
02 Ago Infezioni e intossicazioni: quali differenze?
Ci sono quelle eventualmente generata da ingestione di alimenti contaminati da microrganismi vivi e vitali capaci di liberare tossine durante il loro transito intestinale, e ci sono quelle derivanti dall’assunzione di alimenti che, pur non contenendo batteri al momento della loro ingestione, sono in grado di generare nel consumatore disturbi anche molto gravi in ragione di tossine microbiche in essi contenute.
Di questi eventi, rispettivamente distinguibili in “infezioni alimentari” e “intossicazioni”, sarà sempre il caso di ricordarsene nel momento in cui le occasioni dell’estate dovessero farci trovare nel bel mezzo di un buffet imbandito per l’aperitivo o per un dopo-cena, o per il classico rinfresco in una cerimonia, oppure per una tavolata allestita in un locale “all you can eat”. E’ proprio allora che, mettendo da parte l’idea di ‘quanto’ riempire il piatto, occorrerebbe concentrarsi sul pensiero dominante di ‘come’ riempirlo. Si, perché in difetto anche solo di una delle poche ma indispensabili regole basiche dell’igiene, quei piatti invitanti preparati in serie possono diventare fonte subdola, per quanto stuzzicante, di ‘malattie alimentari’, con prevalenti disturbi gastrointestinali segnati da vomito, diarrea, dolori addominali e talvolta anche febbre. Nello specifico, crescite batteriche incontrollate – e dunque rischiose per il consumatore – possono verificarsi facilmente tanto con prodotti caseari a base di latte non pastorizzato, quanto con le carni servite fredde dopo essere state cucinate in sughi umidi o anche con carni crude o poco cotte. A proposito di cibi crudi, oltre al ben noto rischio di parassitosi da anisakis simplex correlato all’assunzione di pesce non adeguatamente abbattuto, va anche ricordato che il pesce crudo, quando non correttamente pulito, eviscerato e conservato, può trasformarsi in veicolo di infezioni batteriche.
Di fronte ad un buffet, un’attenzione particolare andrà pure riservata a quelle pietanze allestite con uova e derivati o con maionese che, se esposte per più di qualche ora ad una temperatura superiore ai 5°C, saranno destinate ben presto a diventare, per qualche incauto consumatore, causa di possibile ‘imbarazzo viscerale’.
Purtroppo non è facile discriminare la qualità del cibo semplicemente guardandolo, ma il colore, l’odore e il primo sapore immediatamente evocato dall’assunzione di un alimento, possono rappresentare importanti elementi guida per una scelta accorta.
Di questi tempi la consapevolezza globale sulla sicurezza alimentare è certamente aumentata, ma è necessario continuare ad impegnarsi per far sì che ogni persona abbia accesso a cibo sicuro e nutriente.
UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).