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Fibromialgia: come riconoscere i sintomi?

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Fibromialgia: come riconoscere i sintomi?

Il 18° numero di Risposta ImmunITALIA, la rubrica settimanale in cui il prof. Minelli risponde alle domande dei pazienti, è dedicato alla fibromialgia: quali sono i sintomi, la diagnosi differenziale e la terapia.

Leggi il numero della scorsa settimana per approfondire cause e percorsi diagnostici della Fibromialgia.

In quali distretti corporei si manifestano prevalentemente i segni clinici della Fibromialgia?

Elemento caratterizzante della Fibromialgia è sicuramente un’estrema sensibilità del paziente fibromialgico agli stimoli, con spiccatissima percezione del sintomo “dolore”, generalmente migrante, per quanto soprattutto percepito e amplificato in punti focali detti “tender points”, in corrispondenza dei quali è possibile evocare dolore con una semplice pressione delle dita. Ci sono poi i “trigger points”, punti nei quali il dolore non è ben localizzato, ma tende ad essere percepito come irradiato e diffuso in aree adiacenti.

Le sedi anatomiche più particolarmente interessate dal dolore sono: la colonna vertebrale, le spalle, le braccia, i polsi, le anche, la regione pelvica.

Ma perché i soggetti colpiti da Fibromialgia spesso avvertono fastidio e dolore anche soltanto a toccarli o, addirittura, a sfiorarli?

Si chiamano “iperalgesia” e “allodinia” e sono le percezioni più tipiche in grado di caratterizzare le principali peculiarità del dolore nella Fibromialgia. L’iperalgesia consiste nella percezione di dolore molto intenso in risposta a stimoli dolorosi lievi. L’allodinia è la percezione di dolore in risposta a stimoli che normalmente non sono affatto dolorosi. Queste due condizioni possono verificarsi transitoriamente anche in soggetti non fibromialgici a seguito di eventi nocivi (eritemi solari, ferite post-chirugiche) che rendono ipersensibile la zona cutanea colpita, ma nei fibromialgici sono persistenti e diffuse.

Peraltro, al dolore cronico si associano diversi altri sintomi “minori”, in numero variabile da soggetto a soggetto. E proprio questa variabilità, nella eterogenea associazione di sintomi multiformi, può in parte spiegare le difficoltà nel porre diagnosi di Fibromialgia.

Quali sono i segni clinici più salienti della Fibromialgia?

I sintomi più frequentemente riferiti dai pazienti con Fibromialgia sono:

  • Una marcata sensazione di rigidità generalizzata oppure localizzata al dorso o alla regione lombare, soprattutto al risveglio, ma anche dopo essere rimasti per qualche tempo fermi nella stessa posizione (seduti o in piedi).
  • Difficoltà ad addormentarsi ma soprattutto frequenti risvegli notturni e sonno non ristoratore. È tipica della Fibromialgia una anomalia rilevata all’elettroencefalogramma e chiamata “alfa-delta”. Consiste in un brusco ritorno verso il sonno “superficiale” (onde “alfa”) non appena venga raggiunto il sonno “profondo” (onde “delta”). La mancanza di sonno profondo, fase nella quale i muscoli si rilassano e recuperano la stanchezza accumulata durante il giorno, spiega molti dei sintomi avvertiti dal paziente fibromialgico (stanchezza persistente, risvegli notturni, sonno non ristoratore).

Ma, nella Fibromialgia, possono esserci anche sintomi di tipo strettamente neurologico?

Certo. Il più caratteristico di questi sintomi è la cefalea e/o il dolore avvertito al volto.

La cefalea si caratterizza come cefalea nucale, temporale o sovraorbitaria, oppure può manifestarsi in forma di emicrania con dolore acuto e pulsante avvertito in un solo lato della testa. Frequentemente questi pazienti presentano dolore a livello mascellare o mandibolare e in questi casi la sintomatologia viene confusa con una artrosi o una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare.

Altro disturbo frequente di pertinenza neurologica è rappresentato dagli acufeni, per lo più conseguenti a spasmi dei muscoli tensivi del timpano in grado di provocare fischi o vibrazioni all’interno delle orecchie.

