03 Ago Che relazione c’è tra dieta e benessere intestinale?
Il 20° numero di Risposta ImmunITALIA, la rubrica settimanale in cui il prof. Minelli risponde alle domande dei pazienti, è dedicato al benessere intestinale: analizziamo la correlazione tra dieta, flora batterica e salute.
Si sente tanto parlare di “benessere intestinale” quasi fosse la panacea capace di risolvere un gran numero di disturbi anche non intestinali. Ma di cosa si tratta esattamente? E come la nostra alimentazione può influire su questa così ambìta condizione di benessere?
Il presupposto da cui partire per rispondere esaustivamente a questa domanda è che un intestino sano è fondamentale per il benessere dell’uomo.
Già Ippocrate (460-377 a.C.) scriveva: “Lasciate che il Cibo sia la vostra medicina e la Medicina il vostro Cibo”.
Molto tempo dopo, nel 1862, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1804-1872) proclamava l’inscindibile unità tra psiche e corpo, per cui per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio, fino ad asserire che “l’uomo è ciò che mangia”.
L’essenza fisica e spirituale dell’uomo deriva dal suo cibo: ogni singola molecola dell’organismo si plasma mediante l’assimilazione delle molecole alimentari.
L’uomo è un organismo molto complesso che vive in simbiosi con altri organismi, essenziali per la sua esistenza e fondamentalmente rappresentati dai molteplici componenti della flora batterica intestinale (microbiota) che contribuiscono al “benessere intestinale” – e poi anche globale – del soggetto ospitante.
Attraverso quali pratiche è possibile raggiungere e soprattutto mantenere il Benessere Intestinale? E quali sono le conseguenze di una sua eventuale compromissione?
Il benessere intestinale, insieme ad un appropriato stile di vita, risultano essere fondamentali per prevenire molte patologie. Questo perché è oramai ampiamente documentato che la salute ed il benessere dell’individuo sono strettamente dipendenti dall’equilibrio del cosiddetto ecosistema intestinale. Qualsiasi modificazione dell’attività dei vari elementi che compongono il microbiota provoca uno sbilanciamento che favorisce il manifestarsi di condizioni patologiche. L’equilibrio tra le tante specie batteriche costituenti la flora intestinale risulta essere, quindi, di primaria importanza quando improntato ad una prevalenza dei tipi batterici protettivi rispetto a quelli potenzialmente dannosi (ordinariamente tenuti sotto controllo dal sistema immunitario), comunque utili ma capaci di diventare pericolosi in particolari condizioni. Tale composizione assicura, tra l’altro, la realizzazione efficiente e benefica delle attività che si svolgono nell’intestino.
Quando questo equilibrio viene meno si instaura una condizione definita disbiosi, potenzialmente prodotta da molteplici fattori capaci di perturbare l’equilibrio intestinale e di dar luogo a sintomi diversi più frequentemente rappresentati da turbe dell’alvo (diarrea/stipsi), gonfiore addominale, flatulenza, difficoltà digestive, fino alla comparsa di vere e proprie malattie codificate non solo a carico dell’apparato intestinale, ma anche obesità, diabete, sindrome metabolica, artriti e miopatie, allergie, turbe umorali e stati depressivi, mucositi, cistiti, uretriti, vaginiti, prostatiti. ecc.
Quali sono i principali fattori capaci di nuocere al Benessere Intestinale? E cosa fare per ripristinare l’equilibrio eventualmente perduto?
Tra i tanti fattori potenzialmente in grado di ingenerare una disbiosi vanno certamente menzionati lo stile alimentare, l’età, lo stress psico-fisico, gli stati infiammatori di lunga decorrenza, eventuali pratiche chirurgiche che abbiano coinvolto il distretto gastrointestinale, specifiche malattie intestinali, eventuali allergie alimentari, infezioni virali, batteriche o parassitarie, assunzione prolungata di antibiotici e/o antisecretori gastrici.
Risulta pertanto necessaria, ai fini del mantenimento di uno stato di benessere intestinale, l’adozione di una opportuna dieta, intesa non solo in termini di piano alimentare, ma anche e soprattutto in termini di corretto stile di vita nel senso offerto dalla etimologia greca (δίαιτα).
Quali sono gli stili alimentari più consoni al raggiungimento del Benessere Intestinale? C’è un rapporto tra longevità e Benessere Intestinale? E, se è così, quale scelta dietetica risulta essere la più utile e vantaggiosa?
Priorità va certamente attribuita alla Dieta Mediterranea, da intendersi non soltanto come modello alimentare dei Paesi del bacino mediterraneo (Italia, Grecia, Croazia, Spagna, Marocco, Portogallo), ma anche e soprattutto come “stile di vita” che racchiude l’insieme delle pratiche, delle espressioni, delle conoscenze, delle abilità, dei saperi e degli spazi culturali derivanti dalle popolazioni del Mediterraneo. Nel corso dei secoli quelle popolazioni hanno creato, intorno all’alimentazione, una sintesi congeniale tra l’ambiente culturale, l’organizzazione sociale, l’universo mitico e religioso.
E, dopo millenni, sono stati gli americani negli anni ‘70 a valorizzare la Dieta Mediterranea con uno studio pubblicato dal professor Ancel Keys, vero suo scopritore.
