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Allergie, microbiota prima difesa

Allergie, microbiota prima difesa

Allergie, microbiota prima difesa

Quanto è corretto suggerire agli allergici, oramai prossimi alla stagione per loro più critica, di “rinforzare le difese immunitarie” in modo da reggere l’impatto degli antigeni pollinici? E quanto è corretto che gli allergici accolgano quest’invito (purtroppo) tutt’altro che infrequente? Proviamo a ragionare solo un momento.

È noto che l’allergia altro non è se non un’alterata risposta del sistema immunitario che si manifesta con reazioni esagerate verso sostanze che abitualmente nel soggetto normale sono innocue. I meccanismi scatenanti sono molteplici e nascono da un’interazione tra il sistema immunitario e fattori ambientali variamente combinati.

Gli antigeni, cioè gli agenti responsabili delle reazioni allergiche (detti anche allergèni), sono costituiti da sostanze presenti nei peli di animali, nella polvere di casa, nelle muffe, nel veleno di insetti pungitori come l’ape, la vespa o il calabrone, in diversi alimenti e nei pollini di diverse piante dispersi nell’atmosfera soprattutto in particolari periodi dell’anno.

Proprio perché conseguenti ad un’esagerata reattività del sistema immunitario, di tutte queste reazioni potrebbero aver bisogno per essere prevenute e neutralizzate, meno che di prodotti finalizzati a “rinforzare” un sistema immunitario già di suo iper-reattivo. Come dire che sarà sempre bene non confondere l’allergico con l’immuno-depresso, cioè con colui che, mancando di un adeguato sistema di difesa, ha bisogno – lui sì – di “rinforzarlo” con il supporto di apposite terapie “immuno-stimolanti”.

Dunque, evitiamo, di continuare a professare le convinzioni della “comare” e, soprattutto, a perpetrare danni del tutto evitabili agendo impropriamente su un sistema immunitario che, più che di essere aiutato a reagire più violentemente, avrebbe bisogno di essere opportunamente “modulato”. Ed è proprio qui che, nella storia naturale della malattia allergica, può credibilmente inserirsi la grande risorsa di un microbiota intestinale sano capace – com’è oramai arcinoto – di interagire positivamente con l’immunità dell’ospite attenuando l’intensità delle reazioni allergiche.

D’altro canto, un microbiota alterato nella sua composizione qualitativa e quantitativa potrà promuovere e sostenere nel soggetto allergico le anomalie funzionali del sistema immunitario associate alle più severe manifestazioni delle allergopatie. Addirittura, secondo alcuni studi recenti, la predisposizione alle disfunzioni del sistema immunitario, tra cui le allergie, partirebbe ancor prima della nascita per effetto di profonde interazioni tra feto e microbiota materno, con un ruolo di primo piano giocato soprattutto da batteri come Lactobacillus, Micrococcus e Staphylococcus.

In relazione alle allergie, da una ricca serie di studi sperimentali che sull’argomento sono già stati condotti, emerge la promettente potenzialità di alcuni batteri probiotici, come ad esempio lo Pseudomonas ceramidase e il Lactobacillus johnsonii, di agire efficacemente nel trattamento, rispettivamente, della dermatite atopica e dell’asma, patologia quest’ultima nelle cui forme più severe è stata riscontrata una prevalenza di microrganismi appartenenti alla famiglia dei Proteobatteri.

La correlazione tra i batteri componenti il microbiota, produttori di una complessa batteria di metaboliti, e le cellule del sistema immunitario, sembra dunque in grado di determinare la suscettibilità alle allergopatie tanto respiratorie quanto cutanee. Si tratta ora di saper sapientemente applicare alla pratica clinica queste evidenze non più trascurabili.

 

UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).

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