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Le Allergopatie: dalla genetica alla clinica

Le Allergopatie, dalla genetica alla clinica

Le Allergopatie: dalla genetica alla clinica

Le malattie immunomediate, anche dette IMID ossia Immune Mediated Inflammatory Diseases, sono malattie tra loro differenti per:

  • la sintomatologia
  • i possibili agenti causali
  • l’organo o l’apparato interessato
  • i diversi esiti di un unico meccanismo generatore di patologia (l’immunoflogosi), comune a tutte le IMID

 

Le IMID sono malattie molto numerose e vanno dalle Allergopatie alle Immunodeficienze, passando per le Vasculiti, la Sarcoidosi, la Malattia granulomatosa cronica, le Artriti, le Gastroenteriti, il mondo della Patologia Autoimmune e tante altre, ma tutte hanno un denominatore comune: una disregolazione del Sistema Immunitario basata su di un background genetico.

In ogni IMID è sempre presente un substrato genetico, sul quale l’ambiente può influire in diversa misura. Pertanto, ogni immunopatia dell’organismo dipende sempre dalla interazione tra fattori genetici e fattori ambientali.

Oggi ci impegneremo ad inquadrare le Malattie Allergiche. 

La “marcia allergica”

La storia naturale della malattia allergica sembra seguire un percorso ben definito denominato Marcia Allergica che si muove in rapporto all’età.

I sintomi età per età della Malattia Allergica

I sintomi prevalenti in bambini di età inferiore ai 2-3 anni si manifestano a livello cutaneo con una dermatite detta “atopica”.

L‘Atopia (dal greco ἀτοπία, cioè “fuori posto”) consiste in una predisposizione genetica a sviluppare reazioni allergiche. E’, dunque, la tendenza, familiare o individuale, a produrre anticorpi detti “IgE” in risposta a basse dosi di antigeni (allergeni) e, di conseguenza, a sviluppare tipiche manifestazioni cliniche come l’asma, la rinocongiuntivite, l’orticaria, la dermatite.

I pediatri di un tempo erano soliti affermare che la dermatite atopica poi guariva con la cosiddetta “età dello sviluppo”.

Vero! Guarisce (o si attenua) la dermatite atopica, ma per lasciare il posto al secondo step della marcia allergica, classicamente rappresentato da disturbi gastrointestinali che successivamente si trasformano, con l’avanzare dell’età, in problemi a carico dell’apparato respiratorio. Contemporaneamente si osserva una graduale deviazione degli anticorpi responsabili delle allergie, da IgE dirette contro gli alimenti, presenti nei primi anni di vita, verso IgE orientate contro agenti inalanti (pollini, spore fungine, acari, epiteli di animali).

Nella patologia allergica, che clinicamente si può manifestare in termini di rinite, asma, allergia alimentare, dermatite atopica, l’avvio è dato dall’allergene che, in un soggetto atopico geneticamente predisposto, stimola la sintesi delle immunoglobuline E (dette sinteticamente “IgE”) che vanno a fissarsi su specifici agganci (detti “recettori”) posizionati sulla superficie di cellule strategiche denominate mast-cellule (o mastociti). Quando lo stesso allergene ritornerà di nuovo nell’organismo, esso si legherà alle IgE agganciate alle mast-cellule provocandone la rottura con rilascio di sostanze infiammatorie, tra le quali spicca l’istamina. Ha inizio, così, una progressiva escalation infiammatoria (“immunoflogosi”) che porta alla sintomatologia clinica nella sede in cui è avvenuto l’incontro tra l’allergene scatenante ed il complesso “IgE-mast-cellula”.

E che l’istamina sia, di questo complicato meccanismo, uno dei principali elementi effettori, lo dimostra il fatto che il farmaco più frequentemente usato per trattare i disturbi dell’allergia sia un “anti-istaminico”. 

La reazione IgE-mediata, pur rappresentando il momento iniziale di quell’intricato puzzle che è il meccanismo della “immunoflogosi allergica”, di quel puzzle è solo un primo tassello. I numerosi e vari mediatori chimici che, oltre all’istamina, vengono rilasciati dalle mast-cellule danneggiate richiamano altre cellule infiammatorie tra le quali, per esempio, eosinofili e basofili, che assumono in proprio la gestione della immunoflogosi avviando i percorsi della sua cronicizzazione.

I geni coinvolti nell’atopia sono numerosi e possono variare non solo da soggetto a soggetto, per cui si parla di “eterogeneità genetica”, per quanto possano essere pure a seconda dell’etnia e dell’ambiente.

Ma anche se il fattore iniziale deriva soprattutto dalla predisposizione genetica, nell’atopia sono operanti altri fattori predisponenti, quali l’inquinamento atmosferico, una presenza massiva di allergeni e, perfino, l’eccesso d’igiene.

Geni e ambiente: ipotesi igienica

A tal proposito è stata formulata la cosiddetta “ipotesi igienica” che integra dati genetici ed epidemiologici nell’ambito dell’esposizione ambientale. Tale ipotesi è stata per la prima volta proposta in una pubblicazione del 1989 per spiegare l’inversa relazione tra composizione familiare, status socio-economico e suscettibilità a malattie allergiche.

Il meccanismo suggerito è basato sulla supposizione che i livelli di igiene sono più bassi e, quindi, i livelli di esposizione batterica sono più elevati tra i gruppi di popolazione a livello socioeconomico più basso. L’ipotesi suggerisce che l’aumentata esposizione microbica durante l’infanzia nell’ambito di gruppi di popolazione meno abbienti, orienta l’attenzione del sistema immunitario molto più sui batteri che non su pollini e acari. Ne consegue, secondo gli autori di quella pubblicazione, che migliori condizioni igieniche favorirebbero un maggiore sviluppo di allergie.

Le malattie infettive avrebbero per millenni impegnato il sistema immunitario dell’uomo nella produzione di anticorpi diretti contro i più svariati agenti infettivi. La progressiva diminuzione delle malattie infettive raggiunta nei paesi maggiormente civilizzati soprattutto grazie ai vaccini e alle terapie antibiotiche, avrebbe portato ad una maggiore disponibilità del sistema immunitario alla sintesi di anticorpi responsabili di allergie (IgE) per deviazione della risposta da anti-infettiva ad anti-allergica.

Diagnosi di atopia

Per la diagnosi di atopia sono comunemente impiegati estratti allergenici per i test in vivo (Prick-test) e in provetta (RAST) che provengono da fonti allergeniche ben definite (pollini, acari, alimenti). La qualità di questi estratti è migliorata sempre più nel corso degli anni, ma ancora oggi presentano svantaggi e limiti difficilmente eliminabili.

Allergologia molecolare

Negli ultimi anni l’avvento dell’allergologia molecolare ha permesso di raggiungere un’alta sensibilità nel riconoscimento dell’allergene realmente responsabile dell’allergia.

Nell’allergologia molecolare viene misurata la sensibilizzazione non all’antigene in quanto tale, ma alle singole molecole allergeniche che in esso sono contenute. Grazie a queste metodiche è possibile ottenere un quadro dettagliato del profilo delle IgE del paziente, in modo da valutare il rischio di allergia e spiegare i sintomi dovuti alla “reattività crociata” tra allergeni diversi.

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