E poi, a completare la gamma delle turbe neurologiche nella Fibromialgia, sono ampiamente segnalati formicolii, diminuzione della sensibilità, senso di intorpidimento o di “addormentamento” diffusi a tutto il corpo oppure limitati ad aree specifiche o ai soli arti superiori e/o inferiori.

Volendo fare una rapida elencazione del corteo sintomatologico che può associarsi alla Fibromialgia, quali altri disturbi, oltre a quelli neurologici e del sistema muscolo-scheletrico, si possono menzionare?

Sono descritti disturbi gastrointestinali: difficoltà digestive, acidità gastrica, dolori addominali spesso in relazione ai cambiamenti climatici o a fattori stressanti. Nel 60% dei pazienti con Fibromialgia si associa una sindrome del colon irritabile con alternanza di stipsi e diarrea, dolori addominali e meteorismo.

Disturbi urinari: aumentata frequenza dello stimolo ad urinare o una vera e propria urgenza minzionale in assenza di infezione vescicale. Più raramente si può sviluppare una condizione cronica con dolore a livello vescicale, definita “cistite interstiziale”.

Turbe mestruali e/o vaginisimo e dispareunia con dolore più o meno invalidante durante il rapporto sessuale.

Turbe della termoregolazione: diversi pazienti riferiscono sensazioni anomale di freddo o caldo intenso diffuso a tutto il corpo o agli arti (non condivise dalle altre persone che stanno intorno a loro). Non è rara una eccessiva sensibilità al freddo delle mani e dei piedi, con dita che possono apparire inizialmente pallide, poi scure, fino a diventare cianotiche (fenomeno di Raynaud).

Alterazioni dell’equilibrio: senso di instabiltà, di sbandamento, vere e proprie vertigini spesso ad andamento cronico e che vengono erroneamente imputate all’artrosi cervicale o a problemi dell’orecchio interno. Poiché i muscoli oculari e pupillari possono essere coinvolti nella Fibromialgia alcuni pazienti possono presentare nausea e visione sfuocata durante la lettura, al computer o alla guida di un’auto.

Tachicardia: spesso i pazienti con FM si recano al pronto ooccorso o, comunque, si rivolgono ad un cardiologo per episodi di tachicardia con cardiopalmo ed extrasistolia, soprattutto se si associa dolore nella regione sternale (costocondralgia), molto frequente nella Fibromialgia.

Disturbi cognitivi: difficoltà a concentrarsi sul lavoro o nello studio, “testa confusa”, perdita di memoria a breve termine; tali manifestazioni vengono definite “fibro-fog”, cioè annebbiamento fibromialgico.

Sintomi a carico degli arti inferiori: compaiono spesso crampi e meno frequentemente movimenti incontrollati delle gambe che si manifestano soprattutto di notte (“Restless leg Syndrome” o “Sindrome delle gambe senza riposo”).

A me è successo che dopo tante consultazioni di specialisti diversi, non trovando dalle moltissime analisi a cui mi sono sottoposta nessun indizio specifico, mi è stata diagnosticata una sindrome ansioso-depressiva e mi è stata prescritta apposita terapia? Ma io non mi sento affatto depressa… semmai è la malattia che mi deprime!

In realtà, tanti pazienti affetti da Fibromialgia riferiscono manifestazioni ansiose (a volte con attacchi di panico). In passato questi sintomi hanno fatto considerare la Fibromialgia come un processo di somatizzazione in soggetti ansiosi o depressi, e purtroppo ancora oggi non è infrequente questa interpretazione, pure oramai superata.

I numerosi studi sul rapporto tra ansia/depressione e Fibromialgia hanno dimostrato inequivocabilmente che quest’ultima non è una malattia psicosomatica e che gli eventuali sintomi depressivi o ansiosi sono, in realtà, un effetto piuttosto che una causa della malattia. Una reazione depressiva è, infatti, comune a tutte le malattie croniche gravi che comportino un dolore cronico.

C’è correlazione tra Fibromialgia e allergie?

