12 Lug Dieci cose da sapere sull’ipercolesterolemia: cosa è e come prevenirla
Differentemente da quel che, a prima vista, si potrebbe immaginare, il colesterolo è molecola, in parte prodotta dal fegato ed in parte introdotta con la dieta, in grado di svolgere funzioni strategiche per l’organismo umano. In effetti, oltre ad intervenire nella regolazione degli scambi di sostanze vitali per le cellule, il colesterolo è sostanza fondamentale per la sintesi degli ormoni steroidei, degli ormoni sessuali, della vitamina D. Inoltre, il colesterolo ha un’importante funzione nei processi digestivi, visto che il fegato lo converte in sali biliari, sostanze che, per quei processi, risultano indispensabili.
A seconda delle proteine che lo veicolano, è possibile distinguere un colesterolo LDL (a bassa densità lipoproteica) e un colesterolo HDL (ad alta densità lipoproteica). Accade che quest’ultimo (High-Density-Lipoprotein o, più comunemente, “colesterolo buono”) agisca come una sorta di spazzino capace di ripulire le arterie da eventuali accumuli di grasso che, in seguito, verranno riportati al fegato per essere eliminati con la bile. Accade, al contrario, che le lipoproteine a bassa densità (Low-Density-Lipoprotein o LDL, comunemente definite “colesterolo cattivo”), nel convogliare le sostanze grasse dal fegato verso i tessuti periferici, ne rilascino eventuali quantità in eccesso nelle arterie il cui calibro ed elasticità andranno progressivamente a ridursi con conseguente incremento del rischio cardiocircolatorio.
L’ipercolesterolemia, ovvero l’elevata concentrazione di colesterolo nel sangue, è pertanto una condizione patologica, conseguente ad un’alterazione nel metabolismo dei grassi, che comporta gravi rischi per la salute del paziente. È, dunque, importante conoscere oltre ai valori di riferimento del colesterolo, le buone regole per poterne correttamente modulare la gestione.
1) Si parla di ipercolesterolemia quando la quantità di colesterolo nel sangue supera i 200 mg/dl. Per il colesterolo “cattivo” viene considerato ottimale un valore ematico compreso tra i 100 e i 130 mg/dl. Per il colesterolo “buono”, invece, il valore ottimale in una persona adulta viene considerato pari o superiore a 60 mg/dl.
2) Non è mai facile riconoscere i sintomi correlati ad una ipercolesterolemia, tanto più nelle fasi d’esordio della patologia. Un’eccezione può essere rappresentata dalle rare forme di “ipercolesterolemia familiare omozigote” nelle quali potranno evidenziarsi, già in giovanissima età, accumuli di grasso nella cute (“xantomi”) soprattutto in corrispondenza dei glutei, delle ginocchia, dei gomiti, delle mani, oppure sui tendini o sulle superfici articolari, talvolta sulle palpebre (xantelasmi). Nelle varietà non familiari, queste formazioni possono generarsi in persone con ipercolesterolemia che sia decorsa a lungo su livelli ematici particolarmente elevati.
3) Col tempo, il colesterolo circolante in elevate quantità tende a depositarsi anche all’interno dei vasi sanguigni là dove induce, per accumulo progressivo, la formazione delle cosiddette “placche aterosclerotiche”. Si tratta di formazioni grasse che, via via consolidandosi, porteranno ad una riduzione dell’elasticità e del calibro vascolare con conseguente diminuzione del flusso sanguigno e, dunque, del trasporto di ossigeno ai tessuti. Tutto ciò, evidentemente, aumenterà il rischio di angina, ictus o infarto a seconda dei distretti corporei interessati dal processo patologico.
4) Diversi sono i presìdi terapeutici a cui oggi è possibile ricorrere per normalizzare e stabilizzare l’ipercolesterolemia. Al di là dei molti prodotti nutraceutici contenenti, per esempio, monacolina K e berberina, ci sono tanti farmaci che possono essere utilizzati appositamente come, ad esempio, le statine, l’ezetimibe, l’acido bempedoico, fino ai diversi farmaci biotecnologici dall’evolocumab all’inclisiran.
5) Ma, ancor prima dei farmaci, la strategia migliore per combattere l’ipercolesterolemia è certamente rappresentata dalla prevenzione che si traduce fattivamente in una riduzione di tutti i possibili fattori di rischio. In primissima istanza rientrano tra questi, eventuali condizioni patologiche inclusive di malattie metaboliche come il diabete o l’iperuricemia, le disfunzioni tiroidee con particolare riferimento all’ipotiroidismo, le epatiti o le cirrosi, l’insufficienza renale.
6) Altro punto fondamentale della prevenzione è il mantenimento di uno stile di vita sano ed equilibrato nel quale non può esserci spazio per gli eccessi, siano essi riferiti al fumo, all’alcol, alle alterazioni dei fisiologici ritmi dell’organismo, e fino agli abusi alimentari. Importantissimo è l’esercizio fisico, essenziale per il benessere del corpo e soprattutto per la salute dell’apparato cardiovascolare. Muoversi regolarmente, aumenta i livelli di colesterolo HDL, riducendo i livelli di colesterolo LDL nell’organismo.
7) Il più importante suggerimento dietetico da offrire ad una persona con ipercolesterolemia, è quello di prevedere una subitanea riduzione della quantità di grassi di provenienza animale come il burro, il lardo o lo strutto, a vantaggio di pasti preparati con metodi di cottura semplici (al forno, al vapore, alla piastra), con semplice aggiunta di oli vegetali polinsaturi o monoinsaturi, come l’olio extravergine di oliva. Quest’ultimo, grazie anche ai polifenoli di cui è ricco, annovera, tra i suoi tanti effetti benefici, anche quello ipocolesterolemizzante.
8) La carne può essere consumata in caso di ipercolesterolemia, tanto quella bianca quanto anche quella rossa, magari preferendo tagli magri ed eliminando l’eventuale grasso visibile. Sarà, tuttavia, il caso di escludere insaccati e uova in quanto fonti importanti di grassi saturi. Inoltre, è fondamentale preferire il latte scremato o parzialmente scremato al latte intero.
9) Lo scopo di una dieta sana dovrebbe essere quello di mantenere o di ritrovare un’alimentazione equilibrata e varia, ricca di frutta e verdura, ottime fonti di fibre a loro volta utili nel ridurre l’assorbimento intestinale del colesterolo. Allo stesso modo, proficuo risulta l’inserimento nella dieta giornaliera di altri alimenti dall’effetto ipocolesterolemizzante come i cereali integrali, da preferire ai cereali raffinati, ma anche i legumi la cui assunzione è consigliata almeno per 3-4 volte a settimana.
10) Via libera anche al consumo di pesce, importante fonte di omega- 3 che diversi studi scientifici oramai associano ad un miglioramento del rapporto tra le frazioni LDL/HDL del colesterolo. L’assunzione di pesce è raccomandata 2-3 volte a settimana, prediligendo quello azzurro, mentre il consumo di molluschi e crostacei deve essere ridotto a non più di una volta a settimana.
UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).