13 Lug Fibromialgia: quali le cause e i percorsi terapeutici?
Il 17° numero di Risposta ImmunITALIA, la rubrica settimanale in cui il prof. Minelli risponde alle domande dei pazienti, è dedicato alla fibromialgia: cos’è, quali sono le cause e i percorsi terapeutici.
Leggi il secondo articolo della rubrica per approfondire le manifestazioni cliniche della fibromialgia.
Cos’è la fibromialgia? A quando risale il suo inquadramento e come la si può definire?
La Fibromialgia, detta anche Sindrome Fibromialgica o sindrome di Atlante, è una malattia della quale ancora oggi non si conosce la causa, caratterizzata sul piano clinico da dolore muscolare cronico diffuso e migrante, per quanto soprattutto riferito alla schiena e alla regione cervicale, associato a rigidità, profonda astenia e facile affaticamento anche nel compiere azioni semplici e routinarie, turbe del sonno e delle memoria, difficoltà a concentrarsi, alterazioni della sensibilità e disturbi d’ansia. Viene anche considerata come una forma generalizzata di reumatismo extra-articolare atipico, non infiammatorio. Si tratta di una sindrome individuata negli anni ‘60 dal professor Federigo Sicuteri che la chiamò Panalgesia; solo successivamente fu etichettata come Fibromialgia.
Chi sono le persone più frequentemente colpite da fibromialgia? E quali sono attualmente i numeri reali di tale patologia che spesso sembra destinata a rimanere incompresa e ad essere catalogata come malattia psichiatrica?
La Fibromialgia, che proprio perché caratterizzata da un insieme di sintomi può essere a tutti gli effetti considerata una vera e propria “sindrome”, sembra essere legata ad una familiarità genetica, a non meglio definite reazioni allergiche o ad una reazione immunitaria che coinvolgerebbe alcuni recettori neurologici.
Insorge prevalentemente nelle persone di sesso femminile, in età compresa tra la seconda e la quinta decade della vita, con picchi verso i 25-35 e 45-55 anni, e con un rapporto femmine/maschi tra 7:1 e 9:1. La sua prevalenza nella popolazione generale si aggira intorno allo 0,5% nei maschi e al 3,5% nelle femmine. Questa prevalenza femminile è stata messa in rapporto con gli ormoni estrogeni che sembrano avere la capacità di modulare alcune funzioni tanto del sistema immunitario, come quelle di amplificare l’attivazione policlonale dei linfociti B e la formazione di autoanticorpi, quanto del sistema nervoso centrale, come le funzioni di apprendimento, la memoria, la termoregolazione.
Nonostante le notevoli difficoltà di una sicura diagnosi, si presume che di Fibromialgia siano affetti circa 2 milioni di italiani.
Ma la fibromialgia è una malattia reumatica?
la Fibromialgia NON è una malattia reumatica nel senso stretto del termine, poiché non risultano in alcun modo alterati gli indici d’infiammazione tipici delle vere e proprie malattie reumatiche.
Non esiste alcun esame di laboratorio o radiologico utile per la diagnosi della Fibromialgia, tuttavia possono essere utili per escludere la presenza di altre patologie esami del tipo: VES, PCR, ANA-test, Emocromo con formula, CPK, transaminasi, Anticorpi anti-EBV e anti-HCV, TSH, FT4.
Inoltre, un’attenta anamnesi e un esame obiettivo accurato possono escludere altre condizioni cliniche di dolore cronico e di astenia.
Come si fa diagnosi di fibromialgia? Quali sono le peculiarità cliniche grazie alle quali è possibile affermare con certezza che un paziente è affetto da tale patologia?
Gli aspetti clinici più tipici della Fibromalgia sono soprattutto rappresentati dal dolore muscolo-scheletrico diffuso, avvertito da almeno tre mesi. Più recentemente sono stati inclusi nel panel diagnostico altri 3 segni peculiari: alterazione del sonno, stanchezza sia mentale che fisica e disturbo neurocognitivo. Frequenti sono anche turbe psico-affettive associate, con ansia e depressione.
Alla diagnosi di Fibromialgia si arriva non senza aver prima escluso altre patologie muscolari, neurologiche o scheletriche. E almeno due sono gli elementi che possono contribuire ad un suo inquadramento corretto e il più possibile preciso:
- una anamnesi accurata che possa rilevare che il dolore è diffuso simmetricamente e che perdura da almeno 3 mesi;
- il criterio della palpazione che rimane, al momento, uno dei metodi più affidabili, praticato con competenza sui 18 “punti chiave” detti tender points con una pressione di almeno 4 kg e che, per una corretta diagnosi di Fibromialgia, dovrebbero risultare dolorosi almeno in numero non inferiore a 11.
I punti chiave sono situati sia al lato destro che a quello sinistro: 4 nel collo anteriore, 4 dietro le spalle, 2 all’altezza del cervelletto (intersezione suboccipitale del trapezio), 2 all’altezza dei gomiti, 2 all’altezza delle ginocchia, 2 sopra le natiche e gli ultimi 2 ai lati in basso delle natiche.
È possibile escludere la Fibromialgia nei casi in cui l’esame dei tender points dovesse risultare negativo?
Nei casi in cui i “punti chiave” dolenti dovessero risultare in numero inferiore a 11, ma fossero soddisfatti gli altri criteri diagnostici (dolori diffusi, rigidità muscolare, sonno non riposante), è necessario eseguire comunque una terapia mirata per la Fibromialgia.
Nel sangue delle persone affette da Fibromialgia non ci sono marcatori biologici chiari e specifici di tale patologia, ma in alcuni pazienti si può evidenziare un notevole aumento di eosinofili (possibile mialgia eosinofila), una ridotta concentrazione di serotonina e di 5-idrossi-triptofano nel liquor e nel plasma, una ridotta produzione di melatonina, un aumento di oltre tre volte delle concentrazioni di neuropeptide P (Sostanza P) nel liquor; si tratta di neurotrasmettitori coinvolti nella modulazione del dolore e nella regolazione del sonno.
A quali malattie si può associare più frequentemente la Fibromialgia?
Il paziente con Fibromialgia può associare con frequenza variabile i suoi disturbi di fondo ad altre svariate manifestazioni cliniche:
- Sindrome della fatica cronica: il 70 % circa dei pazienti fibromialgici presenta anche i criteri della CFS (Approfondimenti consigliati: Atlante IMID – Sindrome da stanchezza cronica, Sindrome da stanchezza cronica e CoViD);
- Sindrome da sensibilità chimica multipla (MCS);
- Patologie muscolo-scheletriche (mielopatia, discopatia e artrosi), magari come conseguenza di uno sforzo esagerato;
- Artriti;
- Sindrome delle gambe senza riposo (Approfondimenti consigliati: Atlante IMID – Sindrome delle gambe senza riposo, Cos’è la “Sindrome delle gambe senza riposo”?);
- Enteroartriti (Approfondimento consigliato: Enteroartriti: i dolori articolari possono partire dall’intestino?);
- Disordini funzionali del Sistema Immunitario (allergie, vitiligine, psoriasi, alopecia areata);
- Sindrome della Guerra del Golfo;
- Celiachia.
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