08 Set Dai batteri buoni della flora intestinale, nuove prospettive di cura per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e altre neuropatie
Correva l’anno 1853 quando lo scrittore Sydney Whiting nel suo libro ‘Memoirs of a Stomach’ scriveva “…e tra me e quell’individuo – il signor Brain – si era stabilito un doppio filo elettrico, grazie al quale io potevo, con la massima facilità e rapidità, raccontargli tutti gli avvenimenti della giornata, e anche lui poteva trasmettermi i suoi sentimenti e le sue impressioni”.
È nota, dunque, da tempo ed è oramai universalmente riconosciuta l’esistenza di un asse bidirezionale ‘intestino-cervello’ (‘gut-brain-axis’) mediante il quale l’intestino comunica con il cervello e viceversa. In quest’asse si inserisce il microbiota intestinale, al quale è stato riconosciuto un ruolo nella regolazione dell’ansia, del dolore e del comportamento, oltre che nell’insorgenza di disordini del sistema nervoso centrale.
Il microbiota intestinale può, difatti, modulare le attività di quel sistema attraverso molteplici meccanismi, tra i quali:
- la stimolazione diretta di fibre nervose, come quelle del nervo vago;
- l’azione favorente il rilascio di ormoni, come la serotonina, da parte delle cosiddette cellule ‘enteroendocrine’. Questi ormoni, oltre ad agire sui nervi circostanti, entrano anche nel circolo sanguigno. La serotonina prodotta a livello intestinale rappresenta oltre il 90% della quantità corporea totale e, oltre ad agire da neurotrasmettitore, è anche in grado di regolare diverse funzioni, tra cui motilità intestinale, attività secretoria, aggregazione piastrinica indispensabile nei fisiologici processi della coagulazione, sviluppo osseo e funzione cardiaca.
Tra l’altro, è anche noto che alcuni batteri intestinali possono essi stessi produrre neurotrasmettitori come, ad esempio, il GABA che viene prodotto da specie di lattobacilli ed è implicato in diversi aspetti della funzionalità gastroenterica, dalla motilità intestinale, alla secrezione acida dello stomaco, allo svuotamento gastrico e fino alla percezione di dolore viscerale.
Analogamente, è stata anche dimostrata la capacità di alcuni batteri intestinali di produrre noradrenalina, dopamina (es: Bacillus e Serratia), serotonina (es: Streptococcus, Escherichia ed Enterococcus) ed anche ossido nitrico coinvolto nella resistenza allo stress.
Più di recente, sulla scia di questo straordinario filone di ricerca, un numero crescente di studi identifica perturbazioni della microflora intestinale alla base di diverse patologie neurodegenerative, tra le quali la sclerosi multipla, la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Pertanto, una corretta regolazione del rapporto ‘microbiota-ospite’ continua ad essere considerato come un efficace strumento preventivo o terapeutico per diverse malattie, tra le quali quelle neurodegenerative.
La ricerca più attuale si è concentrata sull’uso dell’integrazione probiotica per contrastare le condizioni di disbiosi con l’obiettivo di stabilizzare, per esempio, i deficit cognitivi nella malattia di Alzheimer, ma anche gli effetti devastanti della degenerazione dei neuroni motori a livello cerebrale e/o midollare nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Di grande interesse, in tal senso, sono i risultati recentissimi di una sperimentazione che ha felicemente concluso la sua fase I e che potrebbe aprire la strada a una innovativa possibilità di trattamento per una grave malattia ad oggi del tutto orfana di cure realmente efficaci.
È questo il tema di questa nuova puntata di “Fermenti, il segreto della vita”, l’approfondimento specialistico sulle complesse funzioni del microbiota intestinale, curato dell’immunologo Mauro Minelli e condiviso da ADNKronos Salute.
UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).