Come scriveva il Professor Alfredo Tursi, insigne immunologo ed esperto gastronomo, “la Dieta Mediterranea è piacere, fonte di benessere e frutto di una Cultura millenaria che ha reso sacri l’olio, il vino, il pane”. Sostanzialmente consiste nel consumo di pane, pasta, verdura, pesce e frutta; poche carni e grassi. È stata codificata nel 2003 dalla Piramide Alimentare redatta da un gruppo di esperti del Ministero della Salute e proclamata “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità” dall’Unesco il 16 novembre 2010.
Oltre ai profili strettamente dietetici, quali possono essere gli altri strumenti validi coi quali garantire il corretto mantenimento della funzione intestinale, a sua volta in grado di assicurare benessere esteso a tutto l’organismo?
Insieme ed oltre il corretto stile alimentare, vanno considerati, ai fini del mantenimento del benessere intestinale, gli interventi correttivi su patologie direttamente correlate ad eventuali alterazioni del microbiota. Tali interventi vertono su preliminari analisi esplorative, cui dovranno far seguito trattamenti adiuvanti basati su precise terapie di ripristino della buona microflora intestinale.
Il crescente interesse scientifico sui probiotici ha già prodotto una grande quantità di evidenze rispetto alle potenzialità terapeutiche e preventive delle diverse specie batteriche intestinali considerate “buone” e “amiche”. Oramai è più che dimostrato che una via naturale per migliorare – anche solo parzialmente – diverse condizioni patologiche, passa attraverso la somministrazione di alcuni ceppi batterici, appositamente selezionati dopo opportuna indagine conoscitiva, inseriti in integratori disponibili in commercio ed in grado di rimodulare, ottimizzandola, la flora intestinale.
Ma i “probiotici” non sono i “fermenti lattici”? E quelli fanno sempre bene, uno vale l’altro! Anzi, più ne prendi e meglio stai… almeno così ci dicono anche in televisione
Sì. In principio erano i “fermenti lattici”.
Più classicamente racchiusi in fialette trasparenti di plastica della quale quasi conservavano il sapore. Andavano bene soprattutto insieme agli antibiotici. Ma per poi continuarli anche dopo gli antibiotici e, magari, per molto tempo dopo… “tanto” – appunto – “son fermenti lattici, che male vuoi che facciano!”
E così si è proceduto per anni. Forse per decenni e ancora oggi, fino a comprendere che la cura affidata genericamente ai probiotici può essere addirittura controproducente se non si conosce, in formulazione assolutamente personalizzata, la specie ed il tipo di batterio probiotico che, ad ogni specifico individuo e in un particolare momento della sua vita, può andare bene. Oggi esistono delle analisi molto raffinate, basate su valutazioni genetiche, che consentono approcci terapeutici “di precisione”, utili in tante e diverse patologie.
L’obiettivo ultimo è quello di tenere costantemente in salute il “microbiota” dell’ambiente intestinale, laddove i batteri raggiungono una densità elevatissima tanto da essere, nel loro insieme, assimilati oramai ad un vero e proprio organo, del peso di circa 1,5 kg, composto da milioni di esemplari facenti parte di circa 2.000 specie differenti.
Quali sono i prodotti più vantaggiosi ed utili a garantire il mantenimento del Benessere Intestinale?
Certamente ci sono i probiotici o fermenti lattici vivi, evidentemente composti con batteri “amici” e che contengono microrganismi già naturalmente presenti nell’intestino. La FAO (Food and Agriculture Organization) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno definito i probiotici come “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite”.
Il probiotico è, dunque, un supplemento dietetico costituito da microrganismi vivi e benéfici e, dunque, capaci di influenzare positivamente l’ecosistema intestinale nel quale, per essere efficaci, devono arrivare ancora vitali grazie a specifici processi di preparazione e produzione che permettono loro di superare l’ambiente gastrico senza essere digeriti dai succhi gastrici. Nell’intestino essi supportano la flora microbica pre-esistente e, così, contribuiscono a ristabilire l’equilibrio eventualmente perduto. Più in particolare, l’impiego dei probiotici e la loro opportuna e calibrata integrazione con una dieta corretta, è stata certamente associata a benéfici effetti nel controllo di patologie quali la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), la rettocolite ulcerosa (RCU), la malattia diverticolare del colon, ma anche le malattie allergiche e l’obesità.
Sempre più frequentemente si sente anche parlare di PREbiotici. Quali sono le differenze rispetto ai PRO-biotici?
I prebiotici sono dei nutrienti – per lo più fibre e zuccheri – che costituiscono il substrato, ovvero il “cibo privilegiato” grazie al quale crescono e si sviluppano i probiotici. Questi ultimi, infatti, entrando in un ambiente per certi versi ostile, in quanto abitato in prevalenza da altri ospiti che avevano, nel tempo, preso il sopravvento, hanno bisogno di un supporto nutritivo che migliori le performances della terapia integrativa. Quindi i prebiotici, anche loro da selezionare con accuratezza, favoriscono l’attecchimento del trattamento probiotico e, più complessivamente, ottimizzano le attività generali del microbiota nel suo insieme e l’efficace proliferazione di specie batteriche benefiche.
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