23 Mag L’alopecia areata e le alterazioni del microbiota
Più e più volte, nella pratica clinica quotidiana, ci eravamo soffermati ad osservare la correlazione, resa evidente grazie alle nostre analisi genomiche del microbiota, tra flora batterica intestinale e salute della pelle, con particolare riferimento all’alopecia areata, condizione patologica sicuramente invalidante caratterizzata dalla perdita a chiazze di capelli, ma anche di peli, ciglia e sopracciglia.
Un lavoro pubblicato pochi giorni fa su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology ha indagato e documentato evidenti alterazioni del microbiota cutaneo prelevato dallo scalpo di soggetti portatori di alopecia areata, rispetto a quanto osservato in soggetti sani.
Da quel che emerge dallo studio si evincono evidenti anomalie nella rappresentazione della flora batterica rilevate non solo sugli strati più superficiali della pelle, ma anche nel derma profondo e nel bulbo capillare dei soggetti con alopecia. Tra l’altro, la composizione del microbiota cutaneo risulterebbe essere diversa tra le aeree del cuoio capelluto coinvolte da alopecia e quelle sane. Elemento di ulteriore grande interesse che scaturisce dall’analisi del lavoro è anche la dimostrazione della presenza, nello scalpo delle persone con alopecia, di batteri tipicamente intestinali, quali Prevotella ed Akkermansia muciniphila classicamente associati alla genesi di malattie autoimmuni.
Scaturisce da tutto questo il richiamo a nuove terapie per l’alopecia che dovranno credibilmente integrare i già noti e non sempre efficaci trattamenti con cortisonici e/o minoxidil, ovvero con costosi farmaci biologici per lo più inibitori degli enzimi infiammatori Janus Chinasi (JAK1, JAK2, JAK3 e TYK2) chiamati in causa in questa come in altre patologie a sfondo immunologico. Per tali ragioni vengono proposte nuove terapie topiche con lisati batterici e/o probiotici selezionati grazie ad analisi specifiche e mirate.
E, d’altra parte, il riscontro, nella cute del cuoio capelluto, di batteri intestinali non può non richiamare l’esistenza, come spesso accade nella genesi delle malattie immunomediate, di una condizione malassorbitiva per alterata permeabilità intestinale, a sua volta abitualmente connessa a disordini alimentari importanti e continuativi (glutine, allergie e malattie infiammatorie da alimenti).
Da qui il ricorso plausibile a terapie pre- e pro-biotiche mirate, eventualmente topiche e/o sistemiche che, unitamente a schemi dietetici personalizzati, potrebbero fornire opzioni terapeutiche di medio-lungo corso più che valide nel trattamento dell’alopecia areata.
Ripartendo da questi validi presupposti scientifici, presso i centri del Network PoliSmail si stanno ulteriormente perfezionando e potenziando i protocolli diagnostici già in uso attraverso l’implementazione di ampie metodiche d’indagine finalizzate ad una più precisa individuazione dei target batterici individuali, tanto cutanei quanto intestinali, utili a definire protocolli terapeutici validi e sempre rigorosamente personalizzati.