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Intolleranza al lattosio: moda o fenomeno emergente?

Intolleranza al lattosio e allergia, quali differenze?

Intolleranza al lattosio: moda o fenomeno emergente?

Sempre più frequentemente capita di sentire qualcuno professare la propria intolleranza al lattosio o, quanto meno, preferire nelle proprie scelte alimentari, il consumo di prodotti “delattosati” cioè deprivati del lattosio. Proprio su questo tema è focalizzata l’intervista rilasciata a Radio Incontro Donna dall’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana presso l’università LUM di Bari.

Va chiarito prima di tutto di cosa si parla.

Il lattosio è uno zucchero predominante nel latte dei mammiferi (di mucca, di capra, di asina oltre che di donna) ed è uno zucchero definito “complesso” in quanto composto da due zuccheri semplici (e per questo definito “DI-saccaride”) che sono il galattosio e il glucosio.

Dal nostro organismo il lattosio viene assorbito dopo essere stato scomposto nei suoi due “MONO-saccaridi” (glucosio e galattosio) da parte dell’enzima lattasi, prodotto dalle cellule intestinali.

Nelle persone intolleranti al lattosio si verifica una perdita totale o parziale dell’enzima lattasi che, agendo come una ‘forbice’, taglia in due il DI-saccaride. In assenza di questo “enzima-forbice”, la grossa molecola di lattosio, in ragione delle sue dimensioni, non riesce ad attraversare la parete intestinale e dunque non può essere digerita.

Ci sono forme di intolleranza al lattosio congenite e forme acquisite. Queste ultime, il più delle volte, sono secondarie ad un danno che l’intestino può aver subito per altre cause, del tutto indipendenti dall’assunzione di latte e latticini. Questo danno, che può conseguire a problematiche allergiche (es: allergia al nichel) o a lesioni della barriera intestinale (intestino “permeabile”) o a turbe quantitative e/o qualitative delle famiglie batteriche che abitano nell’intestino (disbiosi), porta ad un progressivo impoverimento, nel tratto di intestino interessato, delle scorte di lattasi.

Considerando che, nelle persone con specifica intolleranza, l’ingestione di lattosio abitualmente provoca dolore addominale, diarrea, nausea, gonfiore e flatulenza, è buona norma sottoporsi ad un test dedicato non invasivo e per nulla pericoloso, tanto da poter essere effettuato anche da bambini e donne in gravidanza.  Si chiama “breath test” ed è un esame che consiste nel fare espirare i pazienti in un sacchetto una prima volta prima dell’assunzione di lattosio e poi ogni 30 minuti nelle 3 ore successive. Grazie ad una specifica apparecchiatura sarà possibile misurare il picco di gas idrogeno nell’aria espirata prima e dopo l’assunzione di lattosio. In caso di deficit di lattasi il lattosio non può essere digerito e quindi viene fermentato dai batteri del colon, provocando la produzione di gas.

Ogni altro test è da considerarsi inadeguato a diagnosticare un’intolleranza al lattosio, incluso l’esame genetico sul quale del tutto impropriamente viene frequentemente decisa un’inutile esclusione del lattosio dalla dieta del “malcapitato”.

La gestione corretta di fenomeni complessi richiede esperienza ed è consigliabile non affidarsi all’autodiagnosi o a diagnosi farlocche, ma consegnare la propria storia clinica a un team medico competente che possa fornire indicazioni precise sulla scelta più adeguata.

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