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I disturbi da FODMaP. Nuova o vecchia malattia?

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I disturbi da FODMaP. Nuova o vecchia malattia?

Un importante contributo al benessere intestinale è sicuramente fornito dall’alimentazione. Soprattutto considerando che, ad esempio, una dieta a basso contenuto di carboidrati fermentabili riduce i disturbi prodotti da un’eventuale disbiosi “fermentativa”, a sua volta generata da un disordine batterico nell’intestino.

Questi alimenti, cumulativamente raggruppati nel gruppo dei cosiddetti FODMaP (Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols), sono soprattutto contenuti in cereali come il farro, il grano, il kamut, l’orzo, la segale, in diversi tipi di frutta fresca e verdura, nella frutta in guscio, nei legumi, nel latte e derivati. Essi non sono affatto da considerare determinanti responsabili di eventuali intolleranze e/o allergie da loro direttamente indotte, quanto piuttosto agenti capaci di provocare disturbi di vario genere, per quanto prevalentemente intestinali, per il tramite di microrganismi fermentativi dei quali essi stessi costituiscono nutrimento idoneo ad attivare le nocive potenzialità metaboliche.

Esistono milioni di persone solo in Italia in cui, anche in assenza di allergie e intolleranze più o meno documentate, sintomi come gonfiore, tensione e dolore dell’addome, flatulenza, stitichezza e/o diarrea, reflusso e disturbi correlati, si presentano in modo cronico tanto che la tipica spiegazione che le persone in questi casi si danno diventa di tipo psicologico (ansia, tensioni, eventi stressogeni, somatizzazione). Ora quel che la scienza ormai ci sta comunicando è che dare una spiegazione psicologica in questi casi spesso è profondamente incompleto e in realtà sovraccarica la persona di “responsabilità” che, di fatto, non ha.

L’odierna puntata di “τροφήν, la prima medicina”, rubrica online curata dall’immunologo Mauro Minelli e dedicata alle malattie da alimenti, offre di questo argomento un’ampia panoramica, discriminando intanto gli alimenti ad alto e basso contenuto di FODMaP.

Sono da considerarsi alimenti ad alto contenuto di FODMaP:

  • Latticini – latte di mucca, di pecora o di capra, formaggi morbidi e freschi, creme di gelato;
  • Frutta – cachi, albicocche, ciliegie, prugne, susine, pere, mele, manghi, pesche, angurie, succhi di frutta, avocado, concentrati di frutta, conserve di frutta;
  • Verdura – broccoli, cavoli, aglio, cipolle, scalogni, funghi, asparagi, carciofi, cavoletti di Bruxelles, cavolfiori, porri, barbabietole, spinaci, verza;
  • Legumi – fave, lenticchie, fagioli, ceci;
  • Frutta a guscio – anacardi, mandorle, nocciole, noci, pistacchi;
  • Dolcificanti – xilitolo, sorbitolo, mannitolo, sciroppo di mais, fruttosio, miele.

 

È da queste conoscenze che scaturisce la necessità di impostare schemi dietetici modulati e calibrati su un adeguato introito di alimenti fermentabili che tenga conto possibilmente della specifica condizione disbiotica del soggetto da trattare. Un profilo alimentare elaborato sulla preliminare acquisizione di tali premesse e mantenuto per un periodo variabile in funzione dei soggettivi tempi di recupero dell’equilibrio batterico intestinale, dovrà sempre essere seguito da una corretta fase di reinserimento di alimenti inizialmente esclusi. Utile a limitare nel tempo l’impatto oggettivamente privativo di una dieta “low-FODMaP”, potrà essere un trattamento integrativo con probiotici, in quanto fonte esogena di microrganismi possibilmente vivi, non digeribili, selezionati in base alle necessità soggettive dell’individuo da trattare e, dunque, tali da favorire il raggiungimento ed il mantenimento di una condizione di equilibrio in grado di ripercuotersi positivamente sullo stato di salute dell’intero organismo. A tali risultati si può pervenire solo dopo un’accurata analisi dell’assetto microbico di ogni singolo paziente, finalizzata ad apportare correzioni misurate che, nel rispetto dei principi della Precision Medicine, prevedano per ciascun individuo da trattare l’assunzione del “probiotico giusto” alla “dose giusta” per il “tempo giusto”.

 

UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).

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