Molti pazienti fibromialgici riferiscono ipersensibilità a farmaci, allergie alimentari di vario tipo, allergie stagionali. Pur essendo queste manifestazioni comuni nella popolazione generale, in un sottogruppo di pazienti affetti da Fibromialgia le allergie sono molteplici e rappresentano un aspetto preminente della malattia tale da impedire la normale alimentazione o il regolare svolgimento dell’attività lavorativa. In questi casi, molto spesso, si sovrappone il quadro clinico della MCS o “Multiple Chemical Sensitivity Syndrome”, nella quale i pazienti risultano ipersensibili a numerose sostanze, dai farmaci ai cibi, a sostanze chimiche di vario tipo, con gravi limitazioni della vita quotidiana.

Ci sono fattori esterni che possono incidere sull’andamento clinico della Fibromialgia?

Sì. È tipica della Fibromialgia la variabilità dei sintomi in rapporto a diversi fattori esterni che sono in grado di provocarne un peggioramento. Tra questi vanno innanzitutto annoverati i fattori climatici: i dolori aumentano nelle stagioni “di passaggio”, cioè primavera e autunno e nei periodi di grande umidità. Sono anche da considerare fattori ormonali con peggioramento nel periodo premestruale o nelle disfunzioni della tiroide; fattori stressanti come discussioni o continui litigi, tensioni sul lavoro e in famiglia.

Una parte di questi sintomi è comune ad altre sindromi sotto diversi aspetti ancora controverse, spesso imparentate con la Fibromialgia e a volte considerate con questa un’unica entità: la CFS (Chronic Fatigue Syndrome) e la MCS (Multiple Chemical Sensitivity).

È possibile una terapia realmente efficace nella Fibromialgia?

Fino a qualche anno fa la Fibromialgia veniva diagnosticata raramente, essendo per lo più considerata una patologia di natura psicogena e pertanto difficilmente curabile. Negli ultimi anni le conoscenze sulla eziopatogenesi di questa malattia sono radicalmente cambiate e oggi è possibile affermare che anche la Fibromialgia può essere curata con successo. Le attuali conoscenze dei meccanismi di base di questa sindrome possono permettere di utilizzare farmaci in grado di correggere i deficit alla base della malattia. Oltre a questi farmaci è possibile disporre di trattamenti non farmacologici estremamente efficaci in grado di modificare l’iperattività neurovegetativa presente nella Fibromialgia.

Ma, per aumentare l’efficacia della terapia, i fibromialgici devono anche seguire specifici protocolli alimentari?

Non esiste una dieta specifica per questa sindrome; tuttavia l’alimentazione riveste un ruolo determinante per una patologia nelle quale sono dominanti il dolore e la stanchezza muscolare; infatti, il dolore muscolare potrebbe essere amplificato dalla carenza proteica della dieta, così come la riduzione dei grassi alimentari potrebbe comportare un deciso miglioramento dei sintomi.

La dieta deve essere molto equilibrata rispettando la giusta distribuzione percentuale tra carboidrati e proteine e riducendo l’apporto di grassi.

Bisogna evitare gli alcolici e ridurre il più possibile caffè e zucchero, dolci, merendine, marmellate industriali, bevande zuccherine e succhi di frutta. Molto più vantaggioso sarebbe bere acqua, infusi, tisane; consumare cereali integrali. Limitare l’impiego delle solanacee (pomodori, melanzane, patate, peperoni) che favoriscono reazioni di intolleranza alimentare con manifestazioni a livello muscolare; eliminare le carni rosse favorendo il consumo di pesce, pollame, coniglio, uova, latticini e formaggi se non si hanno intolleranze al lattosio o colesterolo alto, mangiare molta frutta e verdura fresca di stagione, per l’azione antiossidante delle vitamine e per l’apporto di sali minerali. Ridurre al massimo l’apporto di sale per evitare la ritenzione di tossine e liquidi così come l’uso di spezie piccanti (pepe, peperoncino e similari) usando liberamente cipolla, basilico, prezzemolo, salvia, rosmarino ed altri sapori, ove non siano controindicati da specifiche allergie.

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