsto che Escherichia Coli nell’intestino sia ben presente anche perché, nella sua normale fisionomia di batterio ‘commensale’, è chiamato a svolgere funzioni fisiologiche utili, per esempio, processare gli alimenti che mangiamo o a produrre vitamina K.
Accade però che, per effetto di particolari condizioni favorevoli per lui ma non per l’uomo, tanto più se quest’ultimo dovesse essere immunocompromesso o diabetico o munito di catetere urinario a permanenza, Escherichia coli ma anche altri microrganismi, da commensali, possano trasformarsi in agenti patogeni ‘opportunisti’ capaci, tra l’altro, di trasmigrare dall’intestino, così rendendosi responsabili di patologie a carico di altri distretti dell’organismo come, ad esempio, la vescica e le vie urinarie. Risulta, pertanto, non più sostenibile l’ipotesi secondo cui le cistiti siano esclusivamente conseguenti ad un passaggio di batteri dall’ano all’uretra per semplice contiguità anatomica, essendo possibile un’altra via d’infezione che individua, in un intestino reso permeabile dal danneggiamento delle proprie pareti (Leaky Gut), una causa affatto trascurabile dell’impropria colonizzazione del tratto urinario da parte di microrganismi provenienti da una flora intestinale sbilanciata.
Pertanto, soprattutto nei casi di cistiti ricorrenti spesso infruttuosamente sottoposte a prolungate e talvolta controproducenti terapie antibiotiche, sarebbe opportuno considerare la coesistenza, nel paziente, di problematiche digestive semmai associate a pancia gonfia e/o turbe dell’alvo, al fine di avviare adeguati protocolli terapeutici mirati tanto a curare in maniera specifica e personalizzata la disbiosi intestinale, quanto a prevenire eventuali nuove recidive sostenute, a livello urinario, da microrganismi opportunisti intestinali capaci di dar luogo ad infezioni extralocate.
UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).