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I bambini, l’influenza… e la primaria importanza dei vaccini

L'influenza nei bambini: uno studio approfondito

I bambini, l’influenza… e la primaria importanza dei vaccini

È risaputo che l’influenza abbia un peso significativo sulle famiglie. Quando coinvolge i bambini, specialmente, le ripercussioni sulle famiglie si amplificano in termini sia sociali che salutistici. Nei casi più gravi, infatti, i piccoli pazienti possono necessitare di ricoveri ospedalieri, il che comporta inevitabilmente l’assenza da scuola e, di conseguenza, anche l’impossibilità dei genitori di svolgere regolarmente le proprie attività professionali.

Lo strumento più efficace oggi disponibile per evitare o comunque limitare le complicanze dell’influenza rimane senza dubbio la vaccinazione. Questa viene, già di fatto consigliata alle mamme in attesa, poiché la gravidanza stessa può essere, di suo, una condizione che aumenta il rischio di complicanze legate all’influenza. Ma la vaccinazione della madre, oltre a proteggerla, è anche in grado di conferire al feto una preziosa immunità “passiva” visto che, nei primi mesi di vita, il neonato potrà giovarsi di anticorpi protettivi circolanti derivanti dalla vaccinazione della madre. Il neonato, infatti, nei suoi primi mesi di vita non potrà essere vaccinato contro l’influenza, restando così scoperto rispetto a questo rischio proprio nel periodo che coincide con l’immaturità del suo sistema immunitario e, dunque, con la reale incapacità di produrre da sé anticorpi necessari per difendersi.

Nel corso del primo anno di vita il bambino andrà gradualmente a perdere l’immunità indotta dalla vaccinazione materna e inizierà autonomamente a produrre cellule immunocompetenti sue proprie, rappresentate da linfociti T e B detti “naive” in quanto “inesperti”, per non aver avuto ancora alcun contatto con il virus.

Al raggiungimento del sesto mese di vita, tuttavia, sarà possibile effettuare la prima vaccinazione antinfluenzale che consisterà nella somministrazione di due dosi di vaccino distanziate di almeno un mese nell’arco della stessa stagione. Già dalla stagione successiva, il bambino potrà ricevere una singola dose di vaccino, proprio come accade per gli adulti.

All’età di sei mesi è possibile somministrare ai neonati un vaccino inattivato che sarà in grado di evocare una risposta immunitaria circolante specifica di breve durata e della quale non resterà memoria. La memoria immunitaria verrà, invece, efficacemente e stabilmente evocata con la somministrazione del vaccino vivo attenuato, praticabile a partire dai 2 anni di vita. Sarà questa vaccinazione a porre le basi per un’adeguata risposta anticorpale nel caso in cui il bambino dovesse entrare in contatto con il virus influenzale. In tale circostanza, infatti, il sistema immunitario sarà capace di rispondere all’aggressione virale grazie all’immediata produzione di anticorpi che si renderanno subito disponibili.

La vaccinazione, dunque, rappresenta lo strumento più efficace per proteggere i bambini e i loro familiari, tanto più in un periodo dell’anno in cui si moltiplicano acciacchi e affezioni respiratorie magari suscettibili di diagnosi imprecise. Per cui potrebbe accadere che i sintomi dell’influenza vengano interpretati come sintomi legati ad infezioni batteriche, per le quali saranno magari somministrate terapie antibiotiche del tutto fuori luogo.

La copertura con vaccino anti-influenzale consente al bambino di difendersi dall’infezione in maniera efficace perché mirata e precisa, evitando anche complicanze e sovrainfezioni. Dopo le sbornie farneticanti di chi ancora oggi prova a riproporre intrugli di zenzero e curcuma per contrastare pericolose infezioni virali, non smettiamo di usare con responsabilità, attenzione e competenza parole e strumenti operativi validati e sicuri per non vanificare 3000 anni di gloriosa sapienza medica!

L'influenza nei bambini: uno studio approfondito

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