15 Mar Allergia al nichel: sfatiamo i falsi miti (Parte 2)
Allergia al nichel: come diagnosticarla, cosa evitare, come mangiare, come curarla?
Le buone prassi per contrastare con efficacia una patologia allergica sempre più diffusa, nella seconda parte del nostro “speciale” dedicato a questo argomento
Qualche tempo fa, nemmeno poi così tanto, ci era quasi del tutto indifferente. Oggi, invece, il nichel è, per l’uomo, uno degli indiziati più subdoli in diversi problemi di salute, arrivando a nuocere a circa il 10% della popolazione. Non solo Nichel, certo, anche Mercurio, Cobalto, Cromo, Cadmio. Tutti i metalli, entrando in contatto con il corpo, possono provocare danni più o meno visibili.
A causarne la propagazione contribuiscono molto le industrie, le auto, in buona sostanza tutte le fonti inquinanti che immettono nell’aria che respiriamo e si depositano nei terreni nei quali vengono coltivati i cibi, sostanze dannose per l’uomo. I sintomi sono alle volte visibili, altre subdoli. A livello cutaneo l’allergia al nichel si presenta con eritemi, eruzioni eczematose, pomfi e vescicole in tutto il corpo. Altri sintomi, invece, riguardano l’apparato gastrointestinale (gonfiore e dolori addominali, stipsi o diarrea, disturbi digestivi); si potranno avvertire, inoltre, stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari quasi fosse una fibromialgia, mal di testa, febbricola.
Nei casi più complessi si parla di SNAS, Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel.
Convivere con questa allergia, inizialmente, è molto complicato. Occorre prestare attenzione ai detergenti utilizzati, sia per il corpo che per la casa, al make-up, alle stoviglie, agli indumenti e al cibo. Questo ultimo aspetto è particolarmente complicato da gestire, perché la gamma di alimenti poveri di nichel è ridotta al punto da indurre chi è allergico ad abituarsi ad una alimentazione diversa e apparentemente meno varia. Questo non significa perdere il gusto della buona tavola, ma imparare ad adattare le ricette agli alimenti consentiti.
È bene ricordare che l’allergia al nichel segue percorsi diversi da quelli dell’allergia ai pollini o agli acari della polvere, manifestando solitamente i propri effetti con azione immunologica ritardata anche di molte ore rispetto al contatto fisico o alimentare con il metallo allergizzante, ciò che può giustificare una reazione prodotta da un qualche alimento che magari, in un primo momento, si pensava di aver ben tollerato. È questa la ragione per la quale un cioccolatino ingerito oggi potrà sortire i suoi effetti, talvolta anche particolarmente duri, nei giorni successivi. Ciò deve indurre il paziente a seguire sempre scrupolosamente la dieta e lo stile di vita nichel free così da preservare il suo organismo da reazioni successive.
Al fine di contingentare l’incidenza dell’allergia al nichel, la Commissione Regolatoria del Parlamento Europeo ha stabilito che il quantitativo di nichel negli oggetti di uso comune che vengono a contatto con la cute deve essere tale da produrre un rilascio di metallo che sia <0,2 μg/cm2/settimana per ciò che concerne orecchini e altri gioielli per il body piercing, e non superiore a 0,5 μg/cm2/settimana per tutti gli altri articoli.
Cosa evitare in caso di allergia al nichel
Tutti gli oggetti contenenti parti metalliche laddove non espressamente indicato “nichel tested”: monete, collane, orologi, anelli, orecchini, piercing, cinture, fibbie, bottoni, parti metalliche di occhiali, scarpe, pentole, chiavi, ecc, gli indumenti di colore nero e, come detto, alcuni alimenti. Da evitare cacao, cioccolato, mais, avena, grano saraceno, cereali integrali, frutta secca, tè, bevande in barattolo, aringhe affumicate, cozze, ostriche, crostacei, gran parte della frutta tranne gli agrumi, le banane e le mele; soia, legumi, pomodori, lattuga, cipolle, asparagi, spinaci, funghi, cibi in scatola, margarina.
Come diagnosticare l’allergia al nichel
L’accertamento della allergia sistemica al nichel si articola attraverso una serie di passaggi diagnostici sequenziali che prevedono, anzitutto, l’esecuzione di un patch-test (applicazione di apparato testante costituito da un supporto adesivo sul quale viene posizionato il solfato di nichel, da rimuovere 48-72 ore dopo la sua applicazione). A seguito della riscontrata sensibilizzazione allergica cutanea al nichel, il paziente, dopo avere condotto per un tempo congruo una dieta restrittiva a basso contenuto di nichel, in ambiente protetto e a cura di personale esperto viene sottoposto a TSO (Test di Stimolazione Orale), praticato in doppio cieco vs placebo, utilizzando dosi crescenti del metallo.
Come curare l’allergia al nichel
In favore dei pazienti con SNAS, opportunamente e correttamente diagnosticati, potrà e dovrà essere impostato un trattamento personalizzato che dovrà soprattutto fondarsi su una competente gestione delle problematiche nutrizionali, spesso difficili da gestire in assenza di indicazioni minuziose e “a misura di paziente”.
UNA RUBRICA DI:
Mauro Minelli – docente di “Scienze tecniche dietetiche applicate” presso Università LUM “Giuseppe Degennaro” e coordinatore responsabile della sezione “Italia Meridionale” della Fondazione Italiana Medicina Personalizzata (FMP).