27 Lug Cos’è la Sensibilità Chimica Multipla?
Il 19° numero di Risposta ImmunITALIA, la rubrica settimanale in cui il prof. Minelli risponde alle domande dei pazienti, è dedicato alla Sensibilità Chimica Multipla: quali sono i sintomi, le cause e la terapia.
Puoi approfondire ulteriormente l’argomento consultando la voce Sensibilità Chimica Multipla (MCS) nell’Atlante IMID.
Dottore, il mio è un problema fisico che non ritrovo in altri ammalati, che io stessa non pensavo esistesse e che il mio medico curante ha difficoltà ad inquadrare… anzi ha proprio difficoltà a credermi. Non riesco a sopportare i rumori, la luce intensa, gli odori. Perfino la biancheria stesa sul balcone dell’inquilino che abita sopra casa mia mi crea problemi, tanto che devo chiudere la finestra perché non sopporto il profumo del detersivo. Non ne parliamo, poi, se mio marito dovesse indossare il dopobarba: comincia a girarmi la testa, la pelle diventa rossa e me la sento infuocata e avverto un malessere generale come se dovessi svenire. Mi dicono che sono pazza, ma io mi sento davvero male. Mi hanno anche detto che si tratta di MCS, ma non tutti la conoscono e, anzi, molti la disconoscono. Di che si tratta?… io sto davvero male. ?
La Sensibilità Chimica Multipla (MCS o Multiple Chemical Sensitivity) è una patologia certamente grave che, per quanto non immunologica in senso stretto né allergica nel senso classico, molto probabilmente coinvolge, nei suoi meccanismi generatori, il sistema immunitario in stretta interconnessione con i sistemi endocrino e nervoso, tutti e tre governati dal centro ipotalamico del cervello.
Si tratta di una condizione cronica, accentuata in modo particolare dall’esposizione anche minima a sostanze tossiche e allergizzanti.
È una malattia molto severa nella sua evoluzione in quanto può comportare un’invalidità totale, a sua volta in grado di condurre all’isolamento fisico e alla menomazione sociale.
I dati epidemiologici disponibili stimano, negli Stati Uniti e in Europa, un’incidenza della patologia oscillante fra il 3 e il 10% della popolazione generale. In Italia, in mancanza di dati certi, si ipotizza un 2-5% di popolazione suscettibile a sensibilizzazione da composti chimici, con netta prevalenza nel sesso femminile (incidenza del 70 – 80%).
Si conoscono le cause della Sensibilità Chimica Multipla?
Scarse sono ancora oggi le conoscenze relative ai meccanismi generatori di MCS. Tra di essi è stata annoverata una possibile condizione di ipersensibilità del sistema nervoso centrale, ovvero una disfunzione immunologica o anche una ridotta o assente capacità del fegato di detossificare sostanze in grado di produrre nell’organismo danni tossici. Forse anche per la persistente incombenza di questi dubbi non ancora chiariti, nella Comunità scientifica c’è chi non accetta la Sensibilità Chimica Multipla come un vero disturbo medico e c’è chi, anche in ambito assistenziale, non ne riconosce la diagnosi clinica. In particolare, alcuni medici sono scettici sul fatto che livelli di esposizione estremamente bassi ed in genere assolutamente tollerati possano scatenare sintomi drammatici in pochissimi individui.
Quali sono i segni generali attraverso i quali una MCS può essere riconosciuta?
I criteri di riconoscimento della Sensibilità Chimica Multipla rispondono, in linea di massima e partendo da un documento di consenso redatto nel 1999, alle seguenti caratteristiche:
- si tratta di una condizione cronica;
- i sintomi coinvolgono più sistemi e organi del corpo;
- le risposte avvengono per esposizione a sostanze chimiche anche non correlate fra loro;
- la comparsa dei disturbi avviene per livelli molto bassi di esposizione;
- la sintomatologia può migliorare o del tutto regredire nel caso in cui queste sostanze vengano rimosse. Ma questi esiti non sono più riscontrabili negli stadi avanzato della malattia, nei quali l’infiammazione cronica ha ormai prodotto danni d’organo irreversibili.
Dal punto di vista clinico, quali sono i i sintomi più caratteristici della MCS?
Tra i sintomi più comuni di questa patologia complessa vanno certamente menzionati:
- difficoltà respiratoria con affanno, dolori al torace, talvolta asma;
- irritazioni cutanee, dermatiti da contatto, arrossamenti con eritemi e talvolta pomfi come in un’orticaria;
- “annebbiamento mentale” (amnesia a breve termine, disfunzioni cognitive);
- turbe acute ed improvvise della personalità (attacchi di panico, fobie, aggressività immotivata);
- disturbi della digestione con nausea, emicrania, bruciori di stomaco, vomito, diarrea;
- multiple intolleranze a cibi, più o meno clinicamente identificabili (ad esempio intolleranza al lattosio; ipersensibilità al glutine);
- dolori articolari e muscolari ubiquitari e migranti, talvolta invalidanti;
- senso di affaticamento e torpore, vertigine e capogiro, ipersensibilità olfattiva;
- malessere generale indotto dall’esposizione accidentale ad essenze e fragranze vegetali (terpeni).
È vero che nella MCS ci sono anche complicanze psichiatriche?
Tutti i sintomi descritti nella Sensibilità Chimica Multipla, accompagnandosi spesso ad ansia, depressione, stati anormali di sovraeccitazione, rafforzano l’ipotesi che l’MCS possa avere un’origine psicosomatica. D’altro canto, in questi casi non è facile stabilire con ragionevole certezza se le principali manifestazioni sintomatologiche della MCS siano causa o, non invece, effetto dei disturbi psicologici.
