11 Lug Caldo tropicale – Sopravvivere ai 40 gradi si può: ecco come fare
Quanto è davvero sconvolgente pensare di vivere con 40°C? Ovvero, più che pensare ad una canicola afosa ed opprimente come ipotesi estemporanea, quante altre estati dovremo attraversare prima di cominciare a convincerci del fatto che quello dell’innalzamento delle temperature potrebbe non essere affatto un episodico evento straordinario, ma semmai un processo irreversibile che di fatto è già iniziato?
Ci sono realtà evolute – Dubai è tra queste – nelle quali, oramai da tempo, l’organizzazione della vita sociale nei mesi più caldi è stata pensata e complessivamente strutturata in maniera tale da minimizzare l’esposizione dei cittadini all’aria aperta, essendo fruibili tutti i servizi (trasporti inclusi) all’interno di un grande network interconnesso ed interamente climatizzato.
Da noi ancora no. Decisamente no. Le preannunciate ondate di gran caldo portano con sé, già nelle premesse, una lunga filiera di disagi a partire da quelli classicamente subiti da chi, dopo ore di lavoro in ambienti dotati di aria condizionata, affronta le temperature infuocate dell’auto lasciata nei parcheggi sotto il sole.
Un rimedio, certamente tra i più efficaci per arginare le eventuali défaillances di un’estate rovente, viene intanto dalla tavola dove, ora più che mai, il modello mediterraneo dovrebbe farla da padrone senza per questo cedere al veganismo tout court. Che, tradotto nei fatti, vuol dire bere tanta acqua e consumare alimenti semplici come cereali integrali, frutta, verdura, legumi, frutta secca con moderazione, pesce per almeno 3 volte a settimana, uova tra 2 e 4 a settimana. Lo spazio per alimenti processati deve essere davvero risicato: niente (o quasi) prodotti pronti, confezionati, in scatola, pochi dolci, pochi alcolici e carni rosse e salumi ricchi in sale e conservanti.
Bisogna, prima di tutto, non perdere di vista la salute del nostro intestino, porta d’ingresso e transito verso l’interno dei principali micro- e macro-nutrienti, come vitamine, sali minerali, proteine, carboidrati e lipidi. In realtà, tutto questo non dovrebbe essere limitato ai soli mesi estivi quando, cioè, le temperature aumentano. È mantenendo in equilibrio l’ecosistema intestinale, ossia l’insieme delle funzioni e delle interazioni tra la barriera mucosale, il sistema immunitario locale e la microflora intestinale, che si rimane in salute e si è capaci di affrontare senza cedimenti anche il caldo. D’altro canto, qualsiasi evento che intervenga ad alterare ognuna di queste componenti genera squilibrio con il conseguente instaurarsi di spiacevoli disturbi locali e sistemici.
Ed è ancora più importante ricordarsi di questo equilibrio quando le occasioni dell’estate ci pongono nel bel mezzo di un buffet imbandito per l’aperitivo o per un dopo-cena, o per il classico rinfresco in una cerimonia, oppure per una tavolata allestita in un locale “all you can eat”. È proprio allora che, distraendosi dall’idea di ‘quanto’ riempire il piatto, occorrerebbe concentrarsi sul pensiero dominante di ‘come’ riempirlo.
Sì, perché, in difetto anche solo di una delle poche ma indispensabili regole basiche dell’igiene, quei piatti invitanti preparati in serie possono diventare fonte subdola, per quanto stuzzicante, di tossinfezioni alimentari causate da microbi patogeni o da loro tossine, con sintomatologia prevalentemente (ma non esclusivamente) di tipo gastroenterico caratterizzata da vomito, diarrea, dolori addominali e talvolta anche febbre. D’altro canto, crescite batteriche incontrollate, e dunque rischiose per il consumatore, possono verificarsi facilmente tanto con prodotti caseari a base di latte non pastorizzato, quanto con le carni servite fredde dopo essere state cucinate in sughi umidi o anche con carni crude o poco cotte. A proposito di cibi crudi, oltre al ben noto rischio di parassitosi da anisakis simplex correlato all’assunzione di pesce non adeguatamente abbattuto, va anche ricordato che il pesce crudo, quando non correttamente pulito, eviscerato e conservato, può trasformarsi in veicolo di infezioni batteriche.
Di fronte ad un buffet, un’attenzione particolare andrà pure riservata a quelle pietanze allestite con uova e prodotti derivati o con maionese che, se esposte per più di qualche ora ad una temperatura superiore ai 5°C, saranno destinate ben presto a diventare, per qualche incauto consumatore, causa di possibile ‘imbarazzo viscerale’. Un’ultima annotazione va riservata proprio agli ‘affamati’, arrembanti avventori disaccorti di quel che un buffet abitualmente espone pur con apparente cura. Vero è che non è facile discriminare la qualità del cibo semplicemente guardandolo, ma il colore, l’odore e il primo sapore immediatamente evocato dall’assunzione di un alimento, siano elementi guida di una scelta accorta che potrà supplire con efficacia quel che l’improvvisazione e le scarse competenze talvolta propinano con la tacita complicità della calura estiva.
Intervento di Mauro Minelli su AdnKronos Salute