24 Mag Disbiosi e rischio di malattie autoimmuni
Una delle attività più rilevanti del microbiota intestinale risiede nella sua capacità di regolare le funzioni del sistema immunitario attraverso un continuo scambio di informazioni tra i microrganismi di cui il microbiota è composto e il ricchissimo corredo di cellule immunocompetenti che, nell’uomo, risiedono per la loro maggior parte proprio nell’intestino.
Pertanto, una situazione di scompenso della flora batterica, nota come disbiosi intestinale, è considerata uno dei fattori causali di molte malattie, non ultime quelle immunomediate. Oggi si è dimostrato che l’alterazione del microbiota, con il sovvertimento delle popolazioni batteriche residenti, può condurre alla produzione di metaboliti tossici, i quali provocano uno stato infiammatorio della mucosa intestinale con conseguente aumento della sua permeabilità e possibile innesco di reazioni immuni con esiti clinici che si estendono a livelli ben distanti da dove il processo si è originato.
Una corretta ed equilibrata flora intestinale, che rappresenta una condizione di “eubiosi”, assume dunque un ruolo importante per l’immunità dell’intero organismo attraverso la formazione sia di immunoglobuline A – anticorpi che rivestono e difendono la superficie interna del canale intestinale da tossine e agenti patogeni – sia di cellule regolatorie (linfociti T-reg) che spengono la condizione infiammatoria quando si rende necessario.
Nelle disbiosi intestinali avviene una disregolazione di queste dinamiche con sviluppo abnorme di microrganismi patogeni e di cellule infiammatorie appartenenti, per esempio, ai sottotipi di linfociti Th1 e Th17. La disbiosi, la conseguente infiammazione ed il contestuale aumento della permeabilità intestinale, che trasforma in una specie di grande ‘colabrodo’ la parete-barriera dell’intestino, anzitutto aprono la strada alle malattie infiammatorie intestinali croniche (MICI). Ma poi, con la diffusione sistemica di tossine e batteri, creano i presupposti per generare un’iperstimolazione del sistema immunitario che, a sua volta, può condurre all’anomala produzione di auto-anticorpi.
Tutto questo avvalora sempre di più gli sforzi che oggi si fanno per esaminare con grande attenzione il “core” del microbiota umano al fine di valutarne la composizione andando a caratterizzare la concentrazione, aumentata o diminuita, di alcuni famiglie/generi/specie batteriche. È dall’equilibrio di queste ultimi che scaturiscono le condizioni di “salute” tanto del microbiota quanto dell’uomo “ospite”, risultando fortemente discriminanti come emerso da scrupolosi e lunghi lavori di ricerca comparativa tra individui clinicamente sani e individui con patologie croniche immuno-mediate.
UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).