In realtà, da tempo si dibatte se la MCS sia una patologia psichiatrica oppure una patologia organica. E una parte dei clinici, unitamente a diverse organizzazioni scientifiche, insiste sul concetto che la sindrome sia di origine psicologica.
Per contro, c’è chi, in ambito scientifico e sanitario, concorda invece sul fatto che la MCS sia un disturbo medico organico, scatenato dall’esposizione a composti chimici presenti nell’ambiente, spesso avviato da una elevata esposizione di breve durata (es: “rottura di” o “travasi da” grandi recipienti) o da modeste esposizioni di maggiore durata (stazionamento in uffici insalubri e mal ventilati). Una volta instaurata la MCS, sarebbero sufficienti le concentrazioni infinitesimali di sostanze chimiche provenienti da fonti espositive abituali e solitamente innocue (cosmetici, saponi, inchiostri dei giornali…) per scatenare la fenomenologia reattiva.
Il coinvolgimento della sfera emotiva e psicologica dei pazienti (depressione e stati ansiosi), comprensibile se non altro in ragione della severa progressione della malattia, non esclude, tuttavia, la correlazione, verosimilmente preponderante, della “componente fisica”.
Un aspetto ulteriormente rilevante e clinicamente debilitante della MCS è insito nella sua implicita capacità di aggravare gli effetti di altre eventuali malattie delle quali il paziente può già soffrire di suo (allergie, asma, intolleranze alimentari…), ciò che di fatto rende automaticamente più complesso l’inquadramento diagnostico del caso clinico ed i conseguenti protocolli terapeutici.
Qual è l’ambiente ideale per chi soffre di questa malattia?
L’accorta selezione degli ambienti di residenza ordinaria (domestica o lavorativa) è, certamente, tra i principali provvedimenti contemplati per la possibile stabilizzazione dei pazienti con MCS; è l’azione primaria da attuare proprio per garantire al paziente l’adozione di misure preventive il più possibile personalizzate. È questo l’elemento cardine che può contribuire a rendere compatibili con i livelli estremi di sensibilità di questi soggetti, gli ambienti da loro più assiduamente frequentati, evitando escursioni incontrollate – e per questo potenzialmente nocive – in contesti sia esterni che interni non adeguatamente impostati su opportuni parametri di salubrità. D’altro canto, una ridotta esposizione a prodotti tossici, in pazienti che abbiano sviluppato l’intolleranza chimica, è un fattore importante per loro salute a lungo termine.
Esistono misure cautelative per realizzare un’adeguata azione di prevenzione?
La MCS può risultare da una singola esposizione massiccia a una o più sostanze tossiche, ovvero da esposizioni ripetute a bassi livelli di quelle stesse sostanze. C’è chi, tra i pazienti con MCS, contrae la malattia in seguito ad incidenti conseguenti allo sversamento di cospicue quantità di sostanze chimiche, per esempio, sul posto di lavoro o, magari, dopo essere stato direttamente esposto a pratiche di irrorazione con insetticidi. C’è chi, invece, tende a sviluppare la malattia in ragione del prolungato stazionamento professionale o abitativo in ambienti insalubri. E, ancora più recentemente, emerge la possibilità, tutt’altro che remota, che a determinare la comparsa e la progressione della patologia sia una importante preponderanza della componente fermentativa del microbiota intestinale. Conoscere queste dinamiche può risultare utile ai fini di una profilassi potenzialmente efficace.
Quali sono le categorie di persone che corrono più rischi di contrarre la MCS?
Tendenzialmente più a rischio per Sensibilità Chimica Multipla sono certamente:
- i lavoratori dell’industria;
- gli impiegati di ufficio e gli operatori dell’assistenza sanitaria costretti ad operare, per ragioni connesse alle loro attività lavorative, in edifici poco o affatto ventilati;
- le vittime di incidenti chimici;
- le persone che vivono vicino a luoghi inquinati da scorie tossiche;
- le persone che abitano in luoghi nei quali l’aria o l’acqua risultano essere in qualche modo contaminate;
- gli individui in qualche modo esposti al contatto con sostanze chimiche diverse, attraverso prodotti di consumo, cibo, medicinali;
- i veterani della guerra del Golfo.
Esistono possibilità di “presa in carico” e di cura per i pazienti affetti da MCS?
La MCS richiede certamente l’interazione diretta e sinergica di competenze diversificate. È forse la patologia che, più di ogni altra, necessita di un approccio interdisciplinare. Con l’Immunologo dovrebbero, infatti, interagire il Farmacologo, il Medico del lavoro, il Neurologo, l’Endocrinologo, il Biologo molecolare, il Chimico, lo Psichiatra oltre che, naturalmente, il Medico di famiglia, l’Assistente Sociale e, soprattutto, i parenti e gli amici nell’intento di avviare il paziente a pratiche diagnostiche e terapeutiche più congrue, mirate e competenti.
La scarsa conoscenza dei meccanismi patogenetici della malattia certamente non giustifica l’acquisita consuetudine a considerare aprioristicamente eccessiva, se non esasperante, la dipendenza da mascherine, filtri o altri dispositivi che, più o meno direttamente, concorrono a “marcare” e marginalizzare i pazienti affetti da MCS.
La terapia farmacologica è certamente in grado di fornire princìpi attivi compositi e diversificati anche in relazione alle molteplici ipotesi patogenetiche che sulla MCS sono state fin qui postulate. Tuttavia, le ricorrenti intolleranze a medicamenti diversi di cui questi pazienti soffrono, potrebbero limitare la prescrizione dei farmaci ed il loro conseguente impiego, correlandone scelte e dosi ad eventuali informazioni di farmacogentica auspicabilmente assunte da personale medico competente nella fase preliminare dell’inquadramento clinico.
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