Dietologia e benessere intestinale
Già Ippocrate (460-377 a.C.) scriveva: “Siamo ciò che mangiamo”.
Più tardi, nel 1862, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1804-1872) proclamava l’inscindibile unità tra psiche e corpo, per cui per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio, fino ad asserire che “l’uomo è ciò che mangia”.
L’essenza fisica e spirituale dell’uomo deriva dal suo cibo: ogni singola molecola dell’organismo si plasma mediante l’assimilazione delle molecole alimentari.
L’uomo è un organismo molto complesso che vive in simbiosi con altri organismi, essenziali per la sua esistenza e fondamentalmente rappresentati dai molteplici componenti della flora batterica intestinale (microbiota) che contribuiscono al “benessere intestinale” – e poi anche globale – del soggetto ospitante.
Concetto e pratiche del benessere intestinale
Il benessere intestinale insieme ad un appropriato stile di vita risultano essere fondamentali per prevenire molte patologie. In effetti, la salute ed il benessere dell’individuo sono strettamente dipendenti dall’equilibrio dell’ecosistema intestinale. Qualsiasi modificazione dell’attività dei vari componenti il microbiota provoca uno sbilanciamento che favorisce il manifestarsi di condizioni patologiche. L’equilibrio tra i componenti delle specie batteriche costituenti la flora intestinale risulta essere, quindi, di primaria importanza quando improntato ad una prevalenza dei tipi batterici protettivi rispetto a quelli potenzialmente dannosi (ordinariamente tenuti sotto controllo dal sistema immunitario), comunque utili ma capaci di diventare pericolosi in particolari condizioni. Tale composizione assicura, tra l’altro, la realizzazione efficiente e benefica delle attività che si svolgono nell’intestino.
Quando questo equilibrio viene meno si instaura una situazione definita disbiosi, potenzialmente prodotta da fattori molteplici in grado di perturbare l’equilibrio intestinale e di dar luogo a sintomi diversi più frequentemente rappresentati da turbe dell’alvo (diarrea/stipsi), gonfiore addominale, flatulenza, difficoltà digestive, fino alla comparsa di vere e proprie patologie codificate come tali a carico dell’apparato intestinale o anche di organi e tessuti extra-intestinali.
Tra i tanti fattori potenzialmente in grado di ingenerare una disbiosi vanno certamente menzionati lo stile alimentare, l’età, lo stress psico-fisico, gli stati infiammatori di lunga decorrenza, eventuali pratiche chirurgiche che abbiano coinvolto il distretto gastrointestinale e, comunque, malattie specifiche a carico di quel medesimo distretto, eventuali allergie e/o intolleranze alimentari, infezioni virali, batteriche o parassitarie, assunzione prolungata di antibiotici e/o antisecretori.
Risulta pertanto necessaria, ai fini del mantenimento di uno stato di benessere intestinale, l’adozione di una opportuna dieta, intesa non solo in termini di piano alimentare, ma anche e soprattutto in termini di corretto stile di vita nel senso offerto dalla etimologia greca (δίαιτα).
La Dieta Mediterranea – Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità
Priorità va certamente attribuita alla Dieta Mediterranea, da intendersi non soltanto come modello alimentare dei Paesi del bacino mediterraneo (Italia, Grecia, Croazia, Spagna, Marocco, Portogallo), ma anche e soprattutto come “stile di vita” che racchiude l’insieme delle pratiche, delle espressioni, delle conoscenze, delle abilità, dei saperi e degli spazi culturali rivenienti dalle popolazioni del Mediterraneo. Nel corso dei secoli quelle popolazioni hanno creato, intorno all’alimentazione, una sintesi congeniale tra l’ambiente culturale, l’organizzazione sociale, l’universo mitico e religioso. E, dopo millenni, sono stati gli americani negli anni ‘70 a riscoprire la Dieta Mediterranea con lo studio: “Seven Countries Study (Keys A (ed), Coronary heart disease in seven countries. Circulation 1970 (Suppl to vol.41) 1-211)”.
La Dieta Mediterranea è: Piacere, fonte di Benessere e frutto di una Cultura millenaria che ha reso sacri l’olio, il vino, il pane.
Sostanzialmente consiste nel consumo di pane, pasta, verdura, pesce e frutta; poche carni e grassi. È stata codificata nel 2003 dalla Piramide Alimentare redatta da un gruppo di esperti del Ministero della Salute e proclamata “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità” dall’Unesco il 16 novembre 2010.
Terapie di Reimpianto
Insieme ed oltre il corretto stile alimentare, vanno considerati, ai fini del mantenimento del benessere intestinale, gli interventi correttivi delle patologie direttamente correlate ad eventuali alterazioni del microbiota. Tali interventi vertono su preliminari analisi esplorative, cui dovranno far seguito trattamenti coadiuvanti basati su terapie di reimpianto selettivo.
Il crescente interesse scientifico sui probiotici ha già prodotto una grande quantità di evidenze rispetto alle potenzialità terapeutiche e preventive delle diverse specie batteriche intestinali considerate “buone” e “amiche”. Oramai è più che dimostrato che una via naturale per migliorare – anche solo parzialmente – diverse condizioni patologiche, passa attraverso la somministrazione di alcuni ceppi batterici, appositamente selezionati dopo opportuna indagine conoscitiva, inseriti in integratori disponibili in commercio ed in grado di rimodulare, ottimizzandola, la flora intestinale.
Probiotici e Prebiotici
I prodotti probiotici o fermenti lattici vivi, sia quando aggiunti agli alimenti che quando assunti sotto forma di integratori, sono costituiti da batteri fisiologici, cioè contengono soltanto microrganismi già naturalmente presenti nell’intestino. La FAO (Food and Agriculture Organization) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno definito i probiotici come “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite”.
Il probiotico, quindi, è un supplemento dietetico costituito da microrganismi vivi, capaci di influenzare positivamente l’ecosistema intestinale nel quale arrivano ancora vitali, dopo aver superato le barriere costituite dai succhi gastrici, grazie ad un processo di microincapsulazione che permette loro di superare l’ambiente gastrico mantenendo intatta la capacità di colonizzare l’intestino, là dove interagiscono con l’ambiente endogeno supportando la flora microbica pre-esistente e ristabilendo l’equilibrio eventualmente perduto; si tratta, pertanto, di batteri benefici. La loro attività risulta essere potenziata e favorita dai prebiotici, che sono “sostanze non digeribili contenute nei cibi, in grado di favorire un’azione benefica promuovendo la crescita di una o più specie batteriche considerate utili per l’uomo“, consistenti in fibre solubili presenti in diversi frutti, verdure e piante comuni, indispensabili per il buon equilibrio della flora in quanto nutrimento dei probiotici. Essi arrivano non digeriti nell’intestino e possono, quindi, alimentare direttamente i batteri.