Il più antico riferimento all’aglio è presente nel Codex Ebers (1550 a.C.), un papiro egiziano lungo 20 metri contenente alcune centinaia di formule terapeutiche. In circa venti di queste formule l’aglio viene proposto come rimedio efficace contro il mal di testa, come antidoto verso le punture degli insetti e come antidolorifico. I risultati raggiunti dalla medicina egiziana, in seguito furono acquisiti dai greci. In effetti, Ippocrate raccomanda in più occasioni di usare l’aglio per le sue qualità medicinali confermando, così, la tradizione e l’esperienza popolare. Più tardi, nel I secolo d.C., Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia indica, con dovizia di particolari, i vari usi terapeutici dell’aglio che, tra l’altro, veniva abitualmente usato dai legionari romani come vermifugo e per combattere diverse malattie infettive.
Un ulteriore importante riferimento lo si può trovare nell’Erbario di Urbino, un prezioso manoscritto del XVI secolo che raccoglie una grande quantità di ricette nelle quali medicina popolare e conoscenze empiriche sulle virtù terapeutiche delle piante si mescolano in un insieme di proposte insolite e virtuose.
È nella seconda metà del 1800, tuttavia, che si ottiene il riscontro su base scientifica delle proprietà dell’aglio, quando Pasteur individua e definisce con certezza le qualità antibiotiche di questo bulbo. Agli inizi del Novecento Albert Schweitzer lo utilizza in Africa come rimedio contro la dissenteria. Successivamente l’impiego verrà esteso anche per combattere epidemie di tifo, difterite, tubercolosi e perfino colera e, durante la prima guerra mondiale, i medici ne usavano il succo per trattare le ferite infette dei soldati.
Studi epidemiologici condotti recentemente in Cina (dove l’uso dell’aglio risale ad almeno 3000 anni fa) indicano una significativa diminuzione del rischio del cancro allo stomaco negli abitanti della provincia di Shandong, abituali consumatori di aglio e altre liliacee.
Nell’antico Egitto l’aglio era considerato una pianta sacra. Agli schiavi che costruivano le piramidi ne veniva fatto mangiare quotidianamente uno spicchio, al fine di aumentare il loro rendimento e migliorare le loro prestazioni.
L’espressione latina “allium olere” significa letteralmente “puzzare d’aglio”; ma nell’antica Roma serviva anche a indicare chi apparteneva alle classi sociali più basse.
L’uomo ha sempre attribuito all’aglio virtù scaramantiche, sicché nell’antichità – e non solo – trecce d’aglio venivano poste in ogni casa come scudo protettivo contro gli spiriti maligni e contro i vampiri. Non a caso Dracula, che tra i vampiri è sicuramente il più celebrato, si dava alla fuga se gli si opponeva un bulbo d’aglio.