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L’asse intestino-polmone: batteri buoni dell’intestino vs malattie respiratorie

Microbiota e malattie respiratorie

L’asse intestino-polmone: batteri buoni dell’intestino vs malattie respiratorie

In questa quarta puntata di Igea raccontiamo i progressi scientifici nella comprensione del microbiota polmonare e delle sue profonde interazioni  con il microbiota intestinale.

Sono tante le evidenze che avvalorano l’esistenza di un “asse intestino-polmoni”, da intendersi come una vera e propria connessione bidirezionale tra il microbiota polmonare e quello intestinale. Non a caso il trapianto di microbiota intestinale ha dimostrato di modificare la composizione del microbiota polmonare. Anche il sistema linfatico sembrerebbe essere coinvolto in questo interscambio visto che, in caso di infiammazione, cellule linfoidi residenti nell’intestino possono traslocare a livello respiratorio.

La disbiosi, ovvero il disequilibrio del microbiota intestinale che può derivare, ad esempio, da cambiamenti nella dieta, da patologie varie o da terapie antibiotiche, influisce negativamente sulla composizione del microbiota polmonare, sulla funzione immunitaria e sulla fisiologia dell’organismo ospitante e può predisporre a malattie respiratorie. Lavori scientifici condotti in tal senso hanno evidenziato, ad esempio, come una minore biodiversità nella composizione del microbiota intestinale con significativa riduzione di batteri “amici” produttori dei buoni acidi grassi a catena leggera (SCFA), si traduca in un aumentato rischio di asma e fibrosi cistica nei bambini. A questo proposito, gli studi hanno dimostrato che la funzione polmonare e l’immunità potrebbero essere influenzate dalla fibra alimentare fermentabile (dalla quale i batteri ricavano gli SCFA) che influisce sulla composizione del microbiota intestinale e sul suo profilo metabolico. Da qui la deduzione, pure questa avanzata dalla recente letteratura scientifica di settore,  secondo la quale una dieta ricca di fibre ridurrebbe la gravità  delle malattie respiratorie opportunamente modulando la disponibilità di mediatori infiammatori che in quelle malattie intervengono.

Esiste, quindi, una relazione tra il microbiota intestinale e l’immunità polmonare.

Ma la flora microbica che alberga nell’intestino, oltre ad influenzare il microbiota delle vie respiratorie, l’immunità e la resistenza polmonare, influenza direttamente l’apparato gastro-enterico rispetto al rischio di contrarre localmente, e cioè nel distretto intestinale, infezioni sostenute da virus più tipicamente respiratori. Esempio emblematico in tal senso è stato e continua ad essere, tanto più con le varianti più recenti, l’infezione da covid-19 nella quale nonostante il principale bersaglio del virus Sars-cov-2 sia costituito dalle vie respiratorie, il coinvolgimento di altri organi appare sempre più evidente. In particolare, il tratto gastrointestinale rappresenta un frequente target, come dimostrato dall’esistenza di disturbi gastrici e dal ritrovamento di RNA Sars-cov-2 nelle feci dei pazienti affetti da covid. Come dire che anche nella gestione di talune malattie a prevalente coinvolgimento polmonare, il sistema gastrointestinale deve essere considerato sede di infezione e trasmissione.

In conclusione, la conoscenza della composizione e del ruolo del microbiota intestinale oltre che polmonare nel sistema immunitario potrebbe essere preziosa per suggerire finalmente approcci terapeutici aggiuntivi alle terapie più canoniche, per influenzare il decorso e la gravità della malattia e per valutare la possibilità di interventi preventivi e diagnostici più efficaci.

 

UